Da giovedì sera, 14 bambini palestinesi sono in Italia per essere curati: sono soprattutto pazienti oncologici, che necessitano di cure mediche urgenti a causa della crisi umanitaria in atto a Gaza, dopo i bombardamenti israeliani. Le loro condizioni sono terribili.
La guerra in atto in Terra Santa parla attraverso la carne di questi bambini, troppo piccoli e indifesi davanti alla mostruosità in cui sono finiti nel loro Paese. Ad accoglierli, otto ospedali italiani. Il bambino curato al Meyer di Firenze ha solo due anni e deve essere curato per le conseguenze di un’esplosione che gli ha procurato un’emorragia e crisi epilettiche. I farmaci, finora, non sono serviti. Pochi mesi fa, nello stesso ospedale, era stato curato il suo fratellino. Al Bambino Gesù di Roma sono state accolte due bambine di un anno con una grave polmonite bilaterale e la leucemia acuta. Le loro condizioni, hanno spiegato i medici, sono molto complesse.

Alcuni dei bambini palestinesi feriti e malati giunti in Italia per essere curati. Foto Ansa/Andrea Fasani
Sono storie terribili e la fragile tregua in atto a Gaza fa temere che i bombardamenti a tappeto israeliani possano riprendere se Hamas non consegnerà gli ostaggi pattuiti. L’organizzazione terroristica aveva denunciato il mancato rispetto degli accordi da parte di Israele, che tra l’altro aveva continuato ad attaccare i palestinesi anche in Cisgiordania.
Di certo, non hanno aiutato le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump, che aveva annunciato di voler “spostare” i palestinesi in Egitto e Giordania, per acquistare la loro terra e realizzare la “Riviera del Medio Oriente” sulle loro spiagge: un piano accolto con entusiasmo dal premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Il resto del mondo – dalla Cina all’Europa – ha bocciato la proposta di Trump e i Paesi confinanti con la Palestina si sono detti indisponibili ad accogliere i palestinesi, mentre il segretario dell’Onu António Guterres si è opposto a qualsiasi forma di pulizia etnica.
La voce della Chiesa è arrivata ieri pomeriggio, giovedì 13 febbraio, in occasione della celebrazione del 96° anniversario dei Patti Lateranensi e del 41° anniversario dell’Accordo di modificazione del Concordato dei Patti Lateranensi presso Palazzo Borromeo a Roma, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede. Accolti dall’ambasciatore Francesco Di Nitto, hanno partecipato le più alte cariche dello Stato e della Chiesa.

La presidente del Consiglio Meloni saluta vescovi e cardinali, tra cui il segretario di Stato vaticano Parolin, il presidente della Cei Zuppi e il segretario Baturi, a palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede. Foto di Sara Fornaro
Sono infatti intervenuti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni con i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, e numerosi ministri e sottosegretari. Per il Vaticano lo stuolo di vescovi e cardinali era guidato dal segretario di Stato Pietro Parolin, dal presidente e dal segretario della CEI, Matteo Zuppi e Giuseppe Baturi.
Al termine dell’incontro, nel quale sono state discusse Mattarella e Meloni alcune delle questioni internazionali più spinose, come Terra Santa e guerra in Ucraina, Parolin ha detto ai giornalisti che la popolazione di Gaza deve rimanere nella sua terra. «Questo è uno dei punti fondamentali della Santa Sede: nessuna deportazione. Nessuna deportazione! Qualcuno ha sottolineato, da parte italiana, che questo creerebbe anche una nuova crisi dell’immigrazione, spostando due milioni di persone da lì. I Paesi vicini non sono disponibili ad accoglierli. Abbiamo anche sentito recentemente il re di Giordania che ha detto assolutamente no».
Bisogna trovare una soluzione e, per la Santa Sede, «è quella dei due Stati, perché questo significa anche dare speranza alla popolazione locale».
Per quanto riguarda l’Ucraina, il cardinale Parolin ha spiegato che «ci sono tanti movimenti, tanti spiragli. Speriamo che si concretizzino e che si possa arrivare a una pace che, per essere solida, duratura, deve essere una pace giusta, deve coinvolgere tutti gli attori che sono in gioco e tenere conto dei principi del diritto internazionale e delle dichiarazioni dell’Onu. Anche su questo tema internazionale c’è stata convergenza. C’è volontà di lavorare insieme per arrivare alla riconciliazione e alla pace. Tutto quello che viene proposto è utile perché bisogna mettere fine a questa guerra. Non si può più andare avanti in questo modo: è una carneficina che deve essere al più presto interrotta”.
Sulla stessa linea il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha assicurato che il governo sta facendo quanto in suo potere per far consolidare la tregua a Gaza, mentre ha chiesto il coinvolgimento dell’Unione europea e dell’Ucraina nelle trattative tra Russia e Usa.
Nel corso dell’incontro a Palazzo Borromeo si è parlato anche dei migranti. Un tema caro alla Chiesa, che nei giorni scorsi ha portato papa Francesco – oggi ricoverato al Gemelli per un’infezione alle vie respiratorie – a scrivere una lettera alla Conferenza episcopale americana in cui sottolineava come deportare i migranti, come sta facendo Trump, ferisce la dignità umana.
Parolin ha spiegato che nel bilaterale si è discusso «della collaborazione per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti in Italia. La Chiesa sta facendo tantissimo, c’è la necessità di protocolli di collaborazione con le autorità italiane a livello regionale e provinciale».
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