Sono tanti i conflitti in ogni parte del mondo, innumerevoli le battaglie piccole e grandi che si combattono ovunque facendo soffrire chi le subisce e chi non riesce, per quanto si dia da fare, ad eliminarle. Ma c’è una guerra silenziosa, senza bombe, portata avanti a mani nude, una guerra quotidiana altrettanto difficile e dolorosa. Si tratta di quella combattuta nelle corsie degli ospedali da molti bambini. Sono un esercito di piccoli eroi, che ho la fortuna di conoscere da vicino.
Vengono da ogni parte d’Italia e del mondo. Sono diversi per età, condizione sociale, carattere, ma accomunati dalla malattia, che si è manifestata improvvisamente. E la loro vita è cambiata di colpo: orari, ritmi, abitudini, rapporti. È tutto un susseguirsi di esami, di analisi, di ricoveri, di viaggi da un ospedale all’altro. Sono spesso assistiti da progetti o associazioni che offrono anche alle loro famiglie un sostegno psicologico oltre che economico. Eppure loro, pur sapendo di guerreggiare contro un nemico invisibile, ma presente in una parte del proprio corpo, non si danno per vinti.
Ogni giorno si svegliano aperti a tutto, con un’unica arma a loro disposizione: la speranza.
C’è Elisa che a quattro anni, un mattino, non riesce più a camminare: si scopre che è stata colpita da una malattia ai muscoli. Ciò le provoca varie crisi, che riesce a superare gradualmente nonostante non riesca a fare tante cose senza essere aiutata. Ma lei rimane serena, rassicura i genitori, disegna, gioca con altri bimbi nei vari periodi di ricovero. Ora ha 10 anni. C’è Alberto, che a sei mesi improvvisamente rischia di soffocare: colpito da una malattia rara, in certi momenti della giornata non può fare a meno di un respiratore. A 8 anni i suoi decidono di portarlo negli Stati Uniti in un Centro specializzato in malattie respiratorie. Sono cure lunghe e dolorose a cui deve sottoporsi, ma con coraggio decide di tentare il tutto per tutto. Ora ha 9 anni ed è migliorato parecchio.
C’è Enrico che, a otto anni, mentre gioca a pallone con i suoi amici, si accascia e perde conoscenza. Si scopre che fin dalla nascita ha dei problemi seri al cuore. Ricoverato più volte, si sottopone a cure estenuanti, ma non perde il suo buonumore e regala i suoi disegni bellissimi a chi sente a sé vicino. Ora ha circa 11 anni e qualche giorno fa ha subito un difficile intervento al cuore. Il mondo va avanti in modo frenetico, spesso tutti noi giriamo come delle trottole senza fermarci mai a pensare che tutto può finire in un attimo o può subire una battuta d’arresto.
Questi piccoli guerrieri, che lottano ogni giorno per ottenere un miglioramento delle proprie condizioni, che affrontano disagi o difficoltà di ogni genere, sanno fare squadra con i loro compagni di stanza, ma anche con tutti quelli che li affiancano e da quei legami prendono coraggio, forza e tenacia. Basta un braccio intorno alle spalle e ritorna il buonumore. Sanno che non sempre potranno guarire anzi alcuni di loro comprendono che non ce la faranno a vivere.
Si sente spesso qualche adulto lamentarsi della propria vita e affermare: “Mi va tutto male! Che brutta la mia vita!” I piccoli guerrieri invece, non si lamentano mai e ci insegnano che anche se la vita è una battaglia dove si può perdere o vincere, vale comunque la pena di provare a dare il meglio di sé senza scoraggiarsi. Il carpe diem tanto caro ad Orazio è un invito, proprio perché la vita è breve, a “cogliere l’attimo” dando un senso a ogni azione, vivendo intensamente il presente senza scordarci le cose che contano veramente: l’amore, la lealtà, la famiglia, la solidarietà, l’impegno civile.