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Rider e driver verso la stabilizzazione

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

Una proposta legislativa dell’Unione Europea potrebbe portare all’assunzione di milioni di rider, i ciclofattorini che consegnano pasti e altri prodotti a domicilio.

AP Photo/Luca Bruno

La Commissione europea propone un pacchetto di regole che stabiliscono cinque criteri per determinare se i rider e driver (i ciclofattorini e altri operatori delle consegne, che tanto sono cresciuti in numero durante la pandemia) debbano essere considerati a tutti gli effetti dipendenti delle piattaforme online di delivery per le quali lavorano. Questi lavoratori potrebbero essere classificati come dipendenti se le piattaforme online determinano la loro retribuzione, stabiliscono standard di condotta e di aspetto, supervisionano l’esecuzione del lavoro tramite mezzi elettronici, limitano la loro capacità di scegliere l’orario o le mansioni lavorative e impediscono loro di lavorare per terzi. Una piattaforma sarebbe considerata un datore di lavoro allorché soddisfi due dei criteri.

Queste regole rappresenterebbero un passo importante verso il riconoscimento in tutta l’Unione europea (UE) di diritti fondamentali dei lavoratori del settore, mentre secondo i gestori delle piattaforme potrebbero significare la fine della cosiddetta gig economy, quel modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo. Attualmente, gli Stati membri dell’UE considerano in modo non uniforme tali lavoratori: alcuni Stati membri sono andati verso il riconoscimento di prestazioni lavorative stabili e continuative, con le relative tutele giuridiche e assistenziali. Al contrario, le grandi piattaforme di delivery tendono a considerare questi lavoratori come autonomi, chiaramente per abbattere i costi di gestione e le tutele.

Le regole imporranno alle piattaforme anche di fornire ai dipendenti le modalità di come vengono utilizzati i rispettivi algoritmi per monitorarli e valutarli, nonché l’assegnazione dei compiti e l’impostazione delle tariffe. I lavoratori potranno anche chiedere un risarcimento per eventuali violazioni di tali regole. Gli investitori temono, da sempre, che il modello di business che caratterizza le piattaforme delle consegne non sia più profittevole se esse dovessero assumere direttamente rider e driver.

La proposta arriva mentre i Paesi e i tribunali di tutta Europa cercano di affrontare le carenze della gig economy, come detto, in modo differente, tra vuoti legislativi da colmare e giudici che nella maggior parte dei casi sostengono i diritti dei lavoratori. Nell’UE, si stima che circa 15 aziende potrebbero essere interessate dalle regole, coinvolgendo tra 1,7 e 4,1 milioni di lavoratori.

I benefici dello status di lavoratori dipendenti per rider e driver si estenderebbero anche agli Stati membri dell’UE che, secondo stime e indiscrezioni, potrebbero vedere un aumento di contributi fiscali dai dipendenti riclassificati compreso tra 1,6 miliardi e 4 miliardi di euro all’anno. Le nuove regole dovranno essere discusse con gli Stati membri, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE prima che possano essere adottate definitivamente, si auspica entro il 2025.

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