Se il papa va in prima pagina quando palesa la sua condizione di fragilità di ultraottantenne, la vera notizia bomba è la chiara presa di posizione di Francesco contro la politica migratoria di Donald Trump.
Lo ha fatto con una lettera diretta ai vescovi Usa dove li richiama ai valori base della dottrina sociale cristiana comprensibili anche «ad un rapido esame». In sostanza non serve chissà quale interpretazione capziosa o astrusa per affermare senza se e senza ma la più chiara condanna morale verso le deportazioni di massa dei migranti annunciate dal presidente degli Stati Uniti.
La lettera del papa è arrivata dopo la circolazione delle immagini sui social di Trump circondato da una gruppo benedicente di predicatori evangelicali dopo la firma di uno dei suoi ordini esecutivi con cui ha aperto un Ufficio della Fede alla Casa Bianca. Ma di quale fede parliamo? Quella proclamata da Paula White, definita sua consigliera spirituale, portatrice di una versione del cosiddetto “vangelo della prosperità” molto diffuso nelle chiese di ogni genere cresciute in questi anni nell’America Latina grazie a generosi investimenti di fondazioni finanziarie statunitensi. Una visione che attribuisce ricchezza e fortuna ai fedeli segnando con lo stigma negativo chi si trova in povertà, come la massa dei diseredati che chiedono rifugio e accoglienza negli States dove tuttavia la povertà è molto diffusa.
Come osserva Massimo Faggioli, autore del recente libro Da Dio a Trump. Crisi cattolica e politica americana, «quasi 38 milioni di americani, il 12% circa, vivono ufficialmente in povertà (dati ufficiali). Quelli che hanno paura di caderci dentro sono un altro 25% (mia stima personale) ed è facilissimo in un Paese senza sistema sanitario pubblico. Il tutto negli Usa, in cui la povertà è una condanna anche morale e religiosa, cioè che ti insegue anche dopo morto».
Francesco cita quella che definisce «la “Magna Carta” del pensiero della Chiesa sulla migrazione» e cioè la Costituzione apostolica sulla cura dei migranti di Pio XII datata 1952: «La Famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe, emigranti in Egitto e ivi rifugiati per sottrarsi alle ire di un re empio, sono il modello, l’esempio e la consolazione degli emigranti e dei pellegrini di ogni tempo e di ogni Paese, di tutti i profughi di ogni condizione che, spinti dalla persecuzione o dal bisogno, sono costretti a lasciare la loro patria, l’amata famiglia e i cari amici e recarsi in terra straniera».
Francesco chiarisce che «bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi durante la permanenza nel Paese o prima del loro arrivo» ma definisce inaccettabile «qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità».
Continuando nel ribadire l’abc del pensiero sociale cristiano, il papa afferma che «uno Stato di diritto autentico si dimostra proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, specialmente quelle più povere ed emarginate». La premessa per «lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale».
La lettera non è ovviamente un documento rivolto solo ai vescovi ma un atto pubblico con cui il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, come anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrative che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».
Come messo in evidenza su Città Nuova nell’intervista a Massimo Borghesi, autore de Il dissidio cattolico. La reazione a Papa Francesco, in tanti ambienti ecclesiali, segnatamente negli Usa dove, tra l’altro, la pratica religiosa è superiore a quella europea, esiste da tempo una contro narrazione di quanto arriva da Roma, anche quando resta l’ossequio formale verso il pontefice. Non è certo una pratica legata a Francesco se si pensa alla forte influenza che hanno esercitato alcuni pensatori cattolici legati all’American Enterprise contro l’opposizione di Giovanni Paolo II alla guerra in Iraq.
Ma come osserva sulla rivista Commoweal Faggioli, docente della Villanova University in Pennsylvania, «il rapporto tra religione e politica sta mutando con Trump e Vance. I signori neofeudali del terzo millennio come Musk sono una minaccia non solo per la sovranità democratica ma anche per l’indipendenza e l’autonomia della Chiesa».
Una realtà poco conosciuta ma molto attiva dentro le piaghe della povertà presente nella prima potenza economico, finanziaria e militare al mondo, è quella degli attivisti del Catholic workers movement, così come non ha peli sulla lingua il cardinale McElroy, nominato alla guida della diocesi di Washington, che ha definito le misure annunciate da Trump atti di una vera e propria «guerra di paura e di terrore». Occorre tra l’altro notare che posizioni molto chiare in questo senso sonno già state espresse da alcuni vescovi e organizzazioni cattoliche verso politiche di espulsione verso i migranti adottate senza clamore e toni bellicosi dalle amministrazioni democratiche.
Nella lettera del papa è contenuta la risposta alla domanda evangelica “chi è il mio prossimo?”, che ha trovato una risposta articolata e gradualista (prima la mia famiglia e il mio Stato) da parte del vicepresidente J.Vance, neo convertito al cattolicesimo.
«I cristiani sanno molto bene – ribadisce il papa – che è solo affermando la dignità infinita di tutti che la nostra identità di persone e di comunità giunge a maturazione. L’amore cristiano non è un espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi». Parole chiare che non mancheranno di creare polemiche e accuse assieme ad interpretazioni che cercheranno di offrire una impossibile interpretazione di compromesso.
La missiva indirizzata, in lingua inglese e spagnola, ai vescovi Usa contiene un avvertimento da intendere bene: «Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male».
Qui il testo integrale della lettera
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