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Attacco a von der Leyen

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

Il Parlamento europeo voterà una mozione di sfiducia contro la Commissione europea.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, 8 luglio 2025. Foto: EPA/Guillaume Horcajuelo via Ansa

Era dal 2014 che la Commissione europea non subiva una mozione di censura, cioè il voto di sfiducia da parte del Parlamento europeo, quando alla sua guida c’era il lussemburghese Jean-Claude Juncker, coinvolto in uno scandalo finanziario che però lo riguardava quando era stato primo ministro del suo Paese.

Accadrà nuovamente, invece, questo giovedì, all’esecutivo europeo guidato da Ursula von der Leyen, dopo che 76 eurodeputati hanno presentato una mozione di fiducia che, secondo le norme europee, colpisce il collegio dei commissari europei nella sua interezza. Il drappello dei contestatori è capeggiato dall’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea, del gruppo dei Conservatori e riformisti, che ha lanciato una serie di accuse contro von der Leyen, a partire dal cosiddetto Pfizergate, in riferimento alla vicenda dello scambio di messaggi di testo privati con il capo del produttore di vaccini Pfizer, quando von der Leyen era impegnata a trovare vaccini per circa 450 milioni di cittadini europei durante la pandemia, l’uso improprio di fondi europei e l’ingerenza nelle elezioni in Germania e Romania.  

Durante il dibattito tenutosi lunedì a Strasburgo, Ursula von der Leyen ha attaccato i partiti sovranisti, dicendo che «non possiamo mai permettere che gli estremisti riscrivano la storia», osservando che «non dovremmo farci illusioni sulle minacce che la nostra democrazia affronta; siamo entrati in un’era di lotta tra democrazia e illiberalismo», mentre «vediamo la minaccia allarmante dei partiti estremisti che vogliono polarizzare le società con la disinformazione». D’altronde «non c’è prova che abbiano delle risposte, ma c’è ampia prova che molti sono sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove», laddove «questi sono movimenti alimentati da cospirazioni, dai no-vax agli apologeti di Vladimir Putin».

In realtà non ci sono rischi per la tenuta dell’esecutivo targato von der Leyen, perché i partiti che fanno parte della cosiddetta maggioranza Ursula (Socialisti & Democratici, di centrosinistra, il Partito Popolare Europeo, di centrodestra, e i liberali di Renew Europe), almeno sulla carta, la sostengono. Eppure, non mancano i malumori tra le loro fila, per motivi diversi: dalle retromarce sul Green al decisionismo sul piano di riarmo, fino alle preoccupazioni per il prossimo bilancio di lungo termine dell’Unione europea (Ue). I socialisti e Democratici potrebbero però astenersi. 

Per essere approvata la mozione dovrebbe essere sostenuta da due terzi dei votanti, e i gruppi di minoranza non raggiungono un numero sufficiente di voti. Gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle hanno annunciato il voto di sfiducia, così come quelli della Lega. Invece, il problema si pone per gli eurodeputati di Fratelli d’Italia, partito che ha espresso il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto: voteranno o meno la fiducia alla Commissione europea? Per ora, proprio la spaccatura all’interno della minoranza e negli stessi partiti sovranisti sembra essere l’unico risultato tangibile della mozione di censura. Chi vivrà vedrà! 

Nel frattempo, l’Ue sta combattendo la battaglia dei dazi con gli Stati Uniti d’America. Sebbene l’amministrazione americana guidata da Donald Trump abbia deciso di prorogare di tre settimane la scadenza per l’applicazione dei dazi, fissata finora al 9 luglio, l’Ue è ormai consapevole del fatto che dovrà accettare almeno una tariffa minima del 10%, provando ad abbassare le tariffe su alcuni prodotti e a introdurre delle quote. Anche in questo caso, chi vivrà vedrà.

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