
Un giornalista ucraino indossa una mascherina con la scritta “No alla guerra in Ucraina” prima delle Paralimpiadi invernali 2022 a Pechino, Cina, mercoledì 2 marzo 2022. (Foto AP/Andy Wong)
In questi tristi giorni in cui il Pianeta trattiene il fiato per i venti di guerra che soffiano sull’Ucraina, il mondo dello sport cerca di lanciare un piccolo ma significativo messaggio di speranza. Lo fa attraverso una manifestazione, le Paralimpiadi invernali, che vedrà impegnati giovani, e meno giovani, cresciuti con la loro disabilità, o che hanno dovuto imparare ad affrontarla in seguito a incidenti o malattie. Uomini, e donne, per i quali lo sport non rappresenta solo un’occasione per “reagire”, o uno strumento “terapeutico”, quanto piuttosto una vera e propria sfida agonistica.
Li vedremo in gara divisi nelle cosiddette “classificazioni funzionali”, in base alle differenti patologie, ai gradi di disabilità, o alle specifiche funzionalità fisiche di ciascuno, per permettere a tutti loro di battersi con avversari il più possibile di pari livello. Li vedremo in gara per sfidare soprattutto se stessi, per provare a battere primati, per sfidare altre donne e altri uomini, proprio come hanno fatto qualche settimana fa i loro colleghi “normodotati” durante le Olimpiadi. Perché, proprio come loro, questi sportivi arrivano all’appuntamento dopo anni di durissimi allenamenti e sacrifici, pari a quelli di ogni altro atleta olimpico. Stesso sacrificio, stesso impegno, stessa passione.
Tra di loro anche 32 azzurri (atleti guida compresi), di cui ben 15 esordenti ai Giochi, che gareggeranno in quattro diverse discipline: sci alpino, sci nordico, snowboard e para ice hockey (saremo assenti invece nel biathlon e nel curling in carrozzina). L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di provare a migliorare il bilancio delle Paralimpiadi disputate quattro anni fa a Pyeongchang, in Corea del Sud, quando la rappresentativa italiana tornò a casa con un bottino di 5 medaglie (2 ori, 2 argenti, 1 bronzo). «Ma l’obiettivo più grande – come affermato dal Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli – resta anche in questa occasione accendere nel cuore degli italiani la passione per questo movimento (quello Paralimpico, appunto) che, negli anni, ha saputo conquistare attenzione, dignità e considerazione».

Una partecipante sostiene la torcia durante la cerimonia di accensione della fiamma delle Paralimpiadi invernali 2022 al Tempio del Cielo a Pechino, mercoledì 2 marzo 2022. (Foto AP/Ng Han Guan)
Tra i nostri rappresentanti non mancano coloro che hanno le carte in regola per ben figurare, soprattutto nello sci alpino. Tra questi, il più atteso è probabilmente Giacomo Bertagnolli, ventitreenne trentino (è nato a Cavalese), che nel 2018 vinse quattro delle cinque medaglie conquistate dall’Italia. Giacomo, che per la cerimonia di apertura di questa Paralimpiade è stato designato anche come portabandiera del nostro Paese, è ipovedente dalla nascita, ma nonostante questo ha iniziato a sciare sin da quando aveva solo tre anni. «È fantastico sentire la velocità e l’aria che ti arriva addosso, soprattutto per chi, come me, ha problemi di vista». In Cina lo vedremo in gara, con grandi ambizioni, in discesa libera, slalom, gigante, superg e supercombinata, coadiuvato dalla guida Andrea Ravelli.
Sempre nello sci alpino, proveranno a conquistare una medaglia, o comunque un piazzamento di prestigio, anche altri azzurri. Ci proverà Davide Bendotti, cui un incidente motociclistico occorsogli nel 2011 ha causato l’amputazione della gamba sinistra («Lo sport mi ha permesso di rinascere dopo le difficoltà che ho dovuto affrontare nella vita»), così come ci proverà Renè De Silvestro, due medaglie quest’anno nei mondiali disputati a Lillehammer, la cui caduta in allenamento con conseguente lesione midollare, avvenuta nel 2013 prima di una gara, non è riuscita a togliergli di dosso l’amore per questo sport che pratica da quando aveva sei anni. E non finisce qui, perché la nostra squadra di sci schiererà al via altri tre atleti.
Si tratta di Chiara Mazzel, ipovedente che in gara avrà come guida Fabrizio Casal e che, proprio nel momento in cui ha capito di poter diventare una sciatrice di livello internazionale, è riuscita ad accettare la propria “disabilità” (un glaucoma diagnosticatole all’età di diciotto anni le toglie quasi completamente la vista); si tratta di Federico Pelizzari, il cui scoppio di un petardo quando aveva dodici anni gli ha tolto tre dita della mano destra ma non la voglia di continuare a sciare; e, infine, si tratta di Martina Vozza, ipovedente che quando scia vede solo delle ombre, e che con i suoi diciotto anni ancora da compiere sarà l’atleta più giovane dell’intera spedizione azzurra a Pechino (la vedremo in gara insieme alla guida Ylenia Sabidussi).
Alle Paralimpiadi, così come alle Olimpiadi, il sogno di tutti i partecipanti è quello di salire sul podio, lo stesso sogno che, sportivamente parlando, “tormenta” da quattro anni il toscano Jacopo Luchini. Jacopo, nato senza la mano sinistra a causa di un’aplasia, a Pechino proverà a riscattare l’amarezza di due “medaglie di legno” ottenute in Corea del Sud nel 2018. Due quarti posti, che ancora bruciano. Parliamo di un ragazzo che ha davvero lo sport nel sangue: dopo aver praticato nuoto, arti marziali e calcio, si è appassionato di snowboard (la disciplina in cui lo vedremo in gara in questi giorni insieme a Riccardo Cardani e Mirko Moro), ma allo stesso tempo ama praticare anche il surf e lo skateboard, discipline da lui sperimentate durante un’esperienza di lavoro in Spagna durata un paio d’anni.
Nello sci di fondo, invece, il nostro atleta di punta per questi Giochi sarà Giuseppe Romele, trentenne dal sorriso contagioso, che in Cina gareggerà in carrozzina in quanto nato con un’ipoplasia femorale bilaterale (gli altri italiani impegnati in questo sport saranno Michele Biglione e Cristian Toninelli). Infine, l’Italia sarà presente in Cina anche con la nazionale del para ice hockey. Alessandro Andreoni, Gabriele Araudo, Bruno Balossetti, Cristoph De Paoli, Alex Enederle, Stephan Kafmann, Julian Kasslatter, Gabriele Lanza, Nils Larch, Andrea Macrì, Roberto Radice, Matteo Remotti Marnini, Gianluigi Rosa, Santino Stillitano, Francesco Torella, Gian Luca Cavaliere e Stefan Kerschbaumer si batteranno per cercare di agguantare il terzo gradino del podio (per le prime due posizioni Stati Uniti e Canada sembrano realisticamente fuori portata).

Il tedoforo He Zihao al Tempio del Cielo dopo la cerimonia di accensione della fiamma delle Paralimpiadi invernali 2022 a Pechino, mercoledì 2 marzo 2022. (Foto AP/Ng Han Guan)
Insomma, ormai ci siamo. L’appuntamento è fissato con la Cerimonia d’apertura che andrà in scena venerdì 4 marzo alle ore 13 italiane nello Stadio Nazionale di Pechino (più noto come Bird’s Nest – Nido d’uccello). Poi, fino al 13 marzo, grazie anche alla copertura televisiva della Rai (ogni giorno diretta dalle 02.00 alle 08.30 su Rai 2, e a seguire su Rai Sport fino alle 15.00), avremo l’occasione di assistere ad un evento sportivo che negli ultimi anni ha fatto grandissimi passi avanti. Con il tempo, infatti, il clima di “solidarietà” che aveva caratterizzato inizialmente questa manifestazione, e che poco ha a che vedere con il vero senso dello sport, ha lasciato spazio ad un sempre più elevato livello tecnico e organizzativo.
Una copertura televisiva dell’evento sempre più sviluppata ha permesso a chi nel recente passato ha seguito le gare Paralimpiche, come avvenuto ad esempio per quelle della scorsa estate a Tokyo, di apprendere sempre qualcosa di più del gesto tecnico di questi atleti. Così, avvicinandosi e conoscendo meglio le varie disabilità e le diverse difficoltà che incontrano i vari atleti per gareggiare, alla fine si riesce a guardare oltre le rispettive problematiche “esterne”, si riesce ad andare al di là di dello stupore iniziale derivato dal fatto di vedere gareggiare un atleta cieco o ipovedente, senza una gamba o senza le braccia, para o tetraplegico. Ci si lascia pienamente coinvolgere dal clima della competizione, e diventa “normale” ritrovarsi a fare il tifo per i propri atleti.
Ragazzi che, pur avendo fatto del dolore il loro linguaggio quotidiano, non vogliono mettere un freno alla loro passione per lo sport. Ragazzi ricchi di talento e di coraggio, di quel coraggio tipico solo di chi combatte giorno dopo giorno per superare i propri limiti.