Avevo già scritto, alcuni anni fa, di una vicenda simile a quanto sta accadendo in questi giorni a Bangkok, ma niente in confronto a quello che si legge e si ascolta su media da circa 3 mesi: uno scandalo dopo l’altro!
Tutto è iniziato con il responsabile del tempio Wat Rai Khing, l’abate Phra Dharma Wachiranuwat, 70 anni e monaco buddhista da 57 anni: oggi si trova laicizzato ed in carcere con l’accusa di essersi messo in tasca, e aver poi trasferito ad una sua amica, 300 milioni di bath, l’equivalente di circa 10 milioni di euro (alcuni giornali parlano di 30 milioni): lei è una devota che il monaco conosceva e aiutava fin da quando era una giovane studentessa alla scuola del tempio.
Ma questo è stato solo l’inizio della bufera. La polizia, che si era introfulata nel tempio e teneva d’occhio Phra Dharma Wachiranuwat da circa 8 mesi, ha continuato l’inchiesta allargandola ad altri templi in Thailandia. Risultato, dopo due mesi di indagini: 13 monaci d’alto rango, responsabili di templi famosi a Bangkok e in altre province, hanno dovuto lasciare la vita monastica in tutta fretta, alcuni sono scomparsi e con loro decine di milioni di euro, improvvisamente spariti dai conti bancari dei monaci ed anche dalle casse di alcuni templi.
Le scoperte stanno continuando ed è già stato annunciato dai poliziotti incaricati di questa indagine (unica nel suo genere da decenni a questa parte), che altri monaci di rango molto elevato nella gerarchia buddhista, sono già nel mirino degli investigatori. I due filoni dell’inchiesta? Primo filone: soldi, tanti soldi, non registrati nelle casse dei templi oppure deviati in conti bancari personali dei monaci e di laici-laiche implicati nel gioco d’azzardo, nella vendita di lingotti d’oro, in costruzioni di templi e di strutture mai terminate, utilizzo senza autorizzazione di legname pregiato e protetto, e potremmo continuare per qualche pagina ancora! Insomma, crimini contro il patrimonio.
Secondo filone dell’inchiesta: un’altra giovane devota solo di templi ricchi e famosi (quelli che ricevono donazioni anche fino 30 – 40 mila euro nei giorni di grande festa), che negli ultimi 10 anni ha avuto rapporti sessuali con parecchi monaci, collezionando a loro insaputa più di 80 mila foto e 5 mila videoclip compromettenti, con finalità ricattatorie. Questo secondo filone si sta rivelando non solo un terremoto, ma un incendio che si alimenta con le vesti monastiche “buttate alle ortiche” da numerosi monaci che abbandonano la vita religiosa.
I poliziotti esigono che l’organo di controllo centrale dei monaci cooperi finalmente con i tutori della legge, cosa che non è mai accaduta negli ultimi decenni. Anzi, il controllo monastico si è spesso reso colpevole di coprire le malefatte. La polizia spinge per arrivare ad una vera ripulitura di tutti coloro che si sono macchiati di reati, e che continuano a “vestire il kesa arancione” pur avendo commesso peccati gravi contro il buddhismo e atti criminali.
A memoria d’uomo, una tale purificazione del monachesimo buddhista non era mai avvenuta: si invocano anche nuove regole, leggi, perquisizioni ed un nuovo organo di controllo (che la polizia ha già costituito) che colleghi tutti gli organi competenti e decisi ad aiutare coloro che diventano monaci ad essere fedeli e casti (i monaci, secondo la tradizione, emettono 227 voti).
Ho seguito attentamente indagini, trasmissioni ed interviste su questi casi, ed ho provato un profondo dolore interiore pensando a molti monaci e monache che conosco e stimo (nessuno di loro è stato implicato nelle indagini): li ho contattati al telefono per esprimere a ciascuno la mia vicinanza, da amico e da giornalista.
Anche oggi, un giovane ed una giovane laici e profondamente credenti, che vivono nel nord della Thailandia, mi hanno comunicato la loro sofferenza, unita però anche a tanta speranza: quella di poter ricominciare, dopo questa grande prova. “Ritorneremo a quello che il buddhismo è nella sua essenza: un’esperienza spirituale” mi ha detto lei, che ha vissuto e studiato a Loppiano, la cittadella del Movimento dei Focolari vicino a Firenze.
Personalmente ritengo che queste vicende ci pongano di fronte ad una profonda e autentica trasformazione, appena iniziata e in divenire. Non certo indolore. E tutti noi dobbiamo farci delle domande, cristiani compresi: qual è l’essenza della mia religione? Io sono cristiano, ma quello che accade ai miei fratelli e sorelle buddhisti non mi lascia indifferente: sono anche loro la mia gente.