Al centro delle celebrazioni di Durga Pooja sta la metropoli di Kolkata (l’antica Calcutta). Quest’anno la celebrazione, secondo il calendario indù, è prevista a partire dal 21 settembre, ma entra nel vivo il 28 per concludersi il 2 ottobre. Durga Pooja (preghiera e offerta alla divinità Durga) è normalmente celebrata con grande entusiasmo, soprattutto dagli indù bengalesi, ma è sentita in tutto il sub-continente indiano dalle comunità indù, e anche nella diaspora, in particolare negli Usa e in Canada.
Si tratta di una festa che, come altre in questa tradizione variegata delle religioni del sub-continente indiano, rappresenta il trionfo del bene sul male e onora il potere, la forza e la compassione femminili. Durante i giorni di festa, ai rituali religiosi e all’aspetto spirituale si uniscono anche espressioni artistiche molto vivaci e dai ritmi trascinanti. È comune costruire statue di terracotta della divinità (Durga) che sono poi trasportate in processioni variopinte nei vari quartieri delle città e all’interno dei villaggi. La celebrazione non è solo una questione culturale e religiosa di primaria importanza nel sub-continente, ma anche tradizionalmente un momento di coesione sociale, soprattutto a livello familiare, ma non solo. Infatti, sia nei villaggi che nelle città, un tempo le comunità di altre tradizioni religiose porgevano gli auguri agli indù, condividendo con loro il clima di festa e celebrazione.
Negli ultimi anni, tuttavia, soprattutto in Bangladesh, dove gli indù sono una minoranza, si sono ripetuti episodi di discriminazione religiosa, proprio in occasione della celebrazione di Durga-Pooja. Vari quotidiani sia indiani che di Dhaka hanno riportato il clima di tensione e il timore di attacchi da parte di fondamentalisti musulmani nei confronti della minoranza indù del Bangladesh. I seguaci della tradizione induista in questo Paese sono circa l’8% dei 180 milioni di abitanti, in stragrande maggioranza musulmani. Quest’anno, secondo alcune fonti locali, sono stati preparati più di 33 mila pandal (tendoni), all’interno dei quali sono poste le statue della divinità e si possono officiare le varie funzioni e celebrazioni. A questi, poi, si aggiungono tutte le celebrazioni all’interno di case private. L’intera comunità indù vive con una certa trepidazione per il pericolo di attacchi e atti vandalici e dissacratori da parte di frange estremiste musulmane. Infatti, secondo i rappresentanti delle comunità, su un totale di 64 distretti amministrativi (provincie) del Bangladesh, 30 sono stati identificati come vulnerabili ad attacchi di matrice fondamentalista islamica.
Dopo le violenze dello scorso anno, la situazione sembrerebbe migliorata, soprattutto grazie al fatto che il gruppo fondamentalista Jamat-e-Islami si è unito alla coalizione di maggioranza che attualmente governa ad interim il Paese. Con l’adesione alla maggioranza, Jamat-e-Islami sembra aver assunto una posizione moderata e ha assicurato alle minoranze indù che saranno compiuti sforzi per garantire che gli indù possano celebrare la loro più grande festa religiosa in modo sereno e pacifico. Alle dichiarazioni di questi giorni a livello locale si è aggiunta l’assicurazione del Presidente ad interim Mohammed Yunus che, da New York dove si trovava per partecipare all’assemblea delle Nazioni Unite, ha rivolto parole di assicurazione agli indù residenti nel Paese. In effetti, sono stati registrati alcuni episodi che fanno temere il ripetersi di tensioni e discriminazioni violente, ma non si può negare che siano state prese quante più misure possibili per evitare episodi gravi.
La tradizionale armonia fra le diverse comunità che ha da sempre caratterizzato il sub-continente indiano, negli ultimi decenni ha subito colpi che ne hanno minato le fondamenta. Sia il Pakistan (per quanto riguarda l’Islam) che l’India (con il fondamentalismo del governo Modi apertamente discriminatorio nei confronti dei musulmani) hanno determinato una progressiva escalation di intemperanze di carattere religioso anche in Paesi come Bangladesh e Nepal (di cui ho riferito la scorsa settimana).