Il suggerimento non è nuovo: tenere a disposizione dei contanti è una buona idea in caso di emergenze o crisi di vario genere. Lo aveva già detto Hadja Lahbib, commissaria europeo per la preparazione, la gestione delle crisi e l’uguaglianza, quando, nello scorso mese di marzo, aveva illustrato un kit di emergenza per sopravvivere per 72 ore, nell’ambito della Strategia di preparazione dell’Unione europea (Ue). D’altronde, il denaro contante è percepito come una riserva di valore tangibile e affidabile.
Lo ribadisce la Banca Centrale Europea, a seguito di uno studio nel quale ha analizzato l’impatto durante la pandemia di Covid-19, la guerra russo-ucraina, il blackout spagnolo lo scorso aprile e la crisi finanziaria greca tra il 2014 e il 2015. Lo studio serve innanzitutto all’Eurosistema, cioè al gruppo composto dalla Banca Centrale Europea e dalle banche centrali dei 20 paesi dell’Ue che hanno introdotto la moneta unica, per gestire i flussi di cartamoneta.
L’articolo del bollettino economico della Banca Centrale Europea ha un titolo evocativo: Keep calm and carry cash (mantieni la calma e portati i contanti), richiamando il noto slogan Keep calm and carry on (mantieni la calma e vai avanti), lanciato il Ministero dell’Informazione del Regno Unito nel 1939, per dare fiducia e coraggio ai cittadini prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. In sostanza, il suggerimento è chiaro: meglio tenere sempre a disposizione delle banconote per affrontare eventuali crisi.
Lo studio della Banca Centrale Europea mostra che la domanda di banconote in euro ha registrato una crescita sostenuta nonostante la continua digitalizzazione dei pagamenti avvenuta negli ultimi anni. Mentre la quota di contante nelle transazioni giornaliere è diminuita nell’area dell’euro, il valore della circolazione di banconote in euro è aumentato significativamente negli ultimi due decenni. Di fatto, il valore delle banconote in circolazione ha costantemente mantenuto una quota superiore al 10% del Prodotto Interno Lordo (Pil) dell’area dell’euro negli ultimi 10 anni, con un aumento temporaneo durante gli anni della pandemia di Covid-19 e una moderazione a partire dalla seconda metà del 2022 a causa dell’aumento dei tassi di interesse. D’altronde, un aumento della richiesta di denaro contante non si traduce in automatico nel suo uso.
È interessante osservare proprio ciò che è accaduto durante la pandemia di Covid-19, che, all’inizio del 2020, ha innescato un aumento straordinario e costante della domanda di banconote in euro, a significare l’importanza che i cittadini danno alla moneta contante in un periodo di prolungata incertezza. Infatti, alla fine del 2020, l’emissione netta cumulativa di banconote nell’area dell’euro era aumentata di oltre 140 miliardi di euro, rappresentando un aumento di oltre 85 miliardi di euro (oltre il 130%) rispetto all’aumento medio annuo di circa 55 miliardi di euro registrato negli anni precedenti la pandemia (2015-19). Anche nel 2021, la circolazione inusuale di banconote si è attestata a circa 55 miliardi di euro a fine anno, nonostante ci fosse stato un declino del loro utilizzo per le transazioni quotidiane, determinato da preoccupazioni per la salute, dai lockdown e dal repentino passaggio ai pagamenti online e contactless. Tutto questo significa che i cittadini detenevano personalmente una crescente quantità di moneta contante, senza utilizzarla.
Un altro caso di studio riguarda l’impatto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sull’emissione di banconote, dal febbraio 2022, che ha innescato un’impennata della domanda di denaro contante nei Paesi confinanti. Si tratta, in realtà, di una risposta comune alla pervasiva incertezza che i conflitti armati e le tensioni geopolitiche introducono in termini di stabilità istituzionale, capacità dello Stato e resilienza delle infrastrutture critiche. Indubbiamente, i timori di attacchi informatici russi alle infrastrutture digitali critiche, come quelle del sistema bancario, hanno fatto sì che i cittadini di Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Finlandia, Paesi confinanti con l’Ucraina o con la Russia, richiedessero maggiore quantità di banconote, con livelli di emissione che hanno raggiunto da 6 a 10 deviazioni standard al di sopra delle rispettive medie storiche, con un aumento del 36% nei soli primi mesi del conflitto. Del resto, anche i Paesi in cui gli istituti di credito sono significativamente coinvolti nel commercio internazionale di valute, come la Germania e l’Austria, hanno registrato un insolito eccesso di domanda.
È interessante osservare anche il caso del blackout nella penisola iberica ad aprile e l’impatto sull’uso della cartamoneta. Ovviamente, i cittadini non hanno potuto effettuare prelievi agli sportelli bancomat senza elettricità, effettuando quindi le spese necessarie in denaro contante, che, secondo uno studio della stessa Banca Centrale Europea del 2024, il 39% degli spagnoli tiene in casa a scopo precauzionale. Invece, dove i bancomat erano operativi, gli spagnoli hanno comunque prelevato denaro contante, certamente a scopo precauzionale. Comunque, il giorno successivo al blackout, si è assistito ad un incremento inusuale del prelievo di denaro contante, forse proprio per ricostruire quelle riserve domestiche intaccate.
Esemplificativa è, infine, la crisi del debito sovrano in Grecia, tra la fine del 2014 e la metà 2015, quando l’emissione giornaliera di banconote nel Paese ellenico è stata ben al di sopra del livello previsto in assenza della crisi, riflettendo l’elevata percezione del rischio da parte dei cittadini che domandavano contante per sentirsi al sicuro. Un picco particolarmente significativo si è verificato il 18 giugno 2015, in concomitanza con una riunione dell’Eurogruppo che non ha portato a un accordo per l’erogazione di fondi aggiuntivi alla Grecia, dove, in quel solo giorno, l’emissione di banconote ha superato i 300 milioni di euro.
In definitiva, lo studio della Banca Centrale Europea mostra che, accanto ad un sistema di pagamento digitale efficiente, sia necessario tenere vivo un sistema di denaro contante, a sostegno della resilienza in occasione di momenti di crisi. Certo, considerando la tendenza decennale di chiusura delle filiali bancarie e lo smantellamento dei bancomat, come questo sarà possibile è tutto da vedere.
Comunque, questo studio supporta la crescente consapevolezza, da parte delle autorità governative, che il denaro contante è una componente fondamentale della preparazione nazionale alle crisi. Sempre più banche centrali, ministeri delle Finanze e agenzie di protezione civile di diversi Paesi, infatti, raccomandano alle famiglie di mantenere una riserva di denaro contante per garantire le spese essenziali per qualche giorno.
Ad esempio, le autorità olandesi, austriache e finlandesi raccomandano ai propri cittadini di tenere a disposizione importi tra 70 e 100 euro per ogni membro della famiglia, con il fine di coprire le necessità essenziali per circa 72 ore. La Finlandia, inoltre, sta valutando l’introduzione di bancomat che funzionino anche in caso di blackout, mentre in Austria la banca centrale sta pianificando di gestire direttamente un servizio di distribuzione di denaro contante per i cittadini.
Secondo quanto dichiarato da Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, «le banconote e le monete in euro continueranno a svolgere un ruolo cruciale come mezzo di pagamento affidabile e riserva di valore sia all’interno dell’area dell’euro che all’estero: basti pensare all’evoluzione delle banconote in euro in circolazione». Se, attualmente, sono in circolazione 30,4 miliardi di banconote, per un valore di 1.600 miliardi di euro, «dopo aver raggiunto un livello di stallo a seguito dell’aumento dei tassi di interesse, che ha reso meno attraente per le persone detenere ingenti risparmi in contanti, queste cifre stanno nuovamente crescendo, attualmente a un tasso annuo del 2,3% in termini di volume e dell’1,7% in termini di valore». Volendo fare un paragone, «attualmente sono in circolazione banconote per un valore di quasi 5.000 euro per ogni cittadino dell’area dell’euro».