«Dio è vicino, a portata di mano. Non viene con la potenza di chi vuole essere temuto, ma con la fragilità di chi chiede di essere amato; non giudica dall’alto di un trono, ma ci guarda dal basso come fratello, anzi, come figlio. […] È il Dio-bambino che nasce per non escludere nessuno. Per farci diventare tutti fratelli e sorelle». Con queste parole, pronunciate all’Angelus del 1° gennaio, papa Francesco inizia il nuovo anno. Nella sua agenda sono in programma alcuni importanti appuntamenti, resi noti dall’Ufficio delle Celebrazioni pontificie, che ancora una volta mettono in luce le caratteristiche principali del suo pontificato: la preghiera, l’ecumenismo e la fratellanza tra i popoli.
Il 23 gennaio, nella Basilica di S. Pietro, il papa presiederà la S. Messa alle 9.30 in occasione della Domenica della Parola di Dio, da lui stesso istituita nel 2019 con il Motu proprio Aperuit illis. Una domenica interamente «dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio», si legge nel motu proprio. Un appuntamento annuale che ha una precisa collocazione temporale: «Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida».
Due giorni dopo, infatti, martedì 25 gennaio, Solennità della Conversione di San Paolo, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il papa concluderà con i Secondi Vespri la 55.ma la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. È il primo momento ecumenico dell’anno, il cui tema è ispirato al Vangelo di Matteo: «In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo» (Mt 2,2). Si punta l’attenzione sul cammino dei Magi i quali, dopo avere incontrato e adorato il Salvatore, fanno ritorno nei loro paesi per un’altra strada. Da qui l’auspicio che la comunione vissuta nella preghiera ispiri ciascuno a fare ritorno alla propria vita e alla società in cui vive attraverso strade nuove e che la strada nuova per le chiese sia la via dell’unità.
Il 2 febbraio, nella Festa della Presentazione del Signore, papa Francesco presiederà la S. Messa nella Basilica di San Pietro in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata, alla presenza dei membri della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e di consacrati e consacrate appartenenti alle diverse forme di vita consacrata. Una giornata di preghiera e di ringraziamento al Signore per il dono di tanti consacrati e consacrate che, in terre di missione o nella ferialità del quotidiano, si prendono cura delle persone più vulnerabili testimoniando, così, la presenza di Dio nel mondo.
Infine, domenica 27 febbraio, il papa raggiungerà Firenze per concludere l’Incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, ispirato alla figura di Giorgio La Pira, di cui è in corso la causa di beatificazione. Il papa atterrerà nello stadio di atletica Luigi Ridolfi alle 8.00 in forma privata per recarsi, poi, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, sede del municipio, dove incontrerà i vescovi e i sindaci. Alle 9.30, nella Sala D’Arme, è previsto l’incontro con alcune famiglie di profughi e rifugiati. Alle 10.30 il papa si sposterà nella Basilica di Santa Croce per la celebrazione della S. Messa e al termine, sul sagrato della Basilica, reciterà la preghiera dell’Angelus, prima di ripartire. Si tratta di un appuntamento importante, in continuità con l’incontro con i vescovi del Mediterraneo che ha avuto luogo a Bari nel 2020: tra le sfide che la società è chiamata oggi ad affrontare, una delle più importanti è l’impegno a superare le barriere che segnano il Mediterraneo e a tessere relazioni fraterne per promuovere il processo d’integrazione affinché le sponde del Mediterraneo possano a essere segno di unità e non di divisione.