Adriana Cosseddu, docente di Diritto all’Università di Sassari, membro del Centro studi Scuola Abbà, da 3 anni è impegnata nella commissione costituita per lo studio della revisione degli Statuti dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari), revisione richiesta dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, a seguito del Decreto generale del 3/6/2021.
Qual è l’oggetto dello studio?
Ci è stato affidato dalla presidente e dal copresidente, Margaret Karram e Jesús Morán, il compito di approfondire, con lo studio e la ricerca in archivio, alcune mozioni dell’Assemblea del 2021, tra cui quella riguardante la richiesta di “reinserimento” dei focolarini sposati nel Centro dell’Opera, organo di governo della stessa. Abbiamo approfondito la questione accedendo all’archivio che conserva gli scritti e i discorsi di Chiara Lubich, corredo indispensabile nell’accostarci agli Statuti.
Avete studiato cosa ha detto Chiara Lubich, per capire se è il caso o no di modificare gli Statuti…
Abbiamo studiato, fra l’altro, la figura dei focolarini sposati nel percorso di fondazione dell’Opera di Maria e il loro ruolo in essa. Non si trattava infatti di guardare soltanto i primi anni – a partire dal 1951 –, caratterizzati dall’esperienza mistica vissuta da Chiara, quando nel ’49 ha visto i prodromi dell’Opera che da lei sarebbe nata. Abbiamo approfondito anche il percorso di comprensione che Chiara stessa ha sperimentato: per esempio, lei aveva tenuto vicino a sé Annamaria Zanzucchi e Spartaco Lucarini, due dei primi focolarini sposati, per verificare “molto bene”, in quel tempo di fondazione, una vocazione così originale nella Chiesa. Maturava nel tempo l’innesto degli sposati nel focolare, al cuore dell’Opera di Maria. Chiara lo chiamava il rubino e, per la Chiesa, la struttura portante dell’Opera.
Abbiamo cercato di ricostruire questo percorso anche in riferimento al governo dell’Opera, come man mano maturava fino agli Statuti di oggi. E al di là dei nomi che Chiara ha usato per indicare l’organo centrale di governo dell’Opera nelle varie fasi della sua storia, abbiamo potuto ricostruire che una presenza dei focolarini sposati al Centro dell’Opera, nella sua configurazione attuale, non c’è mai stata. Infatti, nei primi Statuti generali dell’Opera, quelli del 1990, per Centro dell’Opera si intendeva: presidente, copresidente e Consiglio generale; in quest’ultimo erano nominati anche un focolarino e una focolarina sposati con promesse perpetue.
Come fin dai primi anni Igino Giordani (Foco) svolgeva il suo impegno al di fuori dell’Opera, quale delegato per l’ecumenismo e per il Movimento Famiglie Nuove, così i due focolarini sposati erano nominati anche per rappresentare Famiglie Nuove. La loro presenza era proprio in quell’organo di governo che oggi trova corrispondenza nel Consiglio generale, che raccoglie la varietà dell’Opera nelle sue diramazioni.
Il carisma penso sia qualcosa da comprendere sempre meglio alla luce della storia. Ora che Chiara non è più tra noi, con Gesù che si rende presente fra due o più uniti nel suo nome, possiamo valutare dei cambiamenti degli Statuti, tenuto conto che comunque poi sarà la Chiesa a valutarli e approvarli?
La struttura dell’Opera e l’organizzazione del suo governo sono anch’esse incastonate nel carisma che la Chiesa ha approvato e che trova il suo sigillo, diciamo così, negli Statuti. Nel consultare i documenti dell’Archivio generale del Movimento, abbiamo ritrovato qualcosa che è nato da Dio, ha camminato in Dio e ora è messo fra le nostre mani.
Per questo siamo partiti dalla consegna fatta da Chiara stessa per spiegare che cosa si richiede per cambiare gli Statuti. Ricordiamo tutti il suo scritto, pubblicato in Città Nuova, sulla Regola: Il capolavoro del Santo. Per Chiara anche l’organizzazione dell’Opera ha origine divina, proprio per quell’ispirazione originaria che risale al ’49. Tornando ai focolarini sposati, con il loro innesto in focolare si è realizzata un’unità così piena con i focolarini a vita comune che oggi anche nel Centro dell’Opera noi sposati, come tutte le focolarine e i focolarini vergini, anche quelli che diventano sacerdoti, siamo rappresentati dai responsabili delle focolarine e dei focolarini, sapendo che tutti abbiamo pari dignità, pur se con diverse modalità di vita. Igino Giordani, Foco, non rappresentava “i focolarini sposati”, ma rappresentava tutta l’umanità da abbracciare e per la quale vivere. Era ancora il 1951 quando a Fai Chiara comprese: «Si era capito in un momento di gran luce da parte di Dio, che dietro a Foco c’era tutta l’umanità».
Ma se siamo un unico focolare, la persona che ci rappresenta nel Centro dell’Opera non potrebbe essere uno sposato?
Chiara è stata ripetutamente interpellata su chi dirige l’Opera, e ha sempre visto in questo compito focolarini e focolarine vergini, perché diceva che con i 3 voti loro sono consacrati a Dio, con la vocazione proprio di servire la sua Opera, lasciando tutto, anche materialmente, per essere disponibili completamente per il Regno di Dio.
Anch’io ho riflettuto sul mio essere una focolarina sposata e sulla scelta da rinnovare sempre anche nel chiedermi: a chi dare il mio tempo? Prima di tutto c’è un sacramento che mi lega a una persona, che sono chiamata ad amare fino all’ultimo giorno della mia vita, e ciò vale anche per i figli. In questa cornice umana c’è anche tutta la dimensione divina della mia vocazione al focolare, dove cerco di dare il mio contributo all’unità fra tutti nella fedeltà al carisma di Chiara.
Ma non potrò mai esservi con una totale disposizione di tempo come i focolarini vergini.
Che cosa provi dinanzi a questa diversità di opinioni nel Movimento su questo punto?
La mia esperienza è questa: con il lavoro di approfondimento, condiviso con la Commissione, si è aperto uno scrigno in cui ci sono tante perle, di varia grandezza e diverse per bellezza. Mi sarebbe piaciuto renderne partecipi tanti, poterle offrire come un bene prezioso. Ma il fatto che alle volte ci sia un pensiero diverso ci chiede il distacco da noi stessi, riconoscendo che l’Opera è di Dio, non nostra.
Comprendo, certo, che ci possa essere un pensiero diverso che dipende dal vissuto e dalla sensibilità di ciascuno, dal pensiero che ognuno ha maturato, ma spero che tutti siamo coscienti che quello che conta è capire, alla luce dello Spirito Santo, cosa Dio vuole oggi per l’Opera, tenendo conto, certamente, dei tempi e delle circostanze che viviamo. E, solo con la presenza di Gesù fra noi questo è possibile.
Nella scelta di Dio, e nel guardare l’Opera che Lui ha fondato, anche il governo non è altra cosa rispetto al fine, alla natura, agli aspetti descritti negli Statuti. Siamo chiamati a realizzare quest’Opera, come Dio l’ha fondata in Chiara, ad attualizzare il disegno della fondatrice e dei cofondatori, disegni che oggi non si ripetono. Dunque, tutti “corresponsabili”, perché la nostra realizzazione è legata a quanto siamo capaci di vivere nell’oggi questo carisma, e fare dono dell’unità all’umanità che ne ha un bisogno estremo. X