Finora, nel mondo, sono stati somministrati quasi 6 miliardi di vaccini contro il Covid-19, sufficienti per vaccinare completamente il 38% della popolazione mondiale. Ma le dosi non sono state equamente distribuite, lasciando 65 Paesi con meno del 10% di persone completamente vaccinate, mentre Paesi come Singapore e Qatar hanno una copertura del 79% e, Regno Unito e Canada circa il 70%, gli Stati Uniti e la maggior parte dell’Unione Europea intorno al 60%, secondo dati del Bloomberg Covid-19 Vaccine Tracker.
Nelle regioni a basso e medio reddito come quelle dell’Africa occidentale, i tassi di vaccinazione sono estremamente bassi, con molti Stati che hanno un tasso di vaccinazione intorno all’1% di copertura e il più alto, la Mauritania, solo al 10%. La Nigeria, il Paese più popolato dell’Africa, è stata in grado di fornire solo l’1,5% di copertura vaccinale. Questi bassi tassi di vaccinazione non solo tengono le persone a rischio di contagio e rallentano la fine della pandemia di coronavirus Covid-19, ma aumentano la possibilità di varianti del virus di Covid-19 più forti ma anche ulteriori tensioni economiche in quei Paesi che sono già tra i più poveri del mondo.
Per facilitare la distribuzione dei vaccini è nata la Task force internazionale sui vaccini: annunciata il 30 giugno 2021, è un’iniziativa che vede assieme il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Organizzazione mondiale del commercio, che hanno unito le forze per accelerare l’accesso ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica Covid-19 sfruttando soluzioni finanziarie e commerciali multilaterali, in particolare per i Paesi poveri o in via di sviluppo. Tra i partner dell’iniziativa vi sono governi, banche di sviluppo regionale, membri dell’acceleratore Access to COVID-19 Tools (ACT) e della sua struttura Covax, la Task force per l’acquisizione vaccini in Africa, aziende farmaceutiche e altri nel settore privato.
L’obiettivo prefissato, con un appello lanciato ai leader del Paesi del G20, è quello vaccinare almeno il 40% delle persone in ogni Paese entro la fine del 2021 e almeno il 60% entro la metà del 2022. Lo sforzo traccerà, coordinerà e farà avanzare la consegna di vaccini, terapie e diagnostica Covid-19, lavorando con governi e partner a livello globale e locale per affrontare le barriere finanziarie e commerciali per garantire che le popolazioni vulnerabili abbiano accesso a questi strumenti salvavita.
Lo scopo della Task force internazionale sui vaccini è quello di mobilitare finanziamenti, in particolare sovvenzioni e prestiti agevolati, favorire la rimozione di barriere all’esportazione e all’importazione di vaccini, terapie e diagnostica e, infine, sostenere una maggiore produzione di vaccini contro il Covid-19, anche nei Paesi a basso e medio reddito. La Task force internazionale sui vaccini chiede agli Stati più sviluppati di condividere almeno un miliardo di dosi di vaccino con i Paesi in via di sviluppo nel 2021.
Orbene, questi buoni propositi sembrano essere rimasti sulla carta. Per esempio, il programma Covax, concepito all’inizio del 2020, doveva essere un modello per vaccinare contro il Covid-19 gli abitanti del pianeta, a partire da coloro che ne avevano più bisogno. Invece, l’impresa si è scontrata con la realtà, con l’istinto delle nazioni di mettere al primo posto le proprie popolazioni e dalla carenza di capacità produttive di vaccini in tutto il mondo. Ad oggi, comunque, sono circa 6 miliardi le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate, laddove quasi il 40% delle inoculazioni (2,18 miliardi) sono avvenute in Cina, seguita dall’India (826 milioni) e dagli Stati Uniti d’America (386 milioni).
Non a caso, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si è svolto il vertice virtuale per la lotta al Covid-19. Alla sua apertura, Joe Biden, presidente degli Stati uniti d’America, ha invitato le 30 nazioni ad alto reddito ospiti al vertice virtuale per la lotta al Covid-19 a definire degli impegni per la donazione di vaccini, arrivando a proporre una sorta di nuova Alleanza Atlantica contro il Covid-19, da realizzare con una task force congiunta fra Stati Uniti e Unione europea (Ue). Il fulcro della questione è fare sì che i produttori di vaccini condividano i propri brevetti con i Paesi in via di sviluppo, affinché questi possano produrli autonomamente. In realtà la questione si è arenata in seno all’Organizzazione mondiale del commercio, per le resistenze delle case farmaceutiche che pure, alcune, hanno potuto realizzare così rapidamente i vaccini con il Covid-19 grazie a finanziamenti pubblici. Se questo limite non verrà superato, sarà improbabile riuscire a vaccinare almeno il 70% degli abitanti della Terra entro settembre del 2022, con tutti i rischi e le conseguenze del caso.