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In profondità > Verso l'Assemblea del Focolari/5

La nostra storia

di Florence Gillet

Il binomio cuore del Carisma. La scomodità permanente di stare in euilibrio

Il carisma dell’unità mi pare di poter dire che si basi su binomi. Per i rapporti tra i membri: Individuo – Comunità, Libertà – Obbedienza, Unità – Distinzione, Unità – Trinità, Solitudine – Fraternità. Per la vita cristiana: Scelta di Dio solo – Primato del fratello, Solitudine – Fraternità, Castello interiore – Castello esteriore, Silenzio – Parola, Rapporto con Dio – Comunione fraterna. Per la vita apostolica: Dialogo – Evangelizzazione, Farsi uno – Verità, Profezia del mondo unito – Realtà cruda, L’Opera non cerca nulla per sé ma tutto per gli altri – L’Opera deve attuare lo Statuto, le sue linee di vita.

Questo poggiare su due termini apparentemente contraddittori non rende facile oggi camminare spediti. Rischiamo sempre di preferire uno o l’altro e di assolutizzarlo. A me sembra che Chiara Lubich abbia sempre tenuto insieme i due termini di questi binomi. E quando per qualche motivo contingente sembra aver privilegiato uno di essi, in altri momenti insiste sull’altro. Come per dirci: dobbiamo saper stare in tutti e due, nell’interferenza.

Lo sforzo di oggi mi sembra consista nel comprendere i termini di questi binomi come legati tra loro: non sono da opporre, non c’è un termine da privilegiare. C’è circolarità, mutua appartenenza, pericoresi. Non polarizzazione. Sarà lo Spirito Santo, l’Amore in Dio-UniTrinità, che ci farà trovare, nell’oggi della vita, il legame tra essi. E lo Spirito Santo ci darà non una vita tranquilla, ma la pienezza della libertà dei figli di Dio. «Lo Spirito Santo è il porro unum», scrive Chiara il 25 luglio 1949, è «l’unica cosa necessaria» (cf. Lc 10, 42), Egli che unisce i contrari.

Tutto questo ci rimanda al binomio-cuore del carisma: Gesù abbandonato – Unità, Gesù abbandonato – Risorto. L’abbiamo sentito dire da Chiara mille volte: non c’è unità – nel suo significato di gioia, pace, pienezza, rinascita – senza amore per Gesù crocifisso e abbandonato. Tale affermazione ha per fondamento biblico, tra l’altro, Paolo ai Romani: «Essere “con-morti” con Cristo per essere con lui “con-risorti”» (cf. Rm 6, 5).

Chiara ha sperimentato in prima persona che nell’abbracciarLo in ogni dolore fisico e spirituale, in ogni “disunità”, si fa un’esperienza sorprendente, di salvezza e risurrezione. È Gesù abbandonato-Risorto che ci dona lo Spirito Santo, il nostro porro unum. In Lui, dal quale zampilla lo Spirito, gli opposti si riconciliano. E sempre nel luglio 1949 scriverà: «Basta lo Spirito Santo (e la fedeltà a chi ha iniziato) per proseguire l’Opera».

Cosa significa per noi? Che siamo nel tempo e viviamo una realtà alla volta, a volte in polarizzazione con un’altra. Bisogna invece imparare a non privilegiare un termine, ma stare nell’equilibrio. Reinnamorarci di Gesù abbandonato che unisce i contrari. Questo richiede una kenosi [svuotamento] della mente che vorrebbe la sintesi, la “parola” unica, facile. E anche una kenosi del cuore che non s’impossessa spontaneamente di ciò che gli fa male. Questa kenosi, questa situazione scomoda che ci fa tenere presenti i due termini del binomio e dire “mio” ciò che mi fa male per amore dell’Abbandonato, è una grazia. Non abbiamo un’assicurazione sulla vita, dobbiamo camminare dietro a Cristo nell’attimo presente: questa “scomodità” ci permette di vivere di fede.

Una sfida affascinante, questa scomodità permanente. Solo così siamo “credenti”, siamo “seguaci”, e portiamo la luce Sua e non la nostra. «Lascia a chi ti segue solo il Vangelo»: il Vangelo che Chiara ci ha lasciato è seguire Cristo, essere credenti, rivivere il suo mistero pasquale, vivere da risorti. In una parola il nostro carisma è: Gesù Cristo. «L’ideale è Gesù», diceva Chiara in uno splendido discorso inedito del 1957.

Per comprendere chi siamo, abbiamo la nostra storia, la Storia dell’Ideale, da rivivere attualizzandola. Ma abbiamo anche un’altra storia, dolorosa e gloriosa, quella dei 16 anni in cui la Chiesa ci ha studiato, raddrizzato, a volte rinnegato, 16 anni in cui siamo passati dagli Osanna ai Crucifige, vissuti da Chiara e dalle prime e dai primi con un amore folle per Gesù abbandonato! Questa storia fa parte del nostro DNA. Ci ha segnato e continua a segnarci. È la nostra storia gloriosa. Non ci lamentiamo, anzi godiamo di poterla rivivere oggi, in un contesto diverso, ma nella stessa fede per il Figlio di Dio che [ci] ha amato e ha dato se stesso per [noi] (cf. Ga 2, 20).

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