Che papa Francesco amasse la musica popolare non era un mistero per nessuno, ma che arrivasse a palesarsi finanche in questa fiera dell’effimero era decisamente meno scontato. Certo, a conti fatti, c’era da aspettarselo conoscendo la sua ansia di condivisione con le passioni della gente e la sua capacità di sfruttare la televisione per sottolineare i temi e i problemi che più gli stanno a cuore.
Detto questo, aggiungiamo che a Sanremo più che altrove chi ben comincia è già ben oltre la metà dell’opera e Carlo Conti ha di che gongolare di fronte a questo ennesimo plebiscito popolare per un Festival che ha preso a dipanarsi nel solco del più perfetto pippobaudismo (il neologismo è di uno scrittore di vaglia come Paolo Di Paolo).

Gerry Scotti, Antonella Clerici e Carlo Conti. ANSA/ETTORE FERRARI
Tutto è andato liscio in questa serata inaugurale (tranne un paio di ininfluenti intoppi audio) grazie a una conduzione assai più snella e filante del solito, rispettosa del rito, guidata dall’Abbronzatissimo col piglio di tutti i pontefici del nazional-popolare e ben sorretto in questa prima serata da due chierichetti di gran lusso come Antonella Clerici e Gerry Scotti, a loro volta fuoriclasse indiscussi di quest’ambito.
Un Festival di canzoni nel complesso ascoltabili e stilisticamente variegate, nel segno di un già sentito che tracima da questo immenso supermercato dell’ecumenismo in musica e rime baciate. Anche quest’anno il sempiterno banalismo canzonettista ha visto coniugare ogni declinazione dell’amore, qua e là farcito da qualche esile richiamo al disagio giovanile, speziato da post femminismi da due lire, o marinato negli smarrimenti esistenziali tipici di quest’epoca di ribollenti incertezze. Paradossale che mediamente ci siano voluti almeno 4 autori per mettere insieme una canzonetta più o meno passabile.

Giorgia. ANSA/ETTORE FERRARI
Secondo i bookmakers a giocarsi la vittoria saranno Giorgia e Olly, con qualche chance anche per Achille Lauro; tra le possibili sorprese l’emozionante Cristicchi (anche se ieri sera l’interpretazione non è stata impeccabile) e l’altrettanto poetico Brunori. Difficile fidarsi delle prime votazioni, perché i nuovi meccanismi sono costruiti per lasciare la suspence fino all’ultimo; d’altro canto, previsioni e verdetti qui contano molto relativamente, non solo perché a Sanremo spesso chi entra papa esce cardinale, ma soprattutto perché i successi veri cominceranno ad emergere dalla prossima settimana fino all’estate.
In ogni caso, da che esiste, nulla come Sanremo sa sintetizzare il clima e le tendenze del momento pur restando sostanzialmente sempre uguale a se stesso: la sua forza sta tutta qui, ed è una forza ancora in grado di muovere un bel po’ di interessi. Sta a vedere che da qui a sabato Musk farà un’offerta d’acquisto, magari per trasferirlo nella favolosa Riviera di Gaza…
Per intanto il Festival già si dimostra perfettamente in sintonia col trend neoprotezionista: già da dicembre ai partecipanti era preclusa ogni partecipazione a programmi extra Rai e per i vincitori di entrambe le categorie il divieto proseguirà fino a martedì prossimo.
Buon proseguimento, al Festival e a tutti noi.