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Prendersi cura di chi si prende cura

di Chiara Andreola

È stato presentato a Udine il progetto “Care”, percorso teatrale espressivo per caregiver ideato e curato da Klaus Martini. Un modo fuori dagli schemi per sostenere chi si prende cura degli altri

Klaus Martini alla presentazione del progetto Care (foto da comunicato stampa – Eleonora Cuberli)

La figura del caregiver familiare, ossia di colui o colei che si prende cura di un familiare ammalato, sta assumendo una sempre maggior centralità nella nostra società: complice soprattutto l’innalzamento dell’età media e dei conseguenti bisogni assistenziali, si stima che siano oltre 7 milioni in Italia le persone in questa situazione. Se il tema dei diritti e delle tutele sotto il profilo legislativo – oggetto peraltro di un recente intervento dell’on. Ilenia Malvasi, della Commissione Affari Sociali della Camera – è evidentemente urgente, non è l’unico da prendere in considerazione: chi si ritrova immerso in un impegno totalizzante ha evidentemente bisogno anche di spazi di socializzazione, di rielaborazione di ciò che sta vivendo, di confronto con gli altri, di espressione del proprio vissuto.

È in questa direzione che va il progetto “Care”, percorso teatrale ed espressivo per caregiver, che prenderà il via a settembre alle porte di Udine. Ideato e curato dall’attore e formatore teatrale Klaus Martini, e organizzato e promosso dall’Associazione Zeroidee con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, prende le mosse dalla collaborazione artistica nata tra Martini e l’autrice teatrale Daniela Fattori, alle prese con la malattia invalidante del marito; e che ha così scritto il testo teatrale Briciole, che racconta appunto la quotidianità di una famiglia in cui ci si confronta con la visibilità. Questo testo è poi servito da base per sviluppare un percorso che unisce teatro, musica ed espressione corporea, grazie alla collaborazione della cantante Laura Giavon, e degli artisti di teatro e danza Nicoletta Oscuro e Hugo Samek.

Ma perché, tra i tanti modi in cui si possono sostenere i caregiver, pensare proprio ad un percorso artistico? «Quando mi sono trovato a lavorare con Daniela Fattori, e a confrontarmi sia dal punto di vista artistico che umano con la sua esperienza vendendola “dal di dentro”, mi sono chiesto che cosa potevo fare io come formatore di teatro e attore per intervenire sulle difficoltà che i caregiver affrontano – racconta Martini -. Sono naturalmente partito da una cosa in cui, visto il mio lavoro, credo fermamente: ossia che l’arte può offrire un grande supporto a livello sociale, perché in tutte le sue espressioni costituisce un linguaggio espressivo fondamentale per rielaborare ciò che ci accade. Così ho riunito un gruppo di lavoro trasversale, in modo da fornire, con le diverse forme d’arte, diversi strumenti per affrontare il proprio vissuto, a seconda di ciò che a ciascuno risulta più congeniale. Non dimentichiamo che i caregiver non sono persone che si prendono cura di chi soffre per scelta, ma perché si sono ritrovati in questa situazione totalizzante senza poter dire di no: si tratta di una condizione obbligata, nella quale c’è bisogno di avere spazi per socializzare, confrontarsi e rielaborare le difficoltà”.

Si va così dalla scrittura teatrale, modalità su cui già c’è una vasta esperienza come strumento di rielaborazione, per passare ai laboratori di espressione corporea e musica, che costituiscono tra l’altro veicolo di comunicazione non verbale – sensibilità che si affina nel rapportarsi con persone ammalate, che magari non hanno una capacità verbale piena.

Il progetto prevede una durata triennale così da avere ampio respiro, ed è per ora stato presentato il programma 2025. Oltre ai dieci incontri per caregiver, dal 2 settembre al 4 novembre 2025 (ogni martedì dalle 18 alle 20 presso Le(Serre, Strada dell’Artigiano 26, Campoformido – UD) ci saranno due momenti aperti al pubblico: il 17 ottobre alle 18.30 nella stessa sede andrà in scena lo spettacolo Briciolementre il 9 novembre dalle 10 alle 13 è prevista una tavola rotonda che coinvolgerà professionisti dell’ambito sociosanitario, educativo e artistico.

E per i prossimi due anni? «Non abbiamo ancora fatto progetti definiti, anche perché vogliamo “aggiustare il tiro” in base alle esigenze e al riscontro dei partecipanti in questa prima fase – spiega Martini -. Però le idee ci sono: ad esempio lavorare sul documentario o sul podcast, come forme condivisibili anche con altri. Ritengo poi sia particolarmente promettente il confronto che sta per instaurarsi con altri professionisti grazie alla tavola rotonda: anche loro potranno senz’altro contribuire alla definizione del programma dei prossimi due anni».

Il limite di partecipanti è stato fissato a 15, per poter garantire un clima di intimità e di ascolto. È possibile iscriversi fino al 23 agosto a prenotazioni@leserre.co, ed il laboratorio è totalmente gratuito. Le reazioni alla presentazione, assicura Martini, sono state buone, e non solo da parte dei potenziali partecipanti: «Mi ha colpito in particolare proprio la risposta dei professionisti, che hanno dimostrato interesse a conoscere questa tematica dal punto di vista artistico. E questo dialogo tra i “tecnici”, chiamiamoli così, e gli artisti, mi dà grande speranza per sviluppi futuri: chissà, magari ci sarà l’opportunità di pensare anche a percorsi per i caregiver formali, così che loro possano a loro volta fare da sostegno a quelli familiari».

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