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Italia > Reti/2

La qualità dei legami sociali

di Licia Paglione

- Fonte: Città Nuova

La “prospettiva” della rete come angolatura da cui guardare a noi stessi e al mondo. Si possono immaginare strategie di azione per particolari configurazioni relazionali: quelle che potremmo chiamare di “fraternità”.

Consideriamo una prospettiva particolare, dalla quale guardare al contesto nel quale viviamo quotidianamente: un intreccio di relazioni, una rete fatta di rapporti tra persone legate per motivi diversi: lavoro, vicinato, condivisione del tempo libero…

Allo stesso tempo, adottando uno sguardo più macro, allargato sul mondo, il nostro contesto quotidiano (la nostra città, l’azienda in cui lavoriamo, la scuola frequentata dai nostri figli, la nostra famiglia…) può essere visto come un punto di incontro più ampio, un “nodo” della rete globale (di città, aziende, scuole, famiglie…), che si espande fino al mondo intero.

Se proviamo ad adottare questo sguardo in cui il contesto sociale quotidiano in cui viviamo è, a livello micro, risultato di un intreccio di relazioni e allo stesso tempo, se visto a livello macro, il nodo di una rete più grande, può essere interessante riflettere sul fatto che, per chi intende impegnarsi per l’ideale della fraternità universale e tradurlo in configurazioni relazionali concrete, è fondamentale non solo tener conto e accrescere la quantità di legami che uniscono i nodi, ma anche, e anzi soprattutto, lavorare sulla qualità di ciò che sta “tra”, di questa “aria[1] frutto di un intreccio di relazioni, ai vari livelli micro e macro sociale: è questa qualità che definisce la possibilità che i contesti sociali in cui siamo diventino più fraterni.

Quantitativamente, in effetti, le reti crescono, e crescono con facilità: sperimentiamo tutti di essere sempre più connessi, di creare in continuazione nuovi legami, che i Paesi sono sempre più in relazione tra loro attraverso legami e reti in cui transitano informazioni, conoscenza, beni… Ce ne rendiamo conto pensando ai social network oppure guardando l’etichetta dei nostri vestiti (le nostre scarpe magari sono prodotte in Cina, i nostri jeans in India, il nostro orologio in Svizzera, mentre noi viviamo a Londra).

Possiamo, se vogliamo, ampliare facilmente il numero delle nostre relazioni e la dimensione della nostra rete sociale diventando, ad esempio, amici virtuali di sempre più persone o aggiungendo al nostro abbigliamento un capo prodotto da un artigiano di un Paese lontano. Ma questo non vuol dire di per sé che la fraternità, come configurazione che la rete sociale può assumere, cresca. Perché per una relazionalità che si configuri come fraternità è importante la qualità di queste connessioni, di questi legami che compongono le reti in cui siamo inseriti, che può essere molto diversa.

Tale qualità dipende dalle motivazioni che ci spingono a intraprendere o continuare a costruire una relazione. Esse possono non essere tutte fraterne: possono essere strumentali, legate a volontà di potere sugli altri, o piuttosto nascere da scopi umanitari e solidali, o da un desiderio puro e semplice di costruire un legame che riteniamo di valore in se stesso, avvicinandoci in quest’ultimo caso al tipo di motivazione più simile a quello che animerebbe le relazioni fraterne.

La qualità dei legami, e quindi la possibilità della fraternità, dipende poi anche dalla combinazione di diversi contenuti, non solo motivazionali, che possono transitare in questi legami.

Nei legami, infatti, possono transitare aiuto, amicizia, informazioni, merci… Questi contenuti possono esserci contemporaneamente o no, definendo quella che nel linguaggio di rete viene chiamata “molteplicità”, in genere ritenuta espressione della “forza” di un legame. Più contenuti transitano nello stesso legame, cioè più questo legame è molteplice, più è ritenuto forte. Questo si può comprendere pensando ad esempio che con una persona si può avere una relazione di aiuto e basta, o si possono avere una relazione di aiuto e una relazione di amicizia contemporaneamente.

Nel primo caso, in cui è solo l’aiuto il contenuto che lega, se con quella persona si interrompe la relazione di aiuto, il legame si rompe; nel secondo caso, quando è anche l’amicizia che lega, anche se la relazione di aiuto si interrompe, il legame regge. In questo secondo caso il legame è dunque più forte.

La molteplicità, però, può essere anche misura della fragilità di un legame. E questo si osserva quando i contenuti che vi transitano, pur essendo molteplici, non sono coerenti tra loro. Ad esempio con una persona posso avere una relazione di amicizia, ma anche di competizione, e la compresenza di questi due contenuti nella relazione, in contraddizione tra loro, indebolisce il nostro legame.

Ci possono, poi, essere legami con diverse direzioni: unidirezionali o reciproci, ovvero caratterizzati dalla presenza di una non corrispondenza o, viceversa, di una corrispondenza tra due nodi. Il primo caso, quello di legami unidirezionali, è tipico di rapporti di potere o di dipendenza, di sfruttamento, di controllo, mentre il secondo, quello dove c’è reciprocità, è tipico di legami più democratici e liberi, tra pari, legami che cominciano ad avvicinarsi a quelli richiesti dalla fraternità.

Questi elementi, le motivazioni, i contenuti, la forza, la direzione, che possono caratterizzare la qualità dei legami, conseguentemente influenzano anche la forma che il loro intreccio, la rete, assume.

E di questo, della forma di questo intreccio e di alcune sue caratteristiche, tratterà il prossimo approfondimento.

 

[1] Cf. P. Donati, Sociologia della relazione, Il Mulino, Bologna 2013.

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