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Donald Trump incontra 5 presidenti africani

di Armand Djoualeu

- Fonte: Città Nuova

Donald Trump incontra cinque presidenti africani a Washington dal 9 all’11 luglio 2025. È il primo incontro del presidente Trump con capi di Stato africani dopo il suo ritorno alla Casa Bianca nel gennaio 2025. È, in un certo senso, un mini-vertice Usa/Africa. I Paesi selezionati dal presidente Usa sono cinque su cinquantaquattro!

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump parla ai suoi sostenitori dopo aver firmato una nuova legge su tasse e immigrazione durante una cerimonia alla Casa Bianca a Washington, DC, USA, il 4 luglio 2025. Foto: EPA/BONNIE CASH / FOTO POOL POOL via Ansa

Questo incontro a Washington con 5 presidenti di Paesi africani ha in realtà tutta l’aria di uno scambio con i capi di Paesi che sono partner strategici su questioni relative ai minerali critici e alla sicurezza marittima nel Golfo di Guinea.

I leader di Senegal, Gabon, Guinea-Bissau, Mauritania e Liberia saranno ricevuti dal presidente Donald Trump. Dei cinque Paesi, solo la Guinea-Bissau non rientra nell’elenco dei 25 Paesi africani a cui l’amministrazione statunitense potrebbe imporre un nuovo “divieto di accesso”, ovvero la sospensione del rilascio dei visti.

Mentre durante il suo primo mandato (2017-2021), Trump aveva emarginato i Paesi africani, che aveva descritto, insieme ad Haiti, con epiteti irripetibili, ora sembra aver cambiato rotta invitando alla Casa Bianca cinque capi di stato africani. Ma perché invitare i presidenti di queste cinque economie relativamente piccole? È sorprendente, ci si sarebbe aspettati un invito ai soliti Paesi, grandi economie come il Sudafrica o la Nigeria. L’attenzione principale sarà invece rivolta alle opportunità commerciali. In effetti, i cinque Paesi invitati possiedono risorse del sottosuolo piuttosto ricche, comprese le terre rare, che interessano gli Stati Uniti.

Un portavoce di Trump ha spiegato la scorsa settimana che il presidente ritiene che questi Paesi africani offrano incredibili opportunità commerciali, vantaggiose per la principale potenza mondiale ma anche per i suoi partner africani. Ousmane Sene, direttore del West African Research Center (Warc), ritiene che dietro la scelta dei cinque capi di stato africani ci sia il desiderio piuttosto evidente di accedere alle risorse minerarie disponibili in questi Paesi. «Non dimentichiamo che il Gabon è il principale produttore mondiale di manganese – ha detto Sene –. Ci sono altri minerali di cui l’industria americana ha bisogno, dall’uranio alla bauxite e altri minerali. C’è anche il fatto che molti di questi Paesi sono produttori di petrolio e gas». 

Il Gabon possiede petrolio, manganese, uranio, oro e terre rare. La Guinea-Bissau possiede fosfati, bauxite, petrolio, gas e oro. La Liberia, da parte sua, ha giacimenti di oro e diamanti scoperti vicino al confine con la Sierra Leone. Anche la Mauritania possiede minerali di ferro, oro, rame, petrolio, gas naturale e terre rare. Infine, il Senegal possiede giacimenti di petrolio e gas, oro, fosfati e terre rare. 

Babacar Diagne, ex ambasciatore senegalese a Washington, ritiene che la nuova amministrazione statunitense abbia cambiato la sua percezione dell’Africa. Inoltre, improvvisamente mostra il desiderio di stabilire partnership vantaggiose per tutti. «Le discussioni si concentreranno anche sulle questioni di sicurezza nel Golfo di Guinea, una sfida importante per la stabilità regionale e internazionale», ha osservato la presidenza gabonese, considerando l’incontro «un’opportunità strategica per rafforzare le relazioni bilaterali e discutere di partnership sui minerali critici».

Ma per Zakaria Ould Amar, consulente internazionale mauritano, le priorità di Donald Trump risiederebbero anche altrove, nell’ospitare questi cinque Paesi africani. L’esperto mauritano spiega che «questi Paesi di recente, nel 2023 e nel 2024, hanno “esportato” ingenti contingenti di migranti clandestini verso il Messico». Quindi, decine di migliaia di cittadini africani sono in questo modo entrati negli Stati Uniti. E c’è anche un problema di narcotraffico, che sta crescendo significativamente in queste zone dell’Africa occidentale.

E ancora: il vertice di Washington si terrà mentre il presidente statunitense minaccia il mondo intero, compresi i Paesi africani, con i dazi doganali. Come se non bastasse, Trump ha anche tagliato i programmi di aiuti internazionali, con pesanti conseguenze per il continente africano. Questo vertice ridotto con i cinque Paesi africani avverrà anche pochi mesi prima del rinnovo condizionale dell’accordo commerciale Agoa, previsto a settembre. L’African Growth and Opportunity Act (Agoa), un accordo in vigore da 25 anni, in scadenza, che garantisce ad alcuni prodotti africani l’accesso al mercato statunitense senza dazi. Si dice infine che un vertice più ampio tra Stati Uniti e Africa si potrebbe svolgere molto presto, anche alla fine di questo mese.

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