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Cultura > Serie tv

La quinta stagione di “The Chosen”

di Edoardo Zaccagnini

- Fonte: Città Nuova

Un fenomeno mondiale che ha la caratteristica di voler diffondere il messaggio cristiano più al largo possibile. Questa ultima serie arriva al racconto dell’ultima cena di Gesù

ph Tv2000

The Chosen ci conduce nel cuore della vita di Gesù, con una quantità di dettagli che nessun film, per quanto straordinario – e ce ne sono – potrà mai mettere sul tavolo. Sono circa 40, finora, le ore di racconto prodotte dalla serie, spalmate su 5 stagioni da 8 episodi ciascuna. L’ultima disponibile su Netflix dal 15 agosto scorso e sull’App The Chosen dal 28 settembre, e non siamo ancora alla fine, visto che l’intero progetto ne prevede 7, con il racconto della crocifissione, nella sesta, e della resurrezione di Cristo, nella settima stagione.

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È questo, dunque, un evidente elemento di forza del fenomeno (positivo) diretto da Dallas Jenkins e nato dal basso, col Crowdfounding, ma poi visto nel mondo, ad oggi, attraverso il passaparola e lo streaming, da oltre 280 milioni di persone. Ovvero questa capacità di allargare gli spazi della vicenda unitamente a un secondo elemento che rende efficace The Chosen: il fatto che gli autori tengano sinceramente al valore pastorale della serie, alla sua relazione con il sacro, con il messaggio cristiano. Mai, nelle puntate finora realizzate – tutte visibili anche su Netflix, con la prima e la seconda disponibili fino al 15 settembre on demand anche su Play2000 – si avverte l’allontanamento da questo sentiero, lungo la via degli ascolti, dei numeri, del successo.

Tutto, anche nella lentezza di certi passaggi di The Chosen, nella fotografia tanto curata quanto, a tratti, patinata, anche nella tendenza al pop della confezione generale, forma un ritratto articolato, costruttivo di Gesù. I dialoghi stessi, spesso molto densi, qua e là eccessivamente pianeggianti, contenuti negli ampi e caratteristici incisi della serie, vanno anche loro in quella direzione: nella possibilità di essere usati come spunto per un approfondimento, un ripasso, una riflessione in più – tanto per il credente quanto per il non credente – intorno alla storia, alla grandezza, all’importanza, alla verità di Cristo.

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Capitava nelle precedenti e avviene in questa quinta stagione, che mostra la settimana santa del Figlio di Dio e inquadra spesso, nel corso degli episodi, Cristo seduto a tavola tra i discepoli. Qui la fotografia è pittorica, cinematografica, valida costruttrice di spazi geometrici pastosi, austeri ed immersivi. Dal cenacolo, puntualmente, il racconto si dipana e torna a concedersi le sue digressioni: le soste sul contesto intorno a Gesù (sempre interpretato da Jonathan Roumie), sui personaggi intorno a lui, a partire dai discepoli.

Sono deviazioni dal discorso centrale, che sembrano diradarlo, affievolirlo, ma in realtà, alla lunga, con un po’ d’impegno dello spettatore, lo rafforzano, seppure richiedano, in alcuni casi, pazienza. Vale anche per le libertà espressive della sceneggiatura, sempre centripete rispetto al cuore della storia: il Redentore, il Salvatore.

The Chosen sa cambiare ritmo, inoltre, sa riaccendersi di azione, riguadagnare giri ciclicamente durante i suoi frammenti qui accumulati con la formula dei flashback: dalle sequenze del giovedì santo si torna all’ingresso di Gesù a Gerusalemme, non banalizzato, ma intriso di tensione, in una città nervosa, tesa, e alla successiva, drammatica, cacciata dei mercanti dal tempio.

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Si procede per i giorni della settimana santa, che porteranno alla Passione di Cristo e termineranno, dopo la focalizzazione di personaggi come Caifa, Pilato ed Erode Antipa, tra gli altri, ma ci sono anche Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, a Betania, oltre naturalmente ai discepoli, nell’orto del Getsemani, con l’arrivo dei soldati e il bacio di Giuda. A quest’ultimo viene dato ampio spazio nella stagione, secondo lo schema collaudato di The Chosen che lavorando sull’ingrandimento del paesaggio umano, religioso, storico e politico, concede voce e anima ai personaggi intorno al Messia, senza mai tradire lo spirito del Vangelo, cercando di metterlo in dialogo coi mezzi spaziali e gli schemi della serialità.

Di Giuda viene attraversata la confusione interiore, come si respira lo stato d’animo di Pietro, Matteo, Simone, Giuda e Tommaso, conquistati dalle parole e delle azioni del Nazareno, ma anche turbati, insicuri, preoccupati per la sua e la loro sorte. Uomini salvati dalla fede ma affaticati dall’umanità, alle prese con la loro fragile condizione. Di loro conosciamo i sentimenti, a volte recuperiamo il vissuto, la speranza che si unisce a quella di Maria Maddalena, personaggio al quale, dall’inizio, la serie dà spazio.

Insomma, The Chosen si conferma divulgativa, funzionale alla relazione sana col Vangelo, capace di interrogarci e in diversi passaggi di emozionarci con buone idee di scrittura e regia. Soprattutto, se ne respira la buona fede e, nella giungla di tanta serialità, scusate se è poco.

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