Recentemente ho incontrato Rosanna Brusadelli, che conosco da molti anni. Ormai in pensione, nel 2018 ha osato recarsi a Gerusalemme, il pellegrinaggio più lungo del mondo, dove è arrivata il 7 gennaio 2020. Attraverso il suo diario ha fatto partecipi i suoi amici e la sua famiglia delle sue esperienze uniche, degli ostacoli e dei meravigliosi episodi di provvidenza.
Vivace, autentica, fa impressionanti incontri con persone e culture diverse. In poche parole, afferma, «pellegrinare apre cuore e intelligenza alle cose più importanti!». Ho deciso di intervistarla in questo momento di dolore e guerre nel Medio Oriente, ad un anno della pubblicazione del suo libro A piedi verso Gerusalemme (ed. Neue Stadt).
Rosanna, so che sono tante le cose che hai vissuto. Ti chiedo qualche pennellata, anche se il desiderio sarebbe quello di tradurre il tuo libro che mi ha affascinata e a volte mi sono sentita in cammino con te. Cosa ti spinge a fare questi pellegrinaggi?
Devo dire che ho scoperto il senso dei pellegrinaggi dopo che un’amica mi ha invitata ad andare a Santiago de Campostela. Solo con il tempo ho preso coscienza che non si tratta di fare tanti chilometri, ma di fare un percorso interiore. Santiago è stata per me una profonda esperienza che non mi ha più lasciata, e così per dieci anni ho sfruttato le mie vacanze raggiungendo vari luoghi in Francia, in Spagna, in Norvegia… e pian piano mi è nata la pazza idea di andare a Gerusalemme.

Rosanna Brusadelli durante il suo pellegrinaggio a piedi verso Gerusalemme.
Che percorso hai fatto?
All’inizio mi son posta tante domande!: A Gerusalemme? A piedi? Come donna, sola? Non sarà troppo pericoloso? 11 mesi, 5.000 chilometri a piedi attraverso 12 Paesi? A 65 anni sarò in grado di farcela mentalmente e fisicamente, affrontare strapazzi, imprevisti? Chi incontrerò? Dove troverò alloggio? La strada? Mi perderò? Ci sarà qualcuno con cui potrò partire? Ci ho provato, ma nessuno era disponibile.
Allora come hai osato partire?
Una mattina, al lavoro, era come se una voce interiore mi dicesse: “Abbi fiducia! Affidami i tuoi progetti. Sono con te e ti guiderò!”. Ho realizzato in quel momento come mi ero lasciata imprigionare dai miei pensieri. Ho giunto le mani e ho affidato tutto al Cielo. Mi sono liberata e piena di gioia e certezza mi sono preparata, sapendomi nelle mani di Dio. Ciò che sarebbe avvenuto non mi preoccupava più.
Ho trovato su Internet 4 fratelli pellegrini a Gerusalemme con le loro interessanti e commoventi storie. Giovanni, uno di loro, mi ha aiutata durante il percorso con molti consigli utili via Internet… Già alla partenza, lui mi ha subito invitata a passare la notte nell’alloggio del pellegrino una volta arrivata in Austria. Così l’ho conosciuto personalmente e abbiamo parlato molto.
Questa avventura mi ha mostrato che una grande forza viene vivendo il “momento presente”. La strada mi ha aperto il cuore per le novità e per lo sconosciuto. Tanti pregiudizi sono crollati. Davanti a me non c’era più gente straniera, ma fratelli e sorelle. Gli incontri con le persone e le loro diverse culture.
Allora partiamo Rosanna?
Non posso prima di partire non andare a salutare la mia mamma, che mi sostiene e gioisce per la mia iniziativa. Poi vado ad Einsiedeln, il grande santuario mariano svizzero, per mettere tutto sotto la protezione di Maria. Così, dopo i primi 13 chilometri, raggiungo l’Austria e oltre i 1.800 metri supero un passo e approdo in Tirolo. Interessante, all’altezza del passo non riesco a crederci quando sulla freccia che indica la strada da seguire vedo la scritta: “Gola Rosanna”. Questa Rosanna diventa la mia amica fedele, solo a Belgrado, in Serbia, le strade si separeranno.
Attraverso ripidi sentieri con la scritta “pericolo di caduta di pietre”; riesco ad arrivare sana e salva alla fine del sentiero e trovo di nuovo uno sbarramento con la scritta “deviazione” di due ore di cammino. Sono stanca dopo tanti chilometri e non ce la faccio più a fare ancora due ore di cammino. Mi avvio lungo una recinzione nella speranza di trovare un passaggio ed ecco: attraverso una feritoia, attraverso un ruscello. Chissà dove arriverà, penso salendo un’altura. Da lì vedo un alto portone chiuso. Certamente è l’uscita, ma è impossibile per me arrampicarmisi. Mentre penso al da farsi, sento il rumore di un motore. È un camion che va verso il portone. Corro il più possibile per arrivare prima che il portone richiuda. Sono felice dopo così tanti ostacoli.
È domenica e, giunta al paese, inizia una messa all’aperto davanti ad una cornice di montagne maestose. Rimango e prego insieme alla comunità, partecipando alla processione di due ore con gruppi di persone in costume tradizionale, bandiere e canti. Mi sento, con il mio sacco sulle spalle, un essere esotico fra persone così eleganti. Ma sembra che nessuno si senta disturbato.
Prima di riprendere il cammino passo dal duomo di Innsbruck, dove posso ricevere il timbro di pellegrina. Dopo un faticoso giorno caldo, arrivo a Vomp. Il parroco del villaggio mi apre la porta e mi riceve cordialmente. Mi indica la stanza dei giovani dove posso pernottare e mi mette in mano un buono per la cena nel ristorante vicino, e anche per la colazione del giorno seguente.
Quando voglio pagare rifiuta e dice: “Un padrenostro e arrivederci!”. Resto senza parole.
L’accoglienza del sacerdote e di tante persone che hai incontrato nel viaggio è stata segno della provvidenza che ti ha guidata anche attraverso luoghi pericolosi…
È vero, io stessa ne rimanevo fortemente impressionata.
Scrive Rosanna nel suo diario:
«…una corta statistica: 180 km nella Macedonia del nord, 400 km in Grecia, 1.040 ora in Turchia. Da Sofia 160 km. Con gratitudine guardo ad ogni passo, mentre mi aspettano ancora 1.250 km, dei quali 1.000 in Turchia. Alcuni giorni fa ho ricevuto la notizia che la città di Konya con milioni di abitanti, distante 21 giorni di tappe, non è sicura, con cartelloni propagandistici contro i cristiani. Spesso prego per le necessità che tanti mi hanno affidato, e prego Dio di farmi incontrare qualcuno che mi accompagni per non essere là da sola come pellegrina.
So che è una richiesta audace, perché in tutti questi mesi non ho incontrato un solo pellegrino. Però se è nella sua volontà, chi sa? Lui mi condurrà. In Turchia non esistono stradine per passeggiare, a parte una signora oggi non ho incontrato nessuno. Ho ancora dell’uva che un contadino mi ha offerto che mi dà energia per i chilometri in salita, a 1.600 metri sul livello del mare.
In un locale prendo del tè e faccio il pic-nic. Mi fa bene la pausa prima di salire ancora per 400 metri. Passo dopo passo mi trovo improvvisamente, dopo una curva, sul versante opposto un sentiero scivoloso, esposto e così stretto da far passare solo due scarpe. Mi si ferma il fiato e per un momento mi prende il panico. Se qui cado o scivolo e mi ferisco cosa succede? Qui non posso raggiungere nessuno neanche con il cellulare, prima che arrivi un altro pellegrino può passare un mezzo anno. Ad alta voce mi dico: “Abbi fiducia anche ora, sei guidata, vai semplicemente!”. Il cuore ha smesso di pulsare forte. Con attenzione vado avanti e il sentiero diventa più largo. Respiro a fondo e guardo il Cielo per ringraziare…
Quando arrivo da Cem, il cui indirizzo mi è stato fornito da Giovanni, trovo un cartello di benvenuto alla porta. Sono commossa. A casa sua mi trovo subito in famiglia. Cem ha un negozio e gli chiedo se ha del pane integrale. “No, ma qui vicino c’è un negozio dove lo troveremo”. “Non importa”, gli dico. Ma dopo poco mi ritrovo in macchina con lui e in venti minuti raggiungiamo una città, e questo solo per il pane!… che poi non vuole che lo paghi, ci pensa lui. Lo ringrazio e lui guarda in alto e dice: “Sono solo la mano di Allah!”. Grazie, Cem…
Il giorno dopo, alla partenza, Cem mi mette in mano una busta dove è scritto: “Rosanna, aprila solo dopo un’ora”. Grazie per così tanto Amore. Apro la busta dopo un’ora… c’è scritto: “La mano di Dio e una banconota”. Devo combatte per reprimere le lacrime tanto sono commossa e spontaneamente prego per queste persone così care».
Potrei raccontarti ancora tanti fatti in cui ho sperimentato accoglienza, generosità. Persone disposte a cedermi il loro letto per farmi riposare bene, inviti spontanei a sedermi con loro a mangiare ciò che di meglio avevano, come fossi un membro della famiglia. Quasi ad ogni nuova partenza mi sono ritrovata con pic-nic già pronto e con il cuore gonfio di commozione nel salutare persone che amano senza interesse, sia cristiani che musulmani. A volte mi hanno affidato di pensare a persone malate o in difficoltà.
In ogni Paese, anche in quelli che mi sono stati dipinti come pericolosi, ho incontrato tanti fratelli e sorelle, apertura, interesse per la mia iniziativa. Momenti indimenticabili di rapporti profondi con bambini, imam, ragazzi e ragazze. I pregiudizi sono veramente superflui quando il cuore è aperto al dialogo…
Rosanna, pensi ancora di intraprendere nuovi pellegrinaggi?
Sì, vorrei andare a Roma ancora una volta perché siamo nell’Anno santo e ne sono attirata.
Grazie veramente per così tanti momenti commoventi e una fede così salda, che è stata la forza che ti ha fatto superare tanti ostacoli per giungere fino alla Patria terrena di Gesù e, come mi hai detto tu, «ripensandoci mi dico che è stata una pazza idea! Ma mi ha arricchita, fortificata nella fede nel Padre e portata a guardare a ogni avvenimento, semplice, difficile, doloroso, con occhi diversi, con fiducia. In poche parole, ad apprezzare ogni persona, ogni posto ricco o povero con gratitudine e rispetto».