È possibile che dopo una grave perdita tu sia diventato più irritabile e scontroso? Ti capita di sentirti facilmente rancoroso senza riuscire a spiegarti la motivazione? Le tue giornate trascorrono nella malinconia di un passato che non torna?
Un lutto può essere reale o simbolico, che sia la morte di una persona cara, un licenziamento, una separazione da un fidanzato, un divorzio, un progetto fallito, un sogno mai realizzato; è pur sempre una perdita. Lasciare andare non è facile. Potrebbe essere che accettare ciò che è capitato comporti riprendere in mano la vita e andare avanti. Questo forse non sembra possibile poichè equivarrebbe a cancellare la memoria di chi ci ha amato, oppure, lasciare andare qualcosa di molto importante.
La morte fa così paura che a volte sembra essere diventata il tabù della modernità, la si ripone in un angolino della coscienza, almeno finché non bussa un pò più da vicino.
Edorado Giusti e Luana Croce nel loro libro Con-tatto con l’assoluto affermano che: “La morte è un’esperienza unica e irripetibile nel suo aspetto di ‘separazione ultima e definitiva’, ma proprio come separazione essa è un’esperienza già nota ad ogni individuo poiché, più volte, nel corso della vita, ogni singolo individuo si separa da qualcosa e da qualcuno. La melanconia, la tristezza, il vuoto che si prova alla conclusione di un qualsiasi impegno che aveva occupato parte la nostra vita è esperienza di tutti.”
Il lutto è complesso. La psichiatra Elisabeth Kübler Ross ha studiato e descritto cinque fasi che lo caratterizzano. In alcuni casi si può rimanere incastrati in uno di questi momenti, se invece avviene l’attraversamento di tutte le fasi fino all’accettazione, allora, si sarà elaborato il lutto.
La prima fase è la “negazione”. La realtà può essere intollerabile a tal punto che si è costretti a negarla. Il rifiuto è la prima risposta alle perdite. “Non è possibile!” È una difesa che ci protegge da un dolore molto forte.
Nella seconda fase avviene una sorte di “patteggiamento”. Si percepisce la mancanza di chi non c’è più come se fosse solo momentanea, si ha la convinzione (più o meno consapevole) che solo quando lo si riavrà indietro si potrà riavere pace.
Il patteggiamento è sorretto dall’illogica speranza che sia possibile far rivivere il passato, rappresenta comunque un passo in avanti nell’elaborazione del lutto perché è una condizione che non presuppone la negazione della perdita.
Poi arriva la rabbia, che assale, a causa dell’ingiustizia e dell’insensatezza dell’accaduto. Perché a te? Nel lutto, la rabbia emerge dopo che fallisce ogni tentativo di patteggiamento,
il tempo passa e le speranze si rivelano illusorie. La casa continua a restare vuota, chi se n’è andato non tornerà, quel progetto è fallito o un lavoro perduto.
L’ira si abbatte su chi se ne è andato (“Come hai potuto?”), oppure su se stessi, per le mancanze, per il tempo non dedicato all’oggetto d’amore, per quella parola non detta, per quell’atto mancato. Oppure, la rabbia si dirigere verso il destino o su Dio per aver permesso che ciò accadesse.
La rabbia è comunque un passo in avanti verso l’elaborazione del lutto, è il segno che si va verso la comprensione della realtà.
A questo si può alternare o susseguire la fase depressiva. Quando non si può più negare la perdita, cadono le speranze di porvi rimedio, e non si ha più forza sufficiente per mantenere viva la rabbia, si accede alla condizione di “depressione”. L’umore è deflesso, la tristezza e il vuoto prendono il sopravvento. La sensazione di impotenza si fa spazio, il futuro appare privo di significato, il passato sembra essere lì apposta per ricordare la perdita. È una fase di certo non desiderabile e che paradossalmente, può rappresentare la via d’uscita dal lutto. Dopo la notte c’è una nuova alba, così arriva la fase dell’accettazione! Il passato ha un peso più tollerabile. Si sente ancora la mancanza di chi non c’è più, si mantengono i ricordi e si possono apprezzare senza sprofondare nella malinconia.
Le persone importanti si portano dentro in un posto sicuro. È allora che il presente e il futuro riprende colore. Si ricomincia a fare qualche progetto e a gustare nuove possibilità. Forse nuovi luoghi da visitare, nuove esperienze da fare e chissà anche nuove persone da conoscere.
L’elaborazione di una perdita non è un percorso in cui si possono fare delle previsioni stabili, dipende da tanti fattori e da ciò che facciamo nel tempo di elaborazione. I blocchi dovuti alle tante forme di lutto, sono la conseguenza della stagnazione in una delle prime quattro fasi descritte in questo modello. Attraversarle si può!