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Cultura > I film della settimana

Grandi spettacoli

di Mario Dal Bello

In sala Avatar – Fuoco e cenere di James Cameron e Norimberga con un grande Russell Crowe.

(da sinistra a destra) Jack Champion. Bailey Bass, Trinity Jo-Li Bliss, Strephen Lang e Sam Worthington al photocall del film Avatar 3 Fuoco e cenere, Milano 9 Dicembre 2025 ANSA/MATTEO CORNER

È l’ora del grande spettacolo, da vedere ovviamente sul grande schermo, iniziando con Avatar – Fuoco e cenere. La terza puntata, si fa per dire, del kolossal sul pianeta Pandora con le sue storie, riparte dalla famiglia Sully in costante fuga e tensione. Ma questa volta, oltre agli umani insaziabili distruttori del pianeta per soldi, deve vedersela con un nuovo pericoloso popolo dominato da una donna-strega assetata di sangue, Varang (Oona Chaplin). I Sully hanno con sé, come un piccolo Tarzan, Spider, figlio del colonnello Miles Quartich, implacabile avversario di Jake (Sam Worthington).

Avventure marine e sottomarine, terrestri e celesti, conflitti, difficoltà di rapporti padre-figlio, la guerra come inevitabile riposta agli assalitori nonostante l’anelito del popolo Na’vi alla pace sono i temi dominanti. In oltre tre ore di magnifici effetti visivi – la vera gloria del film – siamo rapiti dalla bellezza delle immagini, dagli effetti rutilanti, dall’entrare grazie al 3D in un universo che ci seduce e ci affascina.

Il film-spettacolo contiene un sottofondo “politico” se si vuole, ossia la necessità delle guerra per sopravvivere alle sopraffazioni e agli invasori. Allusione all’oggi? Possibile. Accontentiamoci tuttavia di goderci il film molto americano e furbo, che offre lo spunto ad un probabile quarto capitolo e ci affascina trasportandoci in un mondo vicino e lontano dove il trionfo è dell’immagine che ci rapisce gli occhi in un crescendo “positivo” sino alla fine.

Il regista James Vanderbilt (al centro) con gli attori Russel Crowe (a destra) e Rami Malek (a sinistra) alla proiezione di “Norimberga” al Toronto Film Festival. Foto via Ansa/EPA/EDUARDO LIMA

Spettacolare, melodrammatico e coinvolgente è Norimberga, anch’esso lunghissimo (148 minuti), diretto da James Vanderbilt che dopo aver letto il libro dello psichiatra Jack El-Hai ha deciso di farne un film. È il celebre processo del 1946 contro i gerarchi nazisti – già raccontato da Stanley Kramer in Vincitori e vinti – dominato dalla massiccia figura di Göring.

Il maresciallo nazista è un narciso dalla mente astuta (un Russell Crowe da Oscar) che incontra lo psichiatra (un grande Rami Malek) incaricato di “spiare” la mente dei gerarchi, Göring in particolare. È un duello, in cui l’americano viene quasi intrappolato dal nazista come fosse un amico, ma riesce comunque ad individuarne la radice malefica assoluta. Perché Göring è il Male: astuto, razionale, convinto e convincente.

Russell Crowe in una scena del film “Norimberga” (foto via ufficio stampa Eagle Pictures)

Il film gioca spesso, in modo teatrale, dentro una cella su questo rapporto sconcertante. Le scene madri si svolgono al processo dove Göring sembra predominare, anche se verrà condannato, ma lo irriderà quasi, suicidandosi in cella. Il giovane psichiatra ne scriverà un libro, che sarà boicottato. Il motivo? La verità che viene affermata: dovunque, anche negli States, ci possono essere dei Göring, il Male personificato capace di compiere azioni come quelle mostrate nei filmati dei campi di concentramento. Inaccettabile per gli States patriottici ed ottimisti. Eppure, è ancora accaduto ed accade. Dobbiamo attendere un ennesimo processo contro i “crimini disumani” per rendercene conto? Da non perdere.

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