Gianmaria e Maddalena hanno hackerato il sistema scuola. È comune che gli adolescenti trovino le falle del sistema scolastico italiano. Di solito, però, le operazioni di sabotaggio avvengono per scopi poco nobili, come saltare interrogazioni o passare prove scritte per le quali non si ha studiato. Il caso di Gianmaria e Maddalena, immediatamente balzato agli onori delle cronache, è diverso. Non hanno cercato l’italianissima scappatoia per ottenere un risultato senza sforzo, ma hanno avuto il coraggio di metterci la faccia con un deciso “no” a un sistema che reputano ingiusto.
Ingiusto perché non educa, cioè non tira fuori dai ragazzi quei talenti che nel frattempo ha aiutato loro a scoprire, ma insegna: tratta cioè l’alunno come una macchina in cui inserire un input e da cui ottenere un output, nella migliore ideologia turbo-tecnica che pervade le vite di tutti noi.
Quello della scuola è un mondo in cui troppi insegnanti, studenti e forse soprattutto le loro famiglie, ragionano come al supermercato o in fabbrica. Invece la vocazione della scuola è quella di insegnare a pensare. La sapienza, che del sapere è l’anima, è qualcosa che si scopre insieme – pur nella diversità dei ruoli e dell’autorità – imparando tutti gli uni dagli altri e gli uni con gli altri (alcune delle cose più importanti e più belle che ho imparato le ho imparate mentre le insegnavo). È un esercizio costante di auto-sovversione, di continua conversione del proprio modo di concepire il mondo, nell’esercizio costante della scoperta delle domande più importanti, quelle fondamentali.
Gianmaria e Maddalena, seguiti poi da Pietro, hanno portato allo scoperto un disagio. L’hanno fatto da giovanissimi e cioè in modo forte, sfondando la porta aperta di una crisi evidentissima agli osservatori e apparentemente invisibile per gli inquilini del Ministero dell’Istruzione e del Merito: ovvero la rottura del patto tra le generazioni. La riprova della frattura intergenerazionale e dell’incomprensione della rottura stessa è scolpita nelle parole del Ministro: i rei di sabotare il sistema saranno puniti con la bocciatura.
Ecco un’occasione persa: anziché mettersi in ascolto della realtà per cercare di discernere ciò che sta dietro le parole e la scelta audace di Maddalena, Gianmaria e Pietro, ecco arrivare la scure punitiva. Un’ulteriore riprova dell’incapacità da parte dei cosiddetti adulti di comprendere l’universo di giovani e ragazzi.
Si fa un gran parlare di crisi dei giovani, apparentemente sempre meno capaci di sopportare la frustrazione e la pressione della competizione. Poco o pochissimo si dice invece che la crisi è in buon parte degli adulti, che sono talmente fragili da non riuscire a sopportare il contraddittorio, da essere sempre meno in grado di mettersi all’ascolto, di dare fiducia a una generazione che essi tendono a infantilizzare cercando ansiosamente di controllarla affinché dia risultati che aumentino la loro (degli adulti) scarsa autostima.
Spero che fra pochissimi anni i tre ribelli non facciano le valige per un viaggio di sola andata destinato a incrementare l’emorragia di neolaureati italiani iscritti all’AIRE (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero). E al termine della Maturità 2025 mi chiedo chi siano veramente le persone mature. Mi pare che Maddalena, Pietro e Gianmaria siano quantomeno sulla buona strada.