Esiste una vera e propria fobia, l’afefobia, che comporta grande disagio o una sensazione di repulsione nei confronti del contatto fisico (sia dato, che ricevuto). C’è chi può averla sperimentata già prima della pandemia e chi la sta sperimentando adesso a seguito di eventi traumatici.
È pur vero che dopo un anno e mezzo di distanziamento fisico e di paura del contagio, tutti possiamo sperimentare un po’ di disagio nel riavvicinamento corporeo, è avvenuto un condizionamento e il contatto fisico è stato considerato veicolo e portatore di un virus pericoloso. Quindi, possiamo dire che, al contrario della fobia (che di per sé è irrazionale), c’è un po’ di paura dovuta a un razionale pericolo.
Come ogni aspetto che ci caratterizza è importante valutare la durata con cui un disagio si presenta, l’intensità del disturbo e quanto questo influisce sul nostro benessere globale.
Per alcune persone il contatto fisico con gli altri può essere molto faticoso e a volte estremamente pauroso, a questo si può porre rimedio! Come tutte le fobie o i disturbi d’ansia è possibile superarli attraverso un lavoro psicoterapico.
Può succedere che una iniziale timidezza, che di per sé non dava grossi problemi, col passare del tempo e degli anni (o dopo qualche evento) si è potuta trasformare in una forte paura del contatto fisico. Una sorta di repulsione ingiustificata e incontrollata che si prova quando un’altra persona si avvicina: la mente si annebbia, il cuore batte all’impazzata, vi è una sensazione di fastidio e di soffocamento; si è in preda al panico.
È una fobia che si attiva quando l’altro ha superato la distanza di sicurezza invisibile che la mente traccia (tra sé e le altre persone): può verificarsi quando qualcuno all’improvviso senza avvisare ci abbraccia spontaneamente anche solo per dimostrare affetto e vicinanza.
Nell’afefobia un abbraccio crea disagio, imbarazzo, un malessere per cui la persona si sente “nuda”; senza protezione. È definita anche come una paura inconscia di una possibile violazione della sfera intima. Può essere generalizzata o specifica, nel primo caso si ha paura del contatto fisico con tutte le persone sia quelle conosciute che no. In quella specifica, nella maggior parte dei casi va ad intaccare la sfera sessuale, altre volte ancora, questa paura potrebbe essere collegata a una fobia di essere contagiati da germi e batteri.
La paura del contatto fisico sempre più ingombrante fa mettere in atto in automatico un meccanismo di difesa per sopravvivere: l’evitamento. Questa modalità comportamentale se da un lato tende a proteggere, dall’altro porta nel tempo ad un ulteriore malessere, ci si allontana progressivamente da tutte le situazioni in cui si potrebbe entrare in contatto fisico con altre persone ed inevitabilmente inizierà ad intaccare diverse sfere della vita privata, lavorativa e sessuale. In casi estremi potrebbe portare al completo isolamento e all’insorgenza di disturbi psichici.
Facendo un passo indietro fino ad arrivare alle prime fasi della vita del bambino, si percepiscono l’affetto e la presenza dei genitori proprio attraverso il contatto fisico, troppa vicinanza o troppa distanza potrebbero influire su quest’aspetto. Alla nascita il tatto è il senso più sviluppato e contribuisce in maniera determinante alla produzione del pensiero e anche allo sviluppo dei legami interpersonali, inoltre, nel primo anno di vita il contatto fisico risulta fondamentale per imparare a comunicare. Studi attestano che la frequenza con cui si è stati tenuti in braccio, accarezzati dopo la nascita consente al neonato di sviluppare il senso dello spazio e del tempo, questo influirà sulle ripetute separazioni e sul contatto con chi si prende cura di lui.
Sentire la presenza dei propri genitori attraverso abbracci e carezze fornisce un’esperienza positiva del proprio corpo, il bambino crescerà sentendosi amato e protetto sviluppando sicurezza in sé stesso e fiducia negli altri.
Oltre alla mancanza di affetto e di vicinanza durante l’infanzia, un’altra causa potrebbe essere un trauma non elaborato, studi hanno accertato che molti adulti abusati in età infantile hanno poi somatizzato il trauma subito con la paura di essere toccati. Pertanto, bisognerebbe essere molto cauti circa questo disagio e non sottovalutarlo. Se, invece, è solo un iniziale timore dovuto al cambio di abitudine, all’assenza della vicinanza corporea in questo difficile viaggio pandemico, ricominciamo a piccoli passi e in sicurezza ad assaporare il calore di un abbraccio!