Circola da vari anni soprattutto nelle scuole il Manifesto della Comunicazione non ostile, scritto e diffuso dall’associazione Parole O_Stili. Cos’è? Si tratta di un decalogo che mette in luce alcuni comportamenti che dovrebbero essere la bussola nel rapportarci verbalmente con gli altri in particolar modo sui social. È rivolto ai ragazzi, ma noi adulti dovremmo ripartire dal prendere atto di queste regole importanti. Mi è tornato in mente oggi che si celebra come ogni anno la Giornata mondiale della gentilezza e rileggendolo mi ha colpito il secondo punto: “Si è ciò che si comunica”. Direi anche di più: si è ciò che si pensa. Ma chi voglio essere? Ciascuno risponda per sé. Mi ha colpito soprattutto in riferimento al momento storico che stiamo vivendo, di fratture, di polarizzazioni, di prese di posizione ostentate, in cui ciascuno vorrebbe e dovrebbe esprimere in tutti i modi cosa e come la pensa. Penso faccia parte del nostro essere cittadini consapevoli la possibilità di potersi informare e confrontare esprimendo la propria idea per sapere davvero chi si è, perché, come dice il Manifesto all’ultimo punto, “Anche il silenzio comunica”.

Ma come farlo? La gentilezza è un sempre nuovo punto di vista. Ieri su un post Facebook mi chiedevo tra le altre cose come poter trasmettere ai miei figli la speranza che non sarà sempre il più forte a vincere e che la giustizia non varrà sempre “fino a un certo punto”. La risposta di un caro amico è stata esemplare: «Si può raccontare che, se anche un piccolo gesto di gentilezza può fare la differenza, siamo persone migliori. Ci rimane questo».
È una rivoluzione. Ancora molto silenziosa, ma praticarla serve a dare senso prima di tutto a noi stessi. «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo», diceva il padre della nonviolenza.
Buona Giornata della gentilezza a tutti!