I movimenti ambientalisti hanno il grande merito di aver portato all’attenzione pubblica mondiale la crisi ecologica causata dall’inquinamento industriale e dallo sfruttamento, senza limiti, delle risorse naturali. Questa coscienza si è sviluppata nei Paesi occidentali, per poi diffondersi successivamente nel resto del mondo, come consapevolezza della fragilità della natura rispetto all’incedere della tecnologia. Le giovani generazioni, sin dagli inizi del Novecento, hanno provato a cambiare la società attraverso il rifiuto delle istituzioni borghesi e la proposta di un nuovo ordine politico e sociale[1]. Ma la sfida di creare un rinnovato e sano rapporto con la natura, ha dovuto sempre confrontarsi con la forza della tecnoscienza, unita al romanticismo ed al nichilismo, che è sempre riuscita a trasformare l’idealità iniziale in ideologia[2].
In questi ultimi anni ci troviamo di fronte a una cristallizzazione del dibattito ambientale, trasformatosi da un possibile fecondo contributo culturale in uno sterile e complesso ragionamento tecnico. Dopo molti decenni di tentativi di cambiare, in questo nostro decennio è necessario dimostrare perché una visione ideologica non può condurci alla custodia della nostra casa comune, la Terra.
La contestazione romantica del Movimento Giovanile Tedesco
La storia di un movimento nato più di 120 anni fa, il Movimento Giovanile Tedesco, può rendere più chiaro come è stata costruita nel tempo l’ideologia ambientalista e come essa ha potuto conquistare la contemporaneità, senza mai condurre fuori dalla crisi.
Nel 1896 un semplice gruppo escursionistico di giovani di una classe di stenografia diede origine ad un movimento con migliaia di aderenti in tutti i paesi di lingua tedesca: i Wandervögel. Nel primo decennio del XX secolo, riuscirono a diffondersi in tutta la Germania ed anche fuori dai confini, attraverso una proposta di vita semplice a contatto con la natura, senza alcun controllo da parte dei genitori[3]. La diffusione sul territorio nazionale avvenne attraverso il loro girovagare festanti, cantando e ballando, nelle piazze dei paesi, invitando altri giovani a partecipare alle loro attività. La fotografia e, successivamente, le prime videoriprese, furono lo strumento che rese questi giovani all’avanguardia nel modo di comunicare il loro rifiuto dell’inquinamento industriale e della città come luogo artificiale.
Il culmine di questo periodo fu l’incontro sul monte Meissner (che si erge nella zona a sud-est di Kassel) nell’ottobre del 1913, dove i diversi gruppi di Wandervögel provenienti da ogni parte della Germania si incontrarono per festeggiare in maniera alternativa il centenario della battaglia delle nazioni di Lipsia (16-19 ottobre 1813). Erano presenti sia ragazzi che ragazze, oltre ad un nutrito gruppo di adulti, alcuni invitati a rivolgere un loro contributo ai giovani. In questo grande incontro, che anticipò eventi successivi come Woodstock, emerse un nuovo spirito che cominciava ad informare il Movimento: la sostituzione dei miti borghesi del successo personale, della corsa al profitto ed al benessere materiale individuale con la realizzazione di un “ritorno alla natura”.
La tragedia della Prima Guerra Mondiale e la ricerca di un nuovo ordine ideologico
Gli ideali giovanili si frantumarono nelle trincee, dove il loro romantico tentativo di cambiare la Germania grazie al coinvolgimento dei commilitoni durante la Grande Guerra, incontrò l’indifferenza dei contadini e degli operai, che erano interessati solo a sopravvivere.
Questa tragedia segnò tutta la storia successiva del movimento del secondo periodo, quello chimato bündisch[4]. Questi giovani, sbandati, maturarono l’idea, una volta tornati sconfitti in patria, che fosse giunta l’ora di trasformare l’ideale romantico in azione politica in grado di costruire il mondo che avevano sognato. Tra comunismo e conservazione, molti abbracciarono la “rivoluzione” conservatrice, che iniziarono combattendo con i Freikorps e continuarono rifiutando la Repubblica di Weimar. Altri gruppi fondarono movimenti naturalistici alternativi, che si legarono ad esperienze esoteriche, come l’antroposofia steineriana e la sua agricoltura biodinamica. Infine nacquero nuovi gruppi giovanili di ispirazione cristiana, tra cui l’originale movimento cattolico dei Quickborn, guidato spiritualmente negli anni Venti da Romano Guardini. Il Movimento, terminò la sua esperienza negli anni Trenta, ad opera del Nazionalsocialismo.
La cultura romantica dell’ambientalismo
Questo breve percorso storico è il frutto di profonde radici culturali che affondano, consciamente o inconsciamente, nella letteratura romantica, ricca di riferimenti ad eroi erranti, in cui il vagabondare è l’essenza della loro vita. Le opere più lette e discusse da questi giovani furono il Werther di Goethe, l’Iperione di Hölderlin ed il Perdigiorno di Eichendorff. In tutti questi autori, la natura assume la funzione di consolatrice dell’uomo moderno che non si adatta ad una realtà progressista, che ha stravolto i vecchi legami sociali, sostituendoli con un produttivismo industriale esasperante.
Goethe, Holderlin e Eichendorff rappresentano la base ideale su cui crebbe la cultura all’interno del Movimento, modellata dalla lettura di Nietzsche, con il suo Così parlò Zarathustra, e delle opere di Hermann Hesse con i suoi Hermann Lauscher, Peter Camenzind, Knulp, Demian.
Zarathustra divenne il profeta di questi giovani, perché rappresentava il fustigatore della società borghese e cristiana, ritenuta responsabile della sottomissione della natura agli interessi umani. L’oltre-uomo, infatti, disprezzava la morale borghese e le sue strutture, come le metropoli, ritenute luoghi di miseria, animate da una vita artificiale utile solamente per il profitto dei mercanti.
Hesse rappresentò con i suoi personaggi, quasi tutti vagabondi per amore della natura, i sentimenti di questi giovani ribelli erranti in una società che non li voleva accettare. Con le sue opere costruì nell’immaginario giovanile un nuovo rapporto mistico con la natura, in grado di aprire ad una nuova religiosità naturale, tracciando una nuova via per discernere il bene dal male, ribaltando i precetti della fede cristiana, ritenuti parte della morale borghese. Questa sua capacità di comunicare con i giovani, ha trasformato Hesse nel ponte culturale fra il Movimento Giovanile Tedesco ed i movimenti giovanili statunitensi degli anni Sessanta e Settanta americani.
La filosofia romantica e nichilista del Movimento Giovanile Tedesco
Il Movimento Giovanile è da considerarsi, per la sua matrice culturale, il frutto della filosofia romantica e del nichilismo[5]. A dimostrazione di questa affermazione, va letto ed interpretato l’invito a parlare all’incontro del 1913 sul monte Meissner del filosofo Ludwig Klages, l’ultimo romantico di Heidelberg, il quale, impossibilitato a partecipare, inviò loro il suo saggio L’uomo e la terra, con il quale affrontò le tematiche fondamentali e pratiche di quella che oggi viene definita la filosofia della crisi ecologica. Le sue idee ambientaliste, originali e anticipatrici per l’epoca, sono state dimenticate dalla ricostruzione storica delle filosofie ambientali, ma non dai verdi tedeschi, che ritengono il suo lavoro uno dei testi fondamentali del loro partito.
Oltre al pensiero di Klages, influenzarono questi giovani le idee di Oswald Spengler, Rudolf Steiner e Romano Guardini.
Spengler, che non ebbe mai legami con il Movimento, riuscì con il suo Il Tramonto dell’Occidente, edito nei primi anni del dopoguerra, a dare una sua visione organicistica della storia[6], fortemente critica nei confronti della tecnologia, e fornì a questi giovani gli strumenti per criticare la fede nel progresso e nello sviluppo lineare ed infinito dei popoli, rendendoli consapevoli che il rapporto centro-periferia era alla base della distruzione del legame dell’uomo con la natura. A questa visione nichilista, si affiancò e contrappose il pensiero antroposofico di Steiner, il quale proponeva di costruire una società diversa, naturale, fondata su un modo di vivere e produrre alternativo ed esoterico. Al centro di tutto la proposta dell’agricoltura biodinamica, una pratica che anticipò l’agricoltura biologica.
Nello stesso periodo, a queste visioni polari, si affianca il pensiero del teologo e filosofo Romano Guardini, il quale nel suo lavoro Lettere dal lago di Como, affrontò il tema del limite nella tecnica, limite considerato ormai un traguardo da oltrepassare continuamente ai danni di tutta la terra e dei suoi abitanti[7]. Guardini comprese che la modernità non poteva essere rifiutata in quanto in atto, ma doveva essere cambiata dal di dentro attraverso un atteggiamento che egli definì “per opposti”[8]. In questo percorso di chiarificazione, Guardini iniziò a ricomporre filosoficamente il rapporto fra uomo e creato al fine di contrastare la deriva ideologica dello sviluppo senza limiti.
La bomba atomica ed i movimenti ambientalisti nel secondo dopoguerra
La storia e la cultura di questo movimento giovanile, lascia trasparire un percorso romantico che, come reazione alla Grande Guerra, si è trasformata in pensiero ideologico fortemente permeato dal pensiero nietzschiano. La figura affascinante dell’oltre-uomo, conquistò questi giovani, come le sue nefaste profezie sulla civiltà occidentale. Ma il complesso pensiero nichilista in costruzione arrivò a questi giovani già elaborato e semplificato nelle opere di Hermann Hesse
La fine della seconda guerra mondiale, che ha lasciato negli occhi l’immagine tragica e tremenda di due funghi atomici, sembrava aver cancellato il pensiero di Nietzsche dall’orizzonte culturale occidentale, in quanto considerato a fondamento del totalitarismo del Terzo Reich. Ma la ricostruzione in Europa ed il benessere diffuso negli Stati Uniti, lasciarono rifiorire nei due continenti dei nuovi movimenti giovanili in grado di ridare linfa vitale al pensiero romantico della “idea di natura come un tutto sacro e intangibile”[9], riproponendo il confronto polare fra neoromanticismo e nichilismo. Il pensiero romantico, però, era ormai solo un pallido riflesso di quello che animava i giovani degli inizi del Novecento e la sintesi ebbe come esito che il pessimismo e la ricerca di una conoscenza non più sottoposta alla morale e alla religione, sfociassero nell’accettazione della vita così come si presenta. In questo contesto, Hermann Hesse ebbe una seconda vita letteraria negli Stati Uniti, ci fu una ripresa delle pratiche di vita naturalistiche e crebbe l’influenza culturale, sugli animi sensibili alle questioni ambientali, del pensiero antroposofico di Steiner. Quello che aleggiava su tutto il secolo precedente e che continua ad aleggiare nel periodo attuale è lo spettro del pensiero di Nietzsche.
L’unico che aveva ben compreso quale fosse la forza prorompente e seducente del pensiero dell’intellettuale tedesco, grazie alla sua esperienza con il Quickborn, fu Romano Guardini. Il suo pensiero rappresenta proprio la possibile via per il presente: nella tensione fra un romantico ritorno al passato e la costruzione dell’uomo nuovo, in grado di creare un nuovo rapporto con l’ambiente per mezzo di una fiducia fideistica nel progresso tecnologico, c’è la ricerca della verità che passa attraverso la responsabilità dell’essere umano e della necessità di promuovere lo sviluppo integrale dell’umanità.
Responsabilità e rifiuto dello sfruttamento per non cadere nell’ideologia
Il movimento ambientalista continua ad essere lacerato, al suo interno, fra posizioni filosofiche anti-antropocentriche e posizioni antropocentriche fondate sulla tecnoscienza. Questa lacerazione, dettata dall’urgenza di scongiurare una prossima catastrofe ecologica, unita alla paura, toglie qualsiasi spazio all’idealità ed alla speranza, chiudendo tutti nella sindrome TINA, There Is No Alternative.
È chiaro che questo approccio attuale di tutti i movimenti ambientalisti, per quanto animati da buona volontà, non possa condurre ad alcuna soluzione. La complessità dei problemi ambientali richiede il coinvolgimento di un’umanità responsabile che sia il centro della discussione e che si assuma l’onere di affrontare i problemi attraverso l’uso responsabile della tecnica.
Bisognerà ripartire dall’essere umano, seguendo la strada aperta da Romano Guardini, e da un immaginario umano da liberare dalla crescita ad ogni costo, per aprirsi alla sobrietà e allo sviluppo umano integrale. Soprattutto bisognerà affrontare una polarità: quella sfruttatori e sfruttati, che produce una mentalità del rifiuto, umano e materiale, che è la radice da cui si genera il male sotto forma di guerre, povertà, inquinamento, sfruttamento delle risorse naturali.
[1] Si veda a questo proposito D. Palermo, I precursori dell’ambientalismo. Storia e cultura del Movimento Giovanile Tedesco, Tricase (LE), 2018.
[2] Il Romanticismo rappresenta uno dei due pilastri teorico-esistenziali del movimento Wandervoegel, la cui irradiazione spirituale si è portata fino ai nostri giorni, plasmando e informando i nuovi movimenti, in una sorta di eco a volte più forte, altre più leggera, ma sempre presente. Si veda a questo proposito G. Moretti, Introduzione, in D. Palermo, I precursori dell’ambientalismo. Storia e cultura del Movimento Giovanile Tedesco, Tricase (LE), 2018.
[3] Questo Movimento è diverso dai boy-scouts, che nacquero pochi anni dopo, e dai movimenti religiosi, che erano più numerosi e già presenti nei paesi di fede cristiana. Dai due tipi di movimento li differenzia l’indipendenza dagli adulti, l’amore per la natura, considerata una madre della patria da custodire, rispettare e venerare in un nuovo culto panteista, la profonda avversione verso il mondo borghese ed il disprezzo romantico verso il progresso e lo sviluppo industriale, capace solo di inquinare e distruggere l’ambiente. I boy-scouts, infatti, vivevano un rapporto di subordinazione ai capi adulti in una struttura gerarchica al cui vertice c’era il fondatore Baden-Powell, ed il loro rapporto con la natura era strumentale, essa serviva per la crescita di un uomo sano, rispettoso di poche e semplici regole di vita, fortificato dalla vita all’aria aperta. Il movimento inglese nasceva e si riconosceva all’interno del mondo borghese, di cui non contestava le regole sociali, e non criticava il progresso, nascendo con lo scopo di crescere dei buoni sudditi rispettosi dell’ordine monarchico. I movimenti religiosi erano differenti sia per la professione di fede, sia per il rispetto di una gerarchia, quella ecclesiastica, esterna ai movimenti stessi, e, soprattutto, per un rapporto trascurabile con la natura. Anche se proprio in Germania diversi gruppi religiosi diverranno parte del Movimento, condividendone i valori e differenziandosi solamente per la professione di una fede e la presenza di guide spirituali che ne rispettavano, però, lo spirito di indipendenza dagli adulti.
[4] Il termine bündisch può essere tradotto con l’aggettivo “corporativo” o “dell’alleanza”.
[5] A questo proposito si veda il fondamentale lavoro di G. Moretti, Heidelberg romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Brescia, 2013.
[6] Cfr. O. Spengler, Il tramonto dell’Occidente. Lineamenti di una morfologia della storia mondiale, trad. it., Milano, 2008. L’opera di Spengler fornirà un legame organicista fra la natura e la storia, liberandola dalla trappola della causalità in cui era stata rinchiusa dal pensiero positivista e aprendola ad un vitalismo in cui popoli si trasformano in essere vitali con una nascita, una crescita ed un tramonto, in cui un ruolo determinante ha il rapporto con la tecnologia, frutto della civilizzazione che stravolge e sottomette la natura, la fonte spirituale della forza di un popolo, che si esprime nella civiltà attraverso la cultura originaria.
[7] Cfr. R. Guardini, Lettere dal lago di Como. La tecnica e l’uomo, Trad. it. di Giulietta Basso, Brescia, 2001.
[8] Un esempio pratico di questo atteggiamento è l’invitare i giovani a trascendere il tempo in cui vivono per poi viverlo più intensamente. Esso nasce dalla fede nella natura duplice dell’uomo, spirituale in quanto figlio di Dio, e corporea in quanto parte della terra. In questa duplicità il teologo invitava i giovani a trovare la speranza per costruire un mondo migliore, in cui la tecnologia contribuisse alla liberazione dell’uomo e non alla sottomissione della natura e, infine, dell’uomo stesso chiuso in una razionalità meccanica.
[9] G. Moretti, Heidelberg romantica, cit..