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Italia > Cronache di chi resta/2

Oikos: una “casa” per promuovere lo sviluppo integrale dei giovani in Calabria

di Maria Chiara Cefaloni

- Fonte: Città Nuova

«Ho deciso di restare perché è cambiato il mio sguardo, la mia prospettiva sulle cose, il mio atteggiamento nei confronti della realtà che mi circonda». Oikos: un processo collettivo nato dalla collaborazione tra diversi attori sociali e istituzionali per investire sui giovani nella provincia di Catanzaro

“Cronache di chi resta” racconta le storie di chi ha deciso di restare, tornare o arrivare ad abitare quei territori che sono considerati periferici, marginali, senza possibilità di sviluppo e di futuro. L’intento è contaminare scelte di possibilità, raccontando ciò che già avviene costantemente nelle piccole e grandi rivoluzioni quotidiane di chi già solo “essendoci” fa la differenza. Partendo dai racconti dei singoli, si vuole riflettere sugli ostacoli da rimuovere per immaginare il futuro di un territorio a partire dalle persone che vogliono abitarlo.

 Per la seconda storia di “Cronache di chi resta” ci spostiamo in provincia di Catanzaro.

La Calabria ha perso 19.530 giovani al di sotto dei 20 anni nel periodo 2021-2025: come denunciato dalla rivista online Catanzaro Informa «restare è diventato un privilegio per pochi». Serve una visione a lungo termine che consenta di investire sulla qualità della vita, sulla formazione e sul lavoro affinché partire non sia una scelta obbligata. Un interessante tentativo per invertire la rotta è quello della Università della Calabria che ha indetto diversi bandi, l’ultimo con scadenza a fine luglio 2025, rivolti a studiosi che vogliano investire la loro esperienza e conoscenza nel Campus di Rende (CS).

La chiamata dell’UniCal sta avendo successo, tuttavia per un reale cambiamento è necessario sia un intervento politico strutturale sia una costante tessitura delle comunità. Con questo intento nasce “Oikos” – Centro per lo sviluppo umano integrale dei giovani, inaugurato a Roccelletta di Borgia (CZ) il 28 settembre 2024.

Oikos Calabria/ Alessandro Corrado

Oikos è un processo fatto di tante storie: abbiamo chiesto a Francesco Costa (presidente di OIKOS APS) e Ilaria Bisantis (coordinatrice del Centro), entrambi animatori di Comunità senior del Progetto Policoro della CEI, di raccontarci la scelta di restare per generare futuro nel territorio che hanno deciso di abitare.

Ilaria, perché hai deciso di restare a Catanzaro e cosa significa per te abitare questo luogo?
Più che restare ho deciso di tornare, per ben due volte. A 30 anni ho capito che nel mio territorio era difficile trovare le opportunità che cercavo e ho tentato di trovare altrove la realizzazione della mia felicità. Entrambe le volte ho compreso che era proprio in Calabria che avrei potuto trovare gli stimoli e anche le sfide per rispondere a quelle domande di senso che guidano il mio cammino. A 5 anni di distanza ho capito che, più che cercare il mio posto nel mondo, avrei voluto contribuire a generare le condizioni affinché la mia terra potesse diventare un posto accogliente e abilitante per altri giovani. Ho deciso di restare perché è cambiato il mio sguardo, la mia prospettiva sulle cose, il mio atteggiamento nei confronti della realtà che mi circonda. Sento che non posso andar via perché ci sono troppe cose da fare qui ed io voglio e posso fare la mia parte. Qualcuno una volta disse: “Non c’è vocazione che non affondi le proprie radici nella realtà concreta che ci circonda”. Ed è proprio da questa realtà concreta che io mi sento chi-Amata.

Per me abitare la mia terra significa esserne responsabile, guardarla con uno sguardo intriso di speranza sul futuro e di azioni concrete nel presente. Sento la necessità di operare per ridurre quello scarto che avverto tra l’ideale e il reale, tra ciò che potrebbe essere e ciò che – un territorio, uno spazio, un contesto – è.

Abitare significa innescare e accompagnare azioni sociali che generino cambiamenti per gli altri, per il territorio in cui viviamo e quindi anche per me stessa. Un’altra parola chiave per me è “animare”: trasformare gli spazi in luoghi, coinvolgere e appassionare altri giovani affinché scelgano di generare insieme un cambiamento.

Oikos Calabria. Foto: Alessandro Corrado

Pochi mesi fa è nato Oikos, che incarna questi ideali: puoi raccontarci questo progetto?
Oikos è un progetto che appartiene a tanti e che è in continuo divenire, per questo lo definirei “processo”.

Oikos indica la “Casa Comune” affidata alla nostra responsabilità condivisa. È un processo che si basa sull’intuizione che “il successo della vita di un giovane è un successo per il mondo intero”: si deve partire dalla cura del benessere integrale dei giovani per perseguire lo sviluppo integrale e sostenibile anche delle nostre organizzazioni e comunità, con ricadute anche per il nostro pianeta. Un giovane felice e realizzato non trattiene a sé, ma contamina ed è capace di generare bene e bellezza. Oikos aspira ad essere un luogo in cui veder fiorire giovani fiduciosi e realizzati, changemaker e placemaker, costruttori di bellezza e custodi del bene comune. Teniamo a precisare che Oikos non è un centro giovanile, ma un centro per lo sviluppo umano integrale dei giovani: pensiamo che lo sviluppo, affinché possa essere autentico e generare valore, debba riguardare tutte le persone e tutta la persona.

Avete anche costituito l’APS Oikos. Tu Francesco sei il presidente, perché sei rimasto in Calabria e come state lavorando per lo sviluppo della vostra comunità?
Ho deciso di rimanere perché ho trovato subito lavoro: sono insegnante in una scuola primaria oltre ad essere responsabile del servizio per la Pastorale Giovanile diocesana. Ho voglia di spendere le mie competenze nel mio territorio, non da solo, ma insieme con una comunità, armandomi di fiducia e coraggio.

Per Oikos si è creato un ecosistema di attori sociali che cooperando insieme hanno dato vita ad una comunità di scopo: un’esperienza comunitaria che è il prodotto della connessione e interconnessione tra singole persone, cooperative e associazioni, tutte unite dall’obiettivo di prendersi cura della crescita e del benessere dei giovani.

Accompagniamo i giovani nella loro crescita umana e integrale perché siamo convinti che sia una sfida necessaria oggi che riguarda la singola persona in tutte le sue dimensioni. Per questo motivo il Centro opera intervenendo su educazione e sviluppo umano, benessere della persona, aggregazione e socializzazione, orientamento, formazione e lavoro. Lo sviluppo del giovane si riflette poi sullo sviluppo della comunità.

Ilaria, cosa renderebbe più semplice restare per chi vorrebbe ma non può?
Non ci sono ricette e non vogliamo provare a darne. Quello che ho compreso in questi anni è che bisogna operare nei territori per innescare processi di cambiamento i cui risultati li vedrà chi arriverà dopo di noi. Dall’altro lato però c’è bisogno di giovani che si liberino dalle catene che sentono addosso e che sicuramente sono date anche dal contesto, ma occorre nutrire un atteggiamento di maggiore intraprendenza e protagonismo, acquisendo nuove prospettive ed orizzonti. Bisogna garantire più spazio ai giovani, ma anche i giovani devono imparare a prenderselo e ad abitarlo con responsabilità e impegno. Solo così si potrà generare un reale cambiamento culturale nei nostri territori, necessario per creare quelle opportunità di cui i giovani sentono il bisogno.

A proposito di questo, l’esperienza di Oikos si basa su due leve che per noi sono fondamentali: il capitale relazionale e il capitale di fiducia. L’esperienza di Oikos nasce proprio da un atto di fiducia dell’Arcidiocesi di Catanzaro – Squillace, la quale ha permesso a un gruppo di giovani di prendersi cura di un immobile che si trovava in uno stato di semiabbandono.

Francesco, cosa diresti ai giovani di questo territorio?
Userei una citazione di don Tonino Bello che dice “mordete la vita”, gustatela, non accantonate i vostri giorni, le vostre gioie, le vostre passioni, i vostri sogni, ma cercate di realizzarli, di dargli carne, di dargli una forma, di realizzarli qui.

Sicuramente da soli non riuscirete a farlo. C’è bisogno di qualcuno che vi accompagni, che vi stia accanto, che vi trasmetta coraggio e tanta fiducia; non chiudetevi in voi stessi ma cercate di sprizzare gioia affinché il calore che voi producete possa riscaldare la vostra comunità e la vostra vita.

Qui la prima puntata di Cronache di chi resta

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