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Persona e famiglia > Giornata mondiale dei nonni

Sentirsi nonni

di Daniela Notarfonso

- Fonte: Città Nuova

Il 26 luglio ricorre la festa voluta da papa Francesco. Un’occasione per apprezzare questi membri preziosi delle nostre famiglie. Proponiamo un articolo pubblicato sul numero 7/2025 della rivista Città Nuova

Sappiamo tutti che la nostra società sta invecchiando. Il dato positivo dell’aumento dell’aspettativa di vita – che gli ultimi dati Istat pongono a 85,5 anni per le donne e a 81,4 anni per gli uomini – è purtroppo controbilanciato dalla diminuzione del numero dei nuovi nati, che nel 2024 ha raggiunto la cifra di 370 mila. In generale il trend è positivo perché si assiste a un rallentamento dell’invecchiamento che, se alcuni anni fa veniva fatto iniziare dai 65 anni, ora ha spostato in avanti le lancette dell’orologio biologico arrivando a 75, secondo una proposta della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.

Questo dato però ha cambiato la percezione soggettiva delle persone, che non ne vogliono sapere di invecchiare. Le pubblicità di prodotti per anziani (dentiere e pannolini per l’incontinenza) presentano donne e uomini che ballano, fanno attività sportiva e indossano vestiti eleganti per serate romantiche. Decisamente un’immagine diversa rispetto a quella dei nonnini che avevamo noi quando eravamo piccoli. Un amico di famiglia a 50 anni è andato in crisi quando la figlia di 20 anni gli ha annunciato l’arrivo di un nipotino: «Io nonno? Sono troppo giovane». Eppure, quella era l’età alla quale anche i nostri genitori sono diventati nonni.

Senza troppo generalizzare, ci sono molti modi di vivere il proprio essere nonni, un ruolo che, al di là dell’età, è prezioso, importante, segna un passaggio, oltreché anagrafico, del patrimonio esperienziale e sapienziale della propria famiglia, delle tradizioni, delle radici che ci fanno ciò che siamo nel profondo del nostro animo. I nuovi stili di vita incidono molto nel tipo di relazioni nonni-nipotini: dai nonni che si fanno carico della quotidianità dei piccoli, mentre i genitori vanno a lavoro; a quelli che abitando lontani accolgono i bimbi durante le vacanze; oppure a quelli che si spostano per raggiungere figli e nipoti durante giornate più difficili, per incastrare tutti gli impegni di mamma e papà che si sono dovuti trasferire lontano dalla città natale; a quelli che danno un aiuto economico ai figli, ma non entrano direttamente nella routine quotidiana. In controtendenza, la diminuzione dei nuovi nati sta rendendo la possibilità di diventare nonni un’attesa più lunga.

Nella nostra attività nel consultorio, ci è capitato in diverse occasioni di toccare con mano la tenerezza e la forza del rapporto nonni-nipoti: molti sono infatti i bambini e i ragazzi che si rivolgono a noi per elaborare il lutto per la perdita di uno dei nonni. Si raccoglie, dalle parole di questi piccoli, un senso di disorientamento e di vuoto dovuto all’assenza di una figura centrale per la propria crescita; di una presenza che accoglie, custodisce, protegge, esprime complicità e qualche volta ammorbidisce qualche regola più rigida.

Non è secondario il ruolo dei nonni laddove si sperimenta la separazione dei genitori. C’è bisogno di un grande equilibrio per consentire che, anche dopo la rottura del legame coniugale, si mantenga stretto quello familiare. In questo caso i nonni assumono una funzione ancora più di rilievo perché, se riescono a stare fuori dal gioco di chi ha ragione e chi ha torto, riescono a dare stabilità in un momento di grande confusione, sicuramente per i più piccoli, ma anche per gli adolescenti che, grazie ai nonni, sperimentano che non tutta la bellezza della famiglia è persa e che è ancora possibile «provare la gioia dello scartare i regali tutti insieme il giorno di Natale», come ci aveva confessato un ragazzo di 16 anni che aveva cominciato a far uso di droga perché era l’unica cosa che gli desse quel senso di euforia che aveva sperimentato prima che i suoi genitori si separassero.

Quando presenti, sono i nonni che hanno il tempo per “stare” con i bambini, al di là delle cose da fare: giocare, fare merenda, raccontare storie (un aspetto prezioso e spesso sottovalutato), esserci. Aiutando i bambini a sperimentare rapporti semplici in cui ci si diverte stando insieme. In alcune famiglie, poi, il nonno o la nonna diventano il centro della casa, il cuore della relazione affettiva di figli e nipoti e, diventando bisognosi di cure, possono riceverne loro stessi anche dai nipoti in una sorta di inversione dei ruoli che sa di restituzione di un amore sperimentato, gratuito e fondante.

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