Dolorosamente commovente. E vero. Noi e loro, il racconto di una famiglia di tre persone – il padre operaio, Pierre, il figlio maggiore Fuss e il fratello minore Louis – nella terra di confine quale è la Lorena, sospesa tra Francia Germania e Belgio, è un dramma attuale, non solo in Francia ma in Europa e forse ovunque.
Fuss (Benjamin Voisin), sensibile e irrequieto, si lascia irretire da un gruppo di estrema destra, violento, e chiude il rapporto col padre, un uomo generoso che si è preoccupato dei figli dopo la morte della moglie, che possiede valori di dignità, di giustizia e di rispetto per chi francese non è. L’altro figlio invece è più equilibrato, si prepara ad andare all’università, obbediente al padre, anche se non sempre è d’accordo con la sua rigidità che in fondo vorrebbe proteggere loro tre: “noi”, appunto, da “loro”, cioè la parte “malata” della società attuale.
Il rapporto tra il padre e Fuss si incrina, non si parlano. Il giovane viene picchiato a sangue, Pierre lo cura con tenerezza in ospedale e a casa: quest’uomo tutto di un pezzo ha la delicatezza di una madre. Fuss si riprende, ridiventa violento e finisce in carcere per omicidio. Riusciranno i due, padre e figlio, ad incontrarsi e a parlarsi?
Lavoro di richiesta di perdono, di riconciliazione tra generazioni diverse, quella del passato duro e quella del presente fragile e desiderosa di amore – perché a Fuss manca terribilmente la madre ma è fraterno al massimo con Louis -, il film, asciutto, presenta momenti memorabili: l’autoaccusa pubblica del padre per non aver capito il figlio, la difficoltà del perdono reciproco, la lotta contro i “diversi” nella regione, la violenza inutile e la forza della mitezza del figlio più giovane.
Intimo, profondo, dolente ma anche capace di gioiosità, questo lavoro delle registe sorelle Delphine e Muriel Coulin racconta l’unità fra i tre che vince il rancore e si pone di fronte ad un mondo sempre più duro. Memorabile l’interpretazione di Vincent Lindon e dei due figli, cioè Benjamin Voisin e Stefan Crepon, in un film tutto al maschile, sobrio, con stupendi primi piani ed una fotografia malinconica. Da non perdere.