Mattia ha sette anni ed è un bimbo molto schivo e silenzioso. Non ama la confusione, odia i rumori forti, soprattutto quello delle ambulanze che riesce a riconoscere anche a chilometri di distanza quando ai più sembrerebbe un rumore impercettibile. Ha parlato tardi rispetto alla media dei suoi coetanei e ha tanta difficoltà nel riuscire a stabilire delle relazioni con i pari. Ama andare a scuola ed in piscina, molti lo considerano un bimbo strano soprattutto quando si arrabbia, perché in quelle occasioni non riesce a controllare le emozioni che sta vivendo e comincia ad agitare in maniera bizzarra le mani. Mattia è diverso, ha un funzionamento che lo differenzia dagli altri, e circa tre anni fa ha ricevuto una diagnosi di disturbo dello spettro autistico.
L’autismo è un disturbo caratterizzato da un difficoltà nelle relazioni sociali e nella comunicazione pragmatica ed è accompagnato da una gamma di interessi ed abilità che possono apparire bizzarri, ristretti e ripetitivi. Sebbene alcune macro caratteristiche possano apparire comuni tra gli individui che condividono questa diagnosi, altre sono profondamente diverse e questo fa sì che ciascun individuo sia unico, come uniche è necessario che siano le tecniche e le strategie di intervento proposte.
Il disturbo dello spettro autistico fa parte dei disturbi del neurosviluppo, disturbi che si manifestano durante i primi anni di vita ed è possibile diagnosticare già in età evolutiva, sebbene a volte i sintomi possano risultare più evidenti man mano che l’individuo cresce e man mano che le richieste sociali e comunicative aumentano. Le cause dell’autismo sono ancora poco chiare, sebbene appare più chiaro da recenti studi che, nella manifestazione del disturbo, siano implicati sia alcuni geni che alcuni fattori di rischio presenti in gravidanza e durante il parto. Nelle cause invece non rientrano i vaccini, come per tanto tempo erroneamente si è pensato.
Sebbene siano da considerare le caratteristiche individuali di ciascuno e il livello di compromissione del funzionamento, generalmente dall’autismo non è possibile guarire. È possibile, però, migliorare l’adattamento dell’individuo all’interno del suo contesto di vita facendo leva e potenziando risorse già presenti nel bambino o lavorando per far emergere nuove abilità più nascoste. Il coinvolgimento della famiglia e della scuola appare di fondamentale importanza. È attraverso la collaborazione tra tutti i contesti di vita del bambino che si può contribuire in maniera massiccia al consolidamento di nuove abilità, adattando l’ambiente alle esigenze del bambino, permettendo così quanto più possibile alle risorse di emergere.
Per affrontare questo tipo di difficoltà come prima cosa è fondamentale che ci sia una diagnosi di tipo precoce. Più presto, infatti, si fa la diagnosi più presto sarà possibile applicare degli interventi che possano migliorare l’esito del disturbo. È necessario, quindi, che sia pediatri che genitori ed insegnanti siano attenti nel riconoscere i primi segnali che possono far comprendere che qualcosa non va. Alcuni sintomi da tener d’occhio e sui cui magari confrontarsi con un professionista esperto – che però, vale la pena ricordare, non sono da soli assolutamente sufficienti per porre una diagnosi di autismo -, possono riguardare: sguardo assente, difficoltà linguistiche e comunicative, isolamento, difficoltà nel gioco, e così via.
Le linee guida internazionali che si occupano di definire gli interventi più efficaci, affermano che gli interventi che maggiormente hanno dimostrato di essere utili nel trattare questa difficoltà sono interventi di tipo cognitivo comportamentale. All’interno di questo tipo di interventi possono rientrare svariate tecniche differenti, ma è importante che si tratti in ogni caso di interventi che abbiano prove dichiarate di efficacia scientifica. Negli anni, infatti, si è purtroppo assistito a proposte di terapia e cura basate su idee che si sono dimostrate inutili se non addirittura dannose, come nel caso di alcune diete o di alcuni tipi di terapie che possono sottoporre famiglia e bambino ad un profondo dispendio di energie, soldi e tempo senza che portino alcun beneficio.
Il consiglio quindi è quello di rivolgersi sempre a professionisti esperti, informarsi attraverso canali ufficiali per far sì che si possa trovare un intervento che sia strutturato sulle esigenze del bambino pur mantenendo allo stesso tempo efficacia e validità clinica. Un intervento che possa davvero essere utile, sostenendo bambino e famiglia e fornendo strumenti adatti a migliorare il complicato processo di adattamento ad una nuova realtà.