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Italia > Reti/3

Una rete di legami sociali di qualità

di Licia Paglione

- Fonte: Città Nuova

Quando le caratteristiche della rete influenzano le motivazioni e i legami tra i nodi. E viceversa: quando legami più fraterni modificano il funzionamento della rete.

(AP Photo/Andy Wong)

Lo scorso approfondimento si concludeva sottolineando come in base a motivazioni, contenuti e direzioni, i legami possano generare reti di forma differente: più o meno aperte, potremmo dire più o meno inclusive e universali, più o meno gerarchiche o democratiche.

In questo senso immaginiamo nei contesti delle nostre città un esempio: una mensa per persone senza fissa dimora realizzata in un quartiere degradato. Con queste persone i volontari della mensa possono intessere relazioni unidirezionali e ad un unico contenuto (aiuto assistenzialistico), o piuttosto, se mirano alla fraternità, provare a favorire la genesi di relazioni reciproche e a più contenuti coerenti tra loro, come ad esempio l’aiuto, ma anche l’amicizia.

Questo probabilmente favorirebbe l’instaurarsi di reti non di potere, né di dipendenza, ma tra pari, e legami forti e reciproci che connetterebbero, in dinamiche di aiuto e amicizia reciproca, non solo i volontari con i senza fissa dimora, ma anche i senza fissa dimora tra di loro.

Questo aspetto permette di introdurre un’altra caratteristica interessante: la posizione dei nodi e dei legami all’interno dell’intreccio di relazioni. Essa non ha esiti casuali rispetto alla configurazione complessiva della rete, ovvero alla possibilità che si sviluppi qualitativamente secondo una forma che tenda all’orizzontalità e alla fraternità.

Ci possono, infatti, essere reti in cui alcuni nodi e legami, per la loro posizione, risultano fondamentali per la coesione della rete stessa, perché senza di essi si frantumerebbe. Una configurazione di rete ricca di questi elementi è ricca di “punti di forza” per unire, “fulcri”, ad esempio, che legano tra loro due gruppi, ma potrebbe anche nascondere il rischio di una certa gerarchizzazione di potere data dal fatto che da un certo nodo o da un certo legame dipendono tutti gli scambi di quella rete. Si tratta di una rete che così costituita si direbbe non molto densa perché, eccetto che attraverso alcuni nodi o alcuni legami, tutti gli altri nodi o legami non sono collegati. In una rete così configurata, in vista della fraternità, starebbe proprio a questi fulcri far in modo che la rete diventi più “partecipativa”.

Se si prova ad adottare questa prospettiva emerge, poi, un altro elemento interessante per chi voglia impegnarsi con il proprio agire per costruire fraternità, ovvero l’esistenza di influenze tra livello micro e livello macro sociale: la qualità motivazionale dell’agire di un nodo può avere influenze a livello macro, perché, caratterizzando di una particolare qualità il legame che va ad instaurare con un altro nodo, arriva ad incidere anche su alcuni caratteri della rete più grande: la sua forma, la sua densità relazionale, la sua apertura.

E viceversa: i caratteri della rete più grande hanno influenza sulla qualità dei legami, fino a incidere sulle motivazioni all’agire dei nodi. Ad esempio, se noi entriamo a lavorare in un’azienda la cui struttura organizzativa è fortemente gerarchizzata, i legami che vi troviamo saranno probabilmente, almeno rispetto a certi contenuti, unidirezionali, improntati a logiche di potere, poco democratici, perché la configurazione organizzativa favorisce l’instaurarsi di questo tipo di legame, piuttosto che un tipo di legame più paritario e fraterno. E questo può modificare le motivazioni delle persone, ad esempio può non spingerle più ad agire in modi creativi e innovativi, e dunque non apportando nessun contenuto nuovo nei legami.

Oppure al contrario può stimolarli ad agire secondo logiche diverse, a fare quell’atto non previsto dall’organigramma aziendale, immettendo nei legami contenuti più fraterni che rompono o almeno modificano la struttura inizialmente gerarchica in cui erano inseriti.

Per questo si può dire che in una prospettiva che guarda al contesto sociale come una rete, non sfugge l’esistenza di una circolarità tra azione individuale e struttura sociale[1], circolarità che svela come ciascuno di noi abbia la possibilità di cambiare la qualità dei rapporti che costruisce, la configurazione relazionale del proprio ufficio, della città, della propria famiglia e da qui del mondo. E che, sebbene limitato da certe condizioni “strutturali”, possa nello stesso tempo da queste condizioni essere “provocato” ad agire, e ad agire anche in modo innovativo. Anche laddove l’innovazione relazionale cui si aspira sia la fraternità.

[1] Cf. A. Salvini, L’analisi delle reti sociali. Risorse e meccanismi, Edizioni PLUS, Pisa 2005.

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