Tre decenni dopo la fine del governo delle minoranze bianche in Sudafrica, la proprietà della terra continua ad essere una questione controversa in uno dei Paesi più diseguali a livello globale. Ora la questione è diventata un argomento di discussione anche a Washington.
Seguo il dibattito su questo tema dal 7 febbraio, quando il presidente Trump ha emesso un ordine esecutivo «per ridurre gli aiuti finanziari degli Stati Uniti al Sudafrica, esprimendo la sua opposizione a una recente legge di esproprio delle terre e alla causa di genocidio di Pretoria contro Israele presso il Tribunale internazionale».
L’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti e la sua rilevanza per la giustizia sociale possono essere un’importante chiave di lettura del dibattito in corso nel Paese di Nelson Mandela in questo delicato processo in cui le complessità del periodo storico di apartheid riemergono!
Fratelli tutti sottolinea l’importanza di dare priorità ai bisogni dei poveri, degli emarginati e dei sofferenti, sottolineando l’importanza della giustizia sociale e dello sviluppo globale.
A mio avviso, la normativa sulla proprietà terriera rappresenta un tema ben preciso di giustizia sociale.
Cos’è la legge sull’espropriazione?
La legge sull’esproprio n. 13 è stata promulgata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa a gennaio scorso per affrontare le disparità fondiarie retaggio dell’apartheid e della supremazia bianca.
Per quasi 400 anni, il dominio coloniale olandese e britannico, seguito da 40 anni di apartheid, ha prodotto estese confische di terre e il trasferimento forzato di neri, indiani e meticci per creare regioni esclusivamente bianche.
Il Native Land Act del 1913 assegnò la maggior parte delle terre agricole ai bianchi, soprattutto afrikaaner di origine olandese e francese, lasciando solo il 13% della terra ai neri.
Ancora, nel 1950 il Partito Nazionale Afrikaaner ha messo in atto una legislazione che allontanava 3,5 milioni di neri dai loro territori ancestrali. Attualmente i neri sudafricani, che rappresentano quasi l’80% dei 60 milioni di abitanti, possiedono appena il 4% delle terre private.
La recente legge sull’espropriazione delle terre consente al governo la confisca, ma a determinate condizioni a beneficio della collettività. E solo in casi eccezionali ciò può avvenire senza alcun indennizzo. Come affermato da Werksmans Attorneys, un importante studio legale sudafricano, l’esproprio dei terreni deve servire a uno “scopo pubblico” ed essere al contempo di “interesse pubblico”. L’indennizzo ritenuto “giusto ed equo” prenderà in considerazione fattori quali l’uso della proprietà, il suo contesto storico, le migliorie apportate, gli investimenti statali nella proprietà e le motivazioni alla base dell’esproprio. Secondo Werksmans, l’applicazione dell’indennizzo zero è limitata a scenari specifici, come quando il terreno non viene utilizzato in modo efficace. Ed è improbabile che venga applicata nelle zone urbane o sviluppate.
Contesto storico
L’enciclica Fratelli tutti fa riferimento alla parabola del buon samaritano come esempio del modo in cui dovremmo sostenere i nostri vicini, specialmente quelli in posizioni vulnerabili. Per di più, il “vicino” beneficiato dal buon samaritano era vittima di una terribile ingiustizia!
Il concetto stesso di giustizia sociale, storicamente emerso nel XIX secolo durante la Rivoluzione industriale, si è sviluppato a partire dagli sforzi per promuovere società più eque e alleviare lo sfruttamento dei gruppi emarginati, esacerbato dal significativo divario di ricchezza tra i ricchi e gli impoveriti. È quello che è successo durante l’era dell’apartheid in Sudafrica.
La Nazione Arcobaleno sudafricana si trova oggi di fronte a forti sfide legate alla povertà, al razzismo e alla disuguaglianza. Il sistema dell’apartheid ha emarginato i neri africani, relegandoli ai margini dell’economia e portando una diffusa povertà e mancanza di terra.
Nel tentativo di affrontare questo retaggio, il governo post-apartheid ha attuato una strategia incentrata sull’emancipazione economica dei neri. Ciò ha comportato l’introduzione di varie leggi volte a correggere le storiche disparità economiche, come l’Employment Equity Act e il Broad-Based Black Economic Empowerment Act. Tuttavia, a distanza di anni dalla promulgazione di queste leggi, la loro efficacia è stata messa in discussione.
La risposta del Sudafrica alla legislazione
Il partito centrista Democratic Alliance (Da), il secondo partito dopo l’African National Congress (Anc) della coalizione di governo, ha affermato che la legislazione viola i diritti di proprietà privata. Così, la Democratic Alliance ha avviato un’azione legale, ritenendo la legge vigente incostituzionale. L’Anc ha invece difeso la legge attuale come una misura necessaria per affrontare ingiustizie storiche e ha rilevato che finora non si sono verificati espropri in base a questa legge. Inoltre, il presidente Ramaphosa ha sostenuto che, in quanto inserita in un quadro di democrazia costituzionale, la legge mira a trovare un equilibrio tra le esigenze pubbliche di utilizzo della terra e la salvaguardia dei diritti di proprietà. L’organizzazione AfriForum, che difende la minoranza afrikaaner bianca, ha invece condotto una campagna contro la legge sudafricana nei media e nel dibattito politico statunitense, inquadrandola come parte di una politica di esproprio.
La giustizia sociale come priorità
“Un albero forte crescerà sempre dalle radici e non dai semi”: questo proverbio africano sottolinea l’importanza di fondamenta e tradizioni forti, suggerendo che un profondo senso di comunità e di valori condivisi porta alla pace e alla stabilità.
In Fratelli tutti, papa Francesco esorta alla “migliore politica” che serva il bene comune, dando costantemente la priorità ai bisogni degli impoveriti. Per affrontare le radici delle ingiustizie, l’enciclica incoraggia una profonda riflessione sulle cause sistemiche della povertà, della disuguaglianza e dell’ingiustizia, chiedendo azioni tangibili per affrontare queste sfide.
A mio avviso, è da riforme di questo tipo, ancorate alla priorità della giustizia sociale, che sorgono i cambiamenti fondamentali per concretizzare la visione post-apartheid di un Sudafrica più solidale, più fraterno e più unito.