Chi è Checco, il cinquantenne egocentrico al grado massimo, figlio straricco e fannullone di un costruttore di divani che ha fatto fortuna ed è vittima di un ictus, lui che passa le giornate tra hotel, donne, Ferrari e via dicendo?. Uno che non ha mai lavorato, dileggia i poveri, e si è dimenticato di avere una figlia. L’ironia di Zalone sugli arricchiti e i loro figli è pungente e sorridente, ma vera.
Capita che la figlia adolescente, di cui non si cura, sparisca. L’ex moglie pseudo-attrice e il compagno pseudo-drammaturgo, palestinese per di più, si agitano. Checco parte alla ricerca della ragazza (memorabile il duetto buffo dei due uomini…e va a trovarla lungo il cammino verso Santiago, in Ferrari con le immancabili situazioni grottesche, di una ironia spassosa. La figlia odia il padre impiccione, il quale si trova immerso in un “pellegrinaggio” che lentamente lo coinvolge.

Checco Zalone sul set di “Buen camino”. Credit: Ufficio stampa di Medusa Film/ANSA.
E’ a questo punto che la regia di Gennaro Nunziante e Checco trovano il ritmo giusto, inanellando una serie di episodi gustosi tra sorriso, qualche nota greve, leggerezza e sentimento. Finchè il padre assente si sveglia e aiutato da una”pellegrina” sui generis, tra la fauna umana variegata, inizia a prendere coscienza di sé e degli altri. Comincia il suo “cammino”, visto che gli si sgretola il mondo addosso.
La bravura del regista e dell’attore sta nell’equilibrio quasi sempre raggiunto, complice una stupenda fotografia dei luoghi, fra i differenti registri (comico, brillante, emotivo, leggero, spirituale) attraverso i quali si snoda il racconto, puntellato di altri personaggi di contorno che danno al film una impronta corale.

Checco Zalone sul set di “Buen camino”. Credit: Ufficio stampa di Medusa Film/ANSA.
La maschera di Zalone con i dialoghi talora stralunati, altre volte seri, l’immancabile mimica espressiva scherzosa, spiritata o sincera, condisce il film di vivacità, di ritmo ed anche di quel senso del cercare e ritrovare il vero sé stesso che appartiene alla figlia Cristal (Letizia Arnò) e apre gli occhi al padre egocentrico e narciso.
Si ride, si sorride, ci si diverte (il finale sorprendente) e si riflette, perché si può sempre cominciare un nuovo Buen Camino, Checco e anche noi.