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Cultura > Scuola

L’occasione sprecata di Valditara

di Tommaso Bertolasi

Tommaso Bertolasi, autore di Città Nuova

Anziché attivare una seria riflessione da parte del ministero, la vicenda dei maturandi che hanno boicottato la prova orale ha portato solo a misure punitive, che finiscono per nascondere una profonda crisi degli adulti

Giuseppe Valditara (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Gianmaria e Maddalena hanno hackerato il sistema scuola. È comune che gli adolescenti trovino le falle del sistema scolastico italiano. Di solito, però, le operazioni di sabotaggio avvengono per scopi poco nobili, come saltare interrogazioni o passare prove scritte per le quali non si ha studiato. Il caso di Gianmaria e Maddalena, immediatamente balzato agli onori delle cronache, è diverso. Non hanno cercato l’italianissima scappatoia per ottenere un risultato senza sforzo, ma hanno avuto il coraggio di metterci la faccia con un deciso “no” a un sistema che reputano ingiusto.

Ingiusto perché non educa, cioè non tira fuori dai ragazzi quei talenti che nel frattempo ha aiutato loro a scoprire, ma insegna: tratta cioè l’alunno come una macchina in cui inserire un input e da cui ottenere un output, nella migliore ideologia turbo-tecnica che pervade le vite di tutti noi.

Quello della scuola è un mondo in cui troppi insegnanti, studenti e forse soprattutto le loro famiglie, ragionano come al supermercato o in fabbrica. Invece la vocazione della scuola è quella di insegnare a pensare. La sapienza, che del sapere è l’anima, è qualcosa che si scopre insieme – pur nella diversità dei ruoli e dell’autorità – imparando tutti gli uni dagli altri e gli uni con gli altri (alcune delle cose più importanti e più belle che ho imparato le ho imparate mentre le insegnavo). È un esercizio costante di auto-sovversione, di continua conversione del proprio modo di concepire il mondo, nell’esercizio costante della scoperta delle domande più importanti, quelle fondamentali.

Gianmaria e Maddalena, seguiti poi da Pietro, hanno portato allo scoperto un disagio. L’hanno fatto da giovanissimi e cioè in modo forte, sfondando la porta aperta di una crisi evidentissima agli osservatori e apparentemente invisibile per gli inquilini del Ministero dell’Istruzione e del Merito: ovvero la rottura del patto tra le generazioni. La riprova della frattura intergenerazionale e dell’incomprensione della rottura stessa è scolpita nelle parole del Ministro: i rei di sabotare il sistema saranno puniti con la bocciatura.

Ecco un’occasione persa: anziché mettersi in ascolto della realtà per cercare di discernere ciò che sta dietro le parole e la scelta audace di Maddalena, Gianmaria e Pietro, ecco arrivare la scure punitiva. Un’ulteriore riprova dell’incapacità da parte dei cosiddetti adulti di comprendere l’universo di giovani e ragazzi.

Si fa un gran parlare di crisi dei giovani, apparentemente sempre meno capaci di sopportare la frustrazione e la pressione della competizione. Poco o pochissimo si dice invece che la crisi è in buon parte degli adulti, che sono talmente fragili da non riuscire a sopportare il contraddittorio, da essere sempre meno in grado di mettersi all’ascolto, di dare fiducia a una generazione che essi tendono a infantilizzare cercando ansiosamente di controllarla affinché dia risultati che aumentino la loro (degli adulti) scarsa autostima.

Spero che fra pochissimi anni i tre ribelli non facciano le valige per un viaggio di sola andata destinato a incrementare l’emorragia di neolaureati italiani iscritti all’AIRE (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero). E al termine della Maturità 2025 mi chiedo chi siano veramente le persone mature. Mi pare che Maddalena, Pietro e Gianmaria siano quantomeno sulla buona strada.

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