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Piccolo è bello

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

Una visita al Museo Diocesano di Cortona, con capolavori da scoprire. Da Angelico a Signorelli a Vasari.

Museo Diocesano di Cortona. Foto di Mario Dal Bello

Come è bella l’etrusca Cortona arrampicata sulle pendici del monte, con la chiesa mariana costruita da Francesco di Giorgio Martini nel verde della costa, a pianta centrale: il rinascimento puro in architettura. Su nel centro storico, visitato da turisti di lingua inglese e francese, si scopre il museo diocesano nell’ex chiesa dei Gesuiti, accanto alla cattedrale, affacciata sul balcone che dà nella vallata amplissima. Si respira, da subito.

E si respira all’interno ricco di opere preziose, dal senese Sassetta all’eccentrico Bartolomeo della Gatta, la cui Assunzione (1475 circa) vede i santi Benedetto e Scolastica in vesti bianchissime che sono un prodigio tecnico nel loro candore. 

Ma questo è poco di fronte a Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico. L’ Annunciazione (1436 circa) ci commuove solo osservando la veste dorata dell’angelo biondo, una veste di seta viola che trascolora in rosa con passaggi luminosi sottilissimi: sembrano soffi dello spirito. È un trionfo del colore, bello, pulito e certo del sentimento con la Vergine ragazza in rosso e blu sotto un esile portico brunelleschiano. Mistero, senso del paradiso, dolcezza senza fine. Con Frate Giovanni il paradiso è sempre presente: ineffabile. Pure nel paesaggio della Visitazione nella predella. Frate Giovanni dipinge una veduta da Cortona: le balze, i colli, il lago Trasimeno, l’aria azzurrina dell’alba, torri e castelli sparsi e radi che rendono ancora magico il panorama, nonostante la furia edilizia.

E lui, l’Angelico, sorprende ancora, perché nel polittico del 1438 con la Madonna e i santi si resta stupefatti di fronte al vaso di rose turgide e lucenti sul marmo: capolavoro nel capolavoro.

Museo Diocesano di Cortona. Foto: Mario Dal Bello.

Quando si passa nella sala dedicata al cortonese Luca Signorelli, il grande autore degli affreschi apocalittici nel duomo di Orvieto che insegnarono anche a Michelangelo, restiamo colpiti dalle tavole sue estreme. Da due, in particolare. Il Compianto del 1502 sul Cristo morto è commovente e mesto: anche il pittore ha appena perso il figlio. Infatti, l’onda dolorosa ci prende e pervade le figure solide dalle tinte marcate con il timbro della dignità e della nobiltà della sofferenza accolta con la fede, come mostra lo splendido dettaglio del lago Trasimeno. La medesima compostezza appare nella Comunione degli Apostoli (1512) con un curioso dettaglio: Giuda torvo che si ficca in tasca l’ostia consacrata… Tutto inserito in una architettura classica, raffaellesca, ma di Raffaello più fiera e virile.

Fra le altre meraviglie spicca il ciclo affrescato su disegno del Vasari (1555) nell’Oratorio del Gesù: scene bibliche grandiose, spunti michelangioleschi e delicatezze coloristiche come nella volta la scena della Trasfigurazione.

Meraviglie – e sono solo alcune – di un tesoro museale già noto ai turisti stranieri, ma che merita la visita e la cura anche da parte del Belpaese.

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