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Interrotti i rapporti con Israele fino all’arresto delle ostilità

di Luigi Laguaragnella

- Fonte: Città Nuova

Wael Al-Dahdouh, giornalista gazawi, ha ricevuto il premio europeo della stampa in occasione dell’European Press Prize Award, tenutosi a Bari

Manifestazione di solidarietà, Israele
“Chi può pretendere di essere umano e non prendere posizione?”: manifestazione di solidarietà per Gaza e la Palestina in Place de la République a Parigi, Francia, 9 giugno 2025. Foto: EPA/MOHAMMED BADRA via Ansa

Da qualche settimana rimbalzano nelle varie testate giornalistiche e social network i video del parlamento spagnolo che acclama la decisione del Governo di sospendere l’acquisto di materiale bellico di tecnologia israeliana. Sono state accolte le pressioni di alcuni parlamentari a seguito del genocidio del popolo palestinese in atto.

Il cosiddetto «piano di disconnessione tecnologica» dall’industria militare israeliana può definirsi un gesto simbolico, ma significativo che almeno prova a scuotere ancora l’opinione pubblica e prendere le distanze da Israele. Lo stesso riverbero hanno avuto le parole Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che attraverso una lettera indirizzata ai dirigenti e ai dipendenti della Regione, delle Agenzie e delle società partecipate invita a «interrompere ogni rapporto di qualunque natura con i rappresentanti istituzionali del Governo israeliano e con tutti quei soggetti ad esso riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza».

L’appello, espresso anche attraverso un video del governatore, è arrivato fino alla redazione di Al Jazeera. Emiliano intende precisare che la misura è presa nei confronti del governo Netanyahu e non del popolo israeliano che in più parti del mondo sta manifestando contro la violenza feroce scagliata contro inermi palestinesi.

Manifestazione di solidarietà, Israele

“Liberate la Palestina”: manifestazione di solidarietà per Gaza e la Palestina in Place de la République a Parigi, Francia, 9 giugno 2025. Foto: EPA/MOHAMMED BADRA via Ansa

Si accoda alla posizione della Regione anche il Consiglio Comunale di Bari che ha stilato un testo in cui dichiara non gradita la presenza dello Stato di Israele alla prossima Fiera del Levante e nei Saloni specializzati, sino a quando non porrà fine all’intervento militare nella Striscia di Gaza e alla violazione dei diritti umani della popolazione civile.

La decisione assunta dai rappresentanti pugliesi viene ricordata da alcuni accordi della Città di Bari con il Mediterraneo, come centro delle culture Nicolaiane riconosciuto in tutto l’Oriente. Proprio l ‘istituzione della Fiera del Levante si è sempre rivolta in quella direzione, soprattutto al Medio Oriente, aprendo le porte alla partecipazione dalla Palestina in varie forme ancor prima della fondazione dello Stato di Israele.

Nel testo si cita, inoltre, l’«accordo Euromediterraneo di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri e lo Stato di Israele del 1995, in cui si descrive la zona di libero scambio tra la Comunità Europea e Israele – indicato espressamente – nel rispetto dei diritti umani e dei principi democratici».

Alla Puglia, prima regione che si astiene dai rapporti istituzionali con il primo ministro israeliano, si è accodata anche l’Emilia-Romagna.

La posizione pugliese appare chiara rispetto al conflitto mediorientale. Nei giorni in cui Bari ha ospitato l’European Press Prize Award, il premio europeo della stampa, promosso dall’omonima fondazione olandese, il Comune del capoluogo pugliese ha consegnato le chiavi della città Wael Al-Dahdouh, giornalista palestinese e caporedattore di Al Jazeera a Gaza City, che nonostante i mesi drammatici di guerra che gli hanno tolto la sua famiglia, ha continuato a documentare le atrocità commesse dall’esercito israeliano ai danni del popolo palestinese nella striscia di Gaza.

Manifestazione di solidarietà, Israele

Il reporter di guerra palestinese e giornalista di Al Jazeera Wael Al-Dahdouh (al centro) parla agli studenti tunisini di reportage di guerra presso l’Istituto di Scienze della Stampa e dell’Informazione (IPSI), a Tunisi, Tunisia, 28 maggio 2024.Foto: EPA/MOHAMED MESSARA via Ansa

Wael è un simbolo della stampa libera, degli oltre 200 giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, di tutti i palestinesi che hanno continuato tenacemente a testimoniare i fatti mettendo a repentaglio la propria vita pur di impedire una narrazione unilaterale e menzognera.

Nella cerimonia il sindaco di Bari Vito Leccese afferma: «Troppi mesi sono passati nel silenzio assordante dei principali organi di stampa, italiani e internazionali, troppi tentativi di distorcere la realtà, troppe menzogne, mentre nelle piazze di tutto il mondo in tanti manifestavano per i diritti della Palestina.

Adesso che anche alcuni Governi europei sembrano finalmente essersi svegliati, è tempo che dalle parole si passi alle azioni per fermare il massacro dei civili palestinesi che conta già 50.000 vittime, tra cui oltre 200 giornalisti che hanno scelto di documentare le atrocità commesse dall’esercito israeliano per amor di verità e di patria».

Wael è stato dapprima accolto in sala consiliare dai rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti di Puglia e dall’associazione Donne in nero, un gruppo di attiviste, che settimanalmente presidiano via Sparano per protestare contro la violenza e la guerra in rigoroso silenzio, in abito nero con cartelli pro Palestina.

«A Gaza vita e morte non differiscono» così Wael parla durante il Focus sul giornalismo: diritto di cronaca, dovere di denuncia, organizzato durante l’European Press Prize al teatro Kursaal di Bari. Il capoluogo pugliese è stato scelto in Italia, dopo le precedenti edizioni a Londra, Amsterdam, Budapest e altre capitali per il ruolo che riveste in Europa e nel bacino del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico, culturale e sociale. Sono stati premiati reportage sul tema della migrazione e l’innovazione di giornalisti europei.

Il giornalista palestinese, intervistato da Francesca Borri, giornalista esperta in Medio Oriente prova a raccontare ciò che ormai, in quella parte di mondo è indicibile: «Quali immagini potrebbero descrivere la morte, la distruzione delle case, l’uccisione dei giornalisti? A Gaza, ormai, non si può far altro che aspettare il turno di morire. Il giovane aspetta di morire da martire indifeso. Non esiste più un posto sicuro a Gaza per bambini, donne e medici».

Wael, accolto con rispetto e affetto dalla platea barese, a causa dei missili e delle bombe ha perso la moglie, due figli e numerosi parenti e, seppur ferito in servizio, ha continuato a raccontare la realtà sul campo: «Come giornalista ho speso risorse e passione per documentare le guerre sparse nel mondo e cercare di documentare le tragedie che le guerre provocano. Il dramma di Gaza, però, è che qui sembrano convergere tutte le guerre». La difficoltà espressa dall’ospite palestinese è proprio quella di riuscire a riportare al mondo ciò che accade «perché ci hanno costretto a lasciare molte zone».

Con la guerra molti giornalisti sono stati messi in fuga. Wael, però, ha deciso di rimanere nelle zone colpite dal conflitto, in cui ha assistito a distruzioni di ospedali: «La guerra è dilagata con l’interruzione della distribuzione dell’acqua e con la fuga dei giornalisti. Ci hanno costretto a lasciare le zone colpite. Abbiamo portato via ciò che potevamo, costretti a lavorare per strada in condizioni davvero pericolose – racconta il giornalista, che pone un tragico ma eloquente quesito-. Ho visto centinaia di persone morte nell’ospedale, mettersi in contatto con le famiglie è impossibile. Come si può riportare e far comprendere al mondo ancora tutta questa distruzione?».

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