E così a 62 anni Pitt si rinnova, rimane atletico – anche se in primissimo piano il viso mostra gli anni -, ribelle, egocentrico e generoso. È l’ex star della Formula l Sonny Hayes, vittima a suo tempo di un incidente ed anche di una condotta guerriera che lo ha portato ai margini e che ora ritenta la rimonta. Solo che c’è una giovane stella in ascesa, Joshua (Damson Idris), con il quale va male sin dal principio. Il motivo è semplice: entrambi non sono abituati a lavorare in squadra, sono individualisti; e poi il giovane fa la star mediatica, disprezza Pitt che viene trattato da “vecchio”.
Competizione adrenalinica perché le riprese corrono insieme alle auto sfreccianti, alle gare tumultuose, ai conflitti interpersonali, agli imbrogli e agli incidenti. L’interessante – su cui gioca il film – è che in Formula 1 il tuo compagno di squadra è anche il tuo avversario. Un mondo difficile all’interno, per nulla poetico. Di qui rabbia e ripicche nella scelta di dover lavorare insieme per una vittoria comune e per il bene dell’azienda da salvare, guidata da Javier Barden, addirittura.
Come finirà? Bisogna vedere il film.
Naturalmente il prodotto è americano, e allora: corse a perdifiato, scontri, amori rapidi e intensi, e l’eroe Pitt che in fondo è generoso e accetta di lavorare in squadra, fa anche amicizia con il giovane, anche se è un lupo solitario. Certo, oggi ci deve essere un attore di colore – la giovane star-, una donna nella squadra perché l’America è una democrazia(?!). Ma Pitt rimane l’uomo che si fa da sé, che muore e risorge dopo ogni sconfitta, biondo e tatuato e sempre guerriero di fronte a tutti. Nonostante tutto, il messaggio è chiaro: dopo ogni incidente della vita, se ti lasci aiutare, vinci.
Godibile e rapido, il filmone dalle sequenze mozzafiato e dagli attori giusti e perfetti va bene per tutti. In questo genere di film gli americani ci sanno fare per davvero, con il loro gusto per l’epica.