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Cultura > Cinema

Un uomo e un cane

di Mario Dal Bello

- Fonte: Città Nuova

Arriva il film cinese Black Dog – Cane nero – che racconta la singolare amicizia tra un ex carcerato e l’animale. Poesia e speranza.

Un’immagine dal fil “Cane nero” (foto The Seventh Art Pictures)

Lang, poco più che trentenne, è tornato dal carcere dopo aver scontato anni – quanti? Non si sa – per un omicidio “colposo.” È smarrito, muto, teso, il suo Paese preso dalle prossime Olimpiadi vibra di tensione, ai margini del deserto dei Gobi nella Cina nord-occidentale. Un ambiente periferico che i governatori vogliono ripulire totalmente, a cominciare dalle schiere di cani randagi che vi scorrazzano (e il film stupendamente apre con un incidente provocato da una loro folle corsa). Lang sta solo, i suoi successi canori locali sono svaniti, il vecchio padre è alcolizzato, scarsi gli amici. Lunghe solitudini, deserto arido senza fine. Il giovane trova lavoro come accalappiacani.

La sua tristezza muta gli fa incontrare un cane nero, feroce, lo morde, tutti ne hanno paura. Anche il giovane. Eppure il cane lo cerca, annusa il luogo dove Lang urina. I due sembra si cerchino, diffidenti e desiderosi. Finché l’arrivo di un circo e di una ragazza stanca e dolce insegna a Lang come trattare il cane. L’uomo e l’animale diventano inseparabili, due solitudini che si incontrano e stanno insieme, anzi il cane trova una compagna che resta incinta. È un amore quello che lega l’uomo e l’animale, che è feroce con chi fa del male al suo amico umano. Lo cercano infatti per catturarlo.

Lang intanto sente qualcosa muoversi nel cuore, la corazza di ferro con cui è tornato dalla prigione forse sta per sciogliersi. Ma deve lottare contro la famiglia del giovane che ha ucciso, la quale chiede vendetta e addirittura lo immobilizza. Tra sospensioni, silenzi, il frastuono della città in frenesia per l’evento mediatico, Lang lentamente inizia a ri-vivivere con l’aiuto di questo cane che ha bisogno pure di lui di dare e ricevere affetto. Fino alla speranza di un nuovo cammino per entrambi.

Il film di Guan Hu, premiato a Cannes come miglior film, è una storia di rinascita, graduale, sofferta che si compiace di assenza di parole, di lande sconfinate e bruciate, di persone frastornate dalla propaganda statale, di animali randagi in cerca di contatti umani come Lang di fatto emarginato. Il rapporto con il cane fa riavvicinare il figlio al padre morente, accettare le umiliazioni, dire qualche scarna parola, superando il doloroso mutismo.

Il giovane impietrito dalla sofferenza del carcere, esiliato nel corpo e nell’anima, ritrova la volontà di vivere. L’attore protagonista, l’asciutto Zhangke Jia, dà vita a questo uomo disumanizzato nel deserto fisico e sociale, grazie allo sguardo”misericordioso” di un animale solitario come lui e impaurito, ma forse più coraggioso. Scarno, intenso, poetico. Da non perdere.

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