C’è una sensazione condivisa tra i latinoamericani, indipendentemente dal loro paese di origine: l’orgoglio e l’emozione per i successi internazionali dei loro artisti o sportivi.
Per questo motivo, il successo del cantante portoricano Bad Bunny non passa inosservato. Il suo nuovo album DtMF, uscito a inizio gennaio 2025, non solo domina le piattaforme di streaming a livello mondiale, ma ha anche trovato un’accoglienza particolare in luoghi lontani come il Libano, dove abbondano sui social media video con le sue canzoni come colonna sonora. Le immagini mostrano luoghi iconici, come erano prima dell’inizio del recente conflitto con Israele, accompagnate da scritte del tipo: “Avrei dovuto scattare più foto” o “Siamo pronti a ricostruire”. Messaggi patriottici in un’altra lingua, lontana dallo spagnolo di Bad Bunny.
Questo dimostra che questa musica urbana, mentre evidenzia la ricchezza della diversità latin, trascende il semplice suono: i ritmi locali, fusi con nuovi stili, mettono in risalto accenti regionali e radici culturali, connettendosi con pubblici diversi e costruendo ponti culturali inattesi. Trasformandosi in un movimento culturale, la musica urbana latina non solo ha reso popolare lo spagnolo sulle piattaforme digitali, ma ha anche rafforzato l’orgoglio identitario.
Nell’ultimo decennio, questo movimento musicale ha conosciuto un’espansione globale senza precedenti. L’osservatorio dell’Università Nebrija (di Madrid) evidenzia il notevole aumento del consumo digitale di musica urbana latina. Questo fenomeno è attribuito non solo alla libertà digitale, alla connessione diretta con il pubblico e alle strategie promozionali basate sugli algoritmi, ma anche a realtà come la migrazione e il cosmopolitismo.
Oltre agli artisti noti a livello globale, questo genere porta con sé storie di resilienza, lotta per la sopravvivenza e una costante ricerca di speranza, spesso trascurate dai media mainstream.
Nei quartieri colpiti da povertà, violenza e reclutamento di giovani da parte delle bande, l’arte urbana ha permesso ai collettivi di organizzarsi, generando coesione sociale e rafforzando il tessuto comunitario. Questo movimento artistico, che comprende musica, graffiti e danza, si è rivelato uno strumento potente per la resistenza sociale e la trasformazione degli ambienti urbani.
I graffiti, in particolare, hanno trasformato le strade in gallerie viventi che denunciano ingiustizie, recuperano spazi dimenticati e creano un senso di appartenenza. In città come Medellín o Città del Messico non solo abbellisconoe gli spazi urbani, ma favoriscono anche dialoghi sulla memoria storica, la diversità culturale e la lotta contro l’esclusione. In questi contesti, l’arte diventa un’opportunità di crescita per i giovani e le comunità, che partecipano attivamente alla costruzione di ambienti più sicuri e dignitosi.
In una regione in cui spesso le istituzioni falliscono nel fornire opportunità o spazi adeguati, questo movimento artistico dimostra che la cultura può essere un potente veicolo di trasformazione sociale, mobilitando cambiamenti negli immaginari culturali e nelle abitudini.
Tuttavia, non si può ignorare che questo fenomeno riflette anche tensioni estetiche e sociali. Promuove nuovi codici visivi e modelli relazionali legati qualche volta alla narcocultura. Alcune canzoni di grande popolarità riproducono narrazioni sessiste e oggettivizzano le donne, perpetuando stereotipi che contraddicono i valori di equità e inclusione che molti vogliono promuovere.
È un fenomeno culturale ampio e sfaccettato che celebra il successo degli artisti e posiziona lo spagnolo nel mondo, ma allo stesso tempo mette in luce lotte e necessità sociali. È essenziale, dunque, avviare dibattiti sui valori e sulle proposte che diffonde. Riconoscere le sfide e i contributi di questo movimento culturale può essere il primo passo verso la costruzione di un dialogo sociale ed artistico più inclusivo e rappresentativo.
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