Sul ledwall (un grande schermo a pannelli LED) posizionato in piazza Castello a Taranto è in corso il conto alla rovescia che tra meno di un anno, ovvero il 21 agosto del 2026, si azzererà segnando l’inizio della 20ª edizione dei Giochi del Mediterraneo (Gdm). Tante le sfide che attendono lo storico e suggestivo capoluogo pugliese, da quelle per approntare in tempo le strutture sportive e ultimare i cantieri ancora incompleti, a quelle per garantire l’ospitalità di migliaia di atleti e delle moltitudini di spettatori che affluiranno da tutto il mondo per assistere ai giochi.
La sfida che però più di tutte coinvolge l’intera comunità europea e mondiale, la più difficile perché vitale e irrinunciabile, è quella di far sì che due dei Paesi tra i più rappresentativi della storia e della civiltà del Mediterraneo, ovvero Israele e Palestina non solo riescano a dare durevolezza al fragile accordo di pace appena siglato, ma possano anche partecipare entrambi ai Gdm. Certo, in un momento come questo in cui proprio nel Mediterraneo bruciano ancora i fuochi di morte e macerie della guerra israelo-palestinese, si consumano vergognose tratte di persone ridotte in schiavitù e migliaia di migranti continuano ad annegare durante i viaggi della speranza, sembra quasi assurdo parlare di “giochi”.
«Il bacino del Mediterraneo – affermano gli organizzatori dei Gdm – è una regione regolarmente scossa da disordini e conflitti con effetti drammatici sulle sue popolazioni, ma è anche il luogo d’incontro di tre continenti, è la culla delle tre grandi religioni monoteiste, la prima culla dei giochi olimpici e dunque occorre creare un’atmosfera conviviale che favorisca il rafforzamento dei legami di amicizia e solidarietà, nonostante le differenze culturali, religiose e linguistiche, e questo proprio partendo dai giovani atleti che partecipano ai Gdm».

Taranto. Palazzo del Municipio. Foto di Michele Zasa.
La corsa contro il tempo
Ogni secondo che scorre sul megaschermo di Taranto è dunque prezioso per far sì che proprio i Gdm diventino attraverso il loro contesto sportivo e ludico una concreta e reale occasione affinché i leader dei Paesi partecipanti e non s’incontrino in concordia, serenità d’animo e, liberi da risentimenti, discutano proficuamente per dare un futuro di pace, sicurezza e dignità ai popoli sofferenti del Mediterraneo. In questo scenario, Taranto, la Puglia e l’Italia intera, con giusto tempismo, possono davvero “giocare” un ruolo cruciale nella storia della civiltà europea e del Mediterraneo, non solo come organizzatrici e ospitanti dei Gdm, ma anche offrendo a tutti un porto sicuro e accogliente e un tavolo comune e condiviso di dialogo. E si corre contro il tempo anche sotto un profilo certamente meno drammatico eppure altrettanto urgente: quello organizzativo dei Gdm. Complici alcuni ritardi iniziali, infatti, le strutture sportive pugliesi ancora da approntare sono più di una: dai campi da tennis ai palazzetti indoor, dalle piste di atletica ai pool natatori. Si lavora alacremente anche per il restyling del centro sportivo di scuola nautica a Taranto e per ultimare la spettacolare copertura non a caso ispirata al mar Mediterraneo, dello stadio Ettore Giardiniero di Lecce.

Taranto. Veduta del mare Ionio e dunque Mediterraneo. Foto di Michele Zasa.
Una medaglia per la cultura
Saranno 29 le discipline sportive dei Gdm tarantini e dunque tante le medaglie da assegnare, ma una di sicuro la Puglia l’ha già vinta: quella per i suoi paesaggi culturali. Ciascuna infatti delle città e dei borghi salentini che ospiteranno i giochi offrono uno straordinario patrimonio archeologico, storico e di antiche civiltà. Penso alle architetture barocche di Lecce che imperlano d’appresso l’anfiteatro augusteo, oppure, nel cuore storico di Brindisi, alla Scalinata Virgiliana che conduce al porto, creando un indissolubile legame tra la terra e il mare. E ancora alle necropoli arcaiche di Norba a Conversano e agli straordinari insediamenti archeologici di Ginosa, Massafra e Mottola, testimoni di una profonda koinè (comunità) umana e culturale.

Taranto. Castello Aragonese (1492). Foto di Michele Zasa.
Il “Signore” degli anelli
L’Italia ha anche un altro primato oltre a quello culturale: è una delle nazioni che ha vinto più medaglie nella storia dei Gdm, grazie ad atleti come Pietro Mennea, Sara Simeoni, Federica Pellegrini, Vanessa Ferrari e tanti altri. E proprio la storia narra che era la fine del giugno ’97, a Bari si svolgeva la 13ª edizione dei Giochi del Mediterraneo e noi eravamo tutti con il fiato sospeso sperando che nella vicina Albania la cruenta guerra civile che stava sterminando migliaia di persone tra cui donne e bambini, finisse al più presto. Al Palaflorio di Bari un giovane atleta dallo sguardo vispo e dai capelli rossi affronta la gara agli anelli. L’esercizio ginnico è impeccabile, elegante, spettacolare, arriva in mondovisione a tutto il pianeta, ma prima ancora arriva ai nostri cuori. Lui è Yuri Chechi, è il “Signore degli anelli” ed ha appena vinto la medaglia d’oro.
E anelli sono anche i tre cerchi impressi sulla bandiera dei Gdm e raffigurati in fase d’immersione proprio nel mare: rappresentano i tre continenti che si affacciano sul Mediterraneo, Africa, Asia ed Europa. Essi simboleggiano l’auspicio che queste tre straordinarie culture e civiltà diventando immersive e dialogando tra loro siano unite e non divise dal mare. Ricordo ancora il mio incontro a fine gara con Yuri. Mi ero preparato tante cose da dirgli, ma l’amichevole stretta d’acciaio della sua mano e i nostri sorrisi di speranza dissero più di ogni altra cosa! Quei giochi del ’97 portarono la fine della guerra in Albania. La conta finale dei morti fu però terribile: 6.000 vittime secondo le fonti ufficiali, ma quando mi recai nella terra dell’aquila come volontario di pace, mi accorsi che lo sterminio era stato molto più vasto. Avevamo tutti sperato che quella fosse l’ultima guerra e invece dopo quasi trent’anni siamo ancora tutti con il fiato sospeso per un altro conflitto che sta insanguinando le sponde del Mediterraneo.

Taranto. Veduta del mare Ionio e dunque Mediterraneo. Foto di Michele Zasa.
Il countdown dei Gdm e soprattutto quello della storia vanno avanti e ancora una volta dipende da noi se allo scadere troveremo una civiltà interamente sterminata e un’altra perennemente dannata o vedremo gli atleti palestinesi e israeliani gareggiare insieme e stringersi la mano in riva al Mediterraneo.