Sono fresco reduce di un’esperienza che mi ha impressionato notevolmente. Durante un viaggio che mi ha portato in alcune città dell’India e a Singapore, ho partecipato nella città-Stato, attualmente uno dei Paesi più progrediti al mondo, alla terza edizione della International Conference on Cohesive Societies (Iccs), che ha raccolto circa 1.200 delegati da molte parti dell’Asia e anche da vari angoli del mondo. La realtà presente alla Conferenza non era variegata solo per la provenienza nazionale – erano una cinquantina i Paesi rappresentati –, ma anche per l’appartenenza religiosa, oltre che per la varietà generazionale ed occupazionale. Erano, infatti, presenti persone di diverse età – di cui molti giovani, anche studenti –, accademici, imprenditori, operatori sociali e animatori di Ong. Si notava la presenza di ministri di culto religioso di diverse tradizioni (taoisti, buddhisti di diverse correnti, indù, altre religioni asiatiche e cristiani di diverse chiese), fra i quali un’amica rabbina argentina.
Al di là della prima impressione – quella della solita e scontata mega-conferenza organizzata in uno dei più lussuosi hotel di Singapore –, l’iniziativa ha costretto a un europeo come me – che ha però vissuto per 30 anni in Asia – ad un inevitabile confronto con la realtà del nostro continente e in particolare dell’Europa – occidentale, se vogliamo – nella quale sono da tempo tornato a vivere.
ph R. Catalano
Queste tre settimane in Asia – in particolare nella conferenza a Singapore – mi hanno messo di fronte a un mondo che guarda al futuro. Sì, futuro: prospettiva ormai annebbiata nella mente e nella prassi dell’uomo e della donna d’occidente, anzi si potrebbe forse azzardare ormai aliena al Dna occidentale. Quelle che hanno affollato la sala del Raffles Centre di Singapore erano persone interessate e impegnate a discutere modi per affrontare positivamente le sfide attuali, al fine di costruire un’armonia sociale che richiede impegno serio e costante nel tessere coesione fra individui e gruppi, mai facile e tuttavia oggi fondamentale, e, soprattutto, necessariamente sostenibile. L’impegno era già iniziato in epoca pre-Covid: la prima conferenza Iccs fu convocata, infatti, nel 2019, e il governo della città-Stato di Singapore se ne era fatto promotore anche quella volta. Come frutto di quel primo passo, sono stati presentati i risultati di un Radar-Report realizzato da alcuni studiosi sullo stato attuale della coesione sociale nei 10i Paesi dell’Asean. Non è, ovviamente, la prima volta che si realizzava uno studio del genere, ma, stranamente, i precedenti studi avevano sì esaminato i Paesi del Sud-est asiatico, tuttavia trascurando il forte impatto sulla coesione sociale nella regione esercitato da fattori/sfide come le identità etniche, religiose e linguistiche. Gli stessi autori della ricerca hanno riconosciuto pubblicamente che si tratta di un lavoro in progress, che tuttavia ha messo in evidenza quanto il costruire una società coesa, sebbene mai facile, sia percepito ormai come un elemento imprescindibile per vivere un futuro migliore. In questa parte del mondo particolarmente sensibile all’armonia sociale, come detta l’ascendenza confuciana, la coesione sociale è infatti sollecitata da molteplici sfide epocali. A differenza di altre parti del globo, tuttavia, cresce la coscienza che una migliore comprensione della natura della coesione sociale all’interno della regione contribuirà a definire le politiche e le iniziative governative volte a individuare processi di crescita coesiva positiva.
