Sfoglia la rivista

Ambiente > Ambiente

Una nuova sintesi

a cura di Miriana Dante

- Fonte: Città Nuova

Intervista a Stefania Papa, docente di Ecologia e Coordinatrice internazionale di EcoOne, che ha partecipato all’organizzazione del Congresso internazionale sulla sostenibilità relazionale 2024, online e in presenza nel mondo, con un totale approssimativo di 800 partecipanti. Pubblichiamo qui l’intervista integrale, il cui estratto è stato pubblicato nella rivista Città Nuova del mese di settembre 2024.

 

Foto pexels-michael-hodgins

Nel numero 8 di Città Nuova l’esperto di Ecologia Luca Fiorani ci ha introdotto un nuovo concetto: la sostenibilità relazionale. Un approccio decisivo verso la tutela della Terra. Torniamo ancora sull’argomento per dare spazio a un’altra esperta, attiva nell’organizzazione del congresso internazionale di ottobre 2024 che tratterà proprio questa tematica. Intervistiamo quindi Stefania Papa, docente di Ecologia presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dal 2021 coordinatrice internazionale di EcoOne, l’iniziativa culturale internazionale nata in seno al Movimento dei Focolari e promossa da una rete di professionisti delle scienze ambientali, migliaia in tutti i continenti. Il progetto sviluppa la conoscenza scientifica dei problemi ecologici contemporanei e cerca soluzioni.La sostenibilità relazionale non è solo un obiettivo, ma una proprietà emergente che si qualifica attraverso l’integrazione e l’armonizzazione delle diverse dimensioni della vita umana e naturale”.

Mi parli del convegno dal 18 al 20 ottobre 2024. Il titolo: “Sostenibilità relazionale, Il contributo delle scienze naturali e umane a una nuova sintesi delle dimensioni personale, ambientale, sociale ed economica”.

Il convegno si terrà in simultanea in due sedi: Italia e Argentina. Si caratterizza per la sua internazionalità: è patrocinato da diverse Università, tra cui il Centro Universitário São Camilo, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Centro Universitário Tabosa de Almeida (Asces-Unita), Scuola di Alta Formazione EIS – LUMSA, l’Universidad Católica de Córdoba, l’Istituto Universitario Sophia, il Pós-graduação em Biodiversidade de Ambientes Costeiros, ecc. Inoltre a patrocinarlo sono anche numerose associazioni internazionali quali CLAYSS Centro Latino-americano de Aprendizaje y Servicio Solidario, Africa Europe Faith and Justice Network, Living Peace International, Dialop Transversal Dialogue Project, Fundacao Herminio Ometto, Movimento Laudato Sì e altri.

Il tutto è promosso da EcoOne e organizzato con New Humanity e alle altre agenzie culturali del Movimento dei Focolari (Clartè, NetOne, Comunione e Diritto, EdC, EDU, MpPU, PsiCom, SocialOne, Sportmeet, Dialoghi in Architettura, HDC). Fin dalla preparazione, esponenti accademici di queste università patrocinanti e di molte altre, stanno partecipando attivamente. Un’altra ricchezza è la diversità di provenienza degli ambiti disciplinari, quali ad esempio architettura, arte, comunicazione, diritto, ecologia, economia, medicina, pedagogia, politologia, psicologia, sociologia, sport.

L’obiettivo è avviare un dialogo aperto e transdisciplinare sul tema della sostenibilità, evidenziando il ruolo che individui e comunità possono svolgere nell’elaborare una nuova sintesi per la cura della nostra casa comune. Viviamo in un’epoca in cui i cambiamenti climatici costituiscono una delle sfide più urgenti per l’umanità e per il pianeta Terra.  Innalzamento del livello del mare, eventi climatici estremi, perdita di biodiversità, migrazioni e conflitti, sono solo alcuni degli impatti attuali. Questi cambiamenti, accelerati dalle attività umane, stanno incidendo significativamente sulla vita sulla Terra.

Crediamo che la risposta a questa crisi non possa limitarsi semplicemente a ridurre le emissioni di gas serra o a sviluppare tecnologie verdi, ma debba affrontare le radici del problema coinvolgendo il modo in cui viviamo, interagiamo e ci relazioniamo con l’ambiente. È qui che la sostenibilità relazionale emerge come un principio guida fondamentale per rispondere a questa sfida epocale. Si tratta di un concetto e di un modo di guardare e vivere la vita che pone al centro delle soluzioni la qualità delle relazioni umane e il nostro rapporto con il pianeta. Questo approccio va oltre l’ambito puramente tecnico ed economico ed esplora il legame profondo tra l’umanità e la natura.

Il convegno prevede diversi spazi di dialogo tra accademici, comunità, giovani, istituzioni, realtà ecclesiali e laiche, utilizzando la dinamica dialogica bottom-up – dal basso verso l’alto –. Siamo chiamati all’unità con la natura, verso un’ecologia delle relazioni che celebri e protegga la vita in tutte le sue forme. A noi ora spetta metterci in gioco perché ne va del futuro di tutti, e di tutto.

Ci sarà un suo intervento sul palco? Se sì, di cosa parlerà?

Come coordinatrice internazionale di EcoOne, avrò l’onore e il privilegio di aprire ufficialmente il convegno internazionale nelle due sedi, sottolineando la sfida che questo evento rappresenta per il mondo di oggi. Affronterò la sostenibilità nel contesto odierno, che richiede di confrontarsi con la complessità delle strutture sociali, economiche, culturali e naturali e con le loro interazioni. L’innovazione tecnologica ha conferito all’umanità un potere senza precedenti, accelerando i processi e modificando profondamente il nostro modo di vivere. Tuttavia, questo progresso non è stato esente da conseguenze negative. Se da un lato le condizioni di vita sono migliorate a livelli senza precedenti grazie all’energia derivata dai combustibili fossili, dall’altro questo sviluppo ha generato effetti collaterali devastanti. Primo fra tutti il ​​riscaldamento globale, che sta alterando l’equilibrio climatico del pianeta.

Come evidenziato da Papa Francesco, affrontare la crisi ambientale e sociale globale richiede una nuova sintesi culturale, capace di integrare tutte le prospettive della conoscenza e della cultura contemporanee. L’Enciclica Laudato si’ invita a un’ecologia integrale che consideri la connessione tra tutti gli aspetti della crisi attuale, mentre l’Esortazione Apostolica Fratelli tutti esorta a promuovere una fraternità universale e l’amicizia sociale, elementi essenziali per una convivenza armoniosa e sostenibile. Per emergere dalla crisi con una soluzione sostenibile, è necessario stabilire relazioni costruttive tra l’umanità e il cosmo e tra i gruppi umani. Questo significa orientare i processi verso il bene comune dell’umanità e della natura.

Inoltre, insieme ad un gruppo di miei studenti del corso di Ecologia, presenteremo un lavoro dal titolo “Cambiamenti climatici e sostenibilità relazionale: un futuro condiviso?”. Questo progetto è nato dalla consapevolezza che i giovani hanno un ruolo cruciale nella costruzione di un futuro sostenibile. I miei studenti hanno esplorato le interconnessioni tra i cambiamenti climatici e la sostenibilità relazionale, analizzando come le nostre scelte quotidiane e le politiche pubbliche possano influenzare sia l’ambiente sia le relazioni sociali.

Attraverso un percorso di elaborazione della letteratura scientifica attuale e riflessioni teoriche, si è cercato di sviluppare una comprensione profonda di come sia possibile vivere in armonia con la natura e con gli altri. Questo lavoro non solo ha arricchito la loro conoscenza, ma ha anche rafforzato il loro impegno verso comportamenti più sostenibili e relazioni più sane.

Che esperienza è organizzare questo congresso internazionale? Punti forti che nota e sta vivendo, ma anche criticità.

Organizzare un congresso internazionale come questo è un’esperienza straordinaria e complessa, ricca di sfide ma anche di soddisfazioni. L’opportunità di lavorare su un tema comune con esponenti accademici provenienti sia da vari ambiti disciplinari che da diverse parti del mondo porta ad aprire diverse prospettive ed è veramente arricchente. Affrontare temi di cruciale importanza come i cambiamenti climatici e la sostenibilità relazionale può offrire la possibilità di influenzare positivamente il dibattito pubblico e le politiche future con la potenzialità di generare cambiamenti significativi, sia a livello locale che globale.

Naturalmente, organizzare un evento di questa portata richiede un’enorme quantità di coordinamento logistico. Sincronizzare attività, orari e comunicazioni tra due continenti diversi presenta sfide significative, specialmente considerando i fusi orari e le differenze culturali. La diversità culturale e linguistica dei partecipanti, sebbene sia un punto di forza, può anche rappresentare una criticità. Traduzioni accurate, sensibilità culturale e inclusività sono aspetti essenziali da gestire per evitare fraintendimenti e garantire una partecipazione piena e armoniosa. La gestione delle risorse, sia umane che finanziarie, è un altro aspetto critico. Bilanciare il budget, ottenere sponsorizzazioni e assicurare che tutte le necessità operative siano coperte richiede una pianificazione meticolosa e un’attenta gestione.

Come in ogni grande evento, gli imprevisti sono inevitabili. La capacità di rispondere rapidamente ed efficacemente a problemi inaspettati, che si tratti di problemi tecnici, cambiamenti di programma o altre emergenze, è fondamentale per il successo del convegno. Da quanto detto sicuramente l’organizzazione di questo congresso internazionale è un’esperienza che sta richiedendo impegno, collaborazione e resilienza, ma sta offrendo anche l’opportunità di contribuire significativamente al progresso scientifico e alla promozione di una possibile via di risoluzione delle crisi in atto attraverso la sostenibilità relazionale.

Qual è stato il percorso di vita che l’ha portata a lavorare nell’ambito della tutela ambientale?

Ho avuto una profonda passione per la biologia e uno dei desideri più grandi è stato comprendere i complessi meccanismi che governano la vita sulla Terra. Mi sono laureata in biologia con indirizzo ambientale, un campo che mi ha permesso di esplorare e capire le delicate interazioni tra gli organismi viventi e il loro ambiente.

Da adolescente, ho avuto l’opportunità di conoscere i giovani del Movimento dei Focolari ed è iniziata per me un’esperienza unica che ha avuto un impatto significativo non solo sul mio percorso personale e spirituale ma anche professionale. Ricordo che in una grande manifestazione in cui eravamo presenti circa 1500 giovani Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, ci parlò di Dio: “Vorrei che ci fermassimo un attimo e ci raccogliessimo nel profondo del nostro cuore e, ancora nello stupore, ci chiedessimo: Ma chi è colui che mi ha scelto? E sollevando il capo da tutto ciò che occupa il nostro mondo, (i nostri affari, la nostra casa, la nostra famiglia … ) riandassimo col pensiero a… quando abbiamo potuto contemplare una distesa di mare senza fine, una catena di monti altissimi, un ghiacciaio imponente, una volta del cielo punteggiata di stelle… […] E attraverso lo splendore abbagliante della natura, risalissimo a colui che ne è l’autore: Dio, il Re dell’universo, il Signore delle galassie, l’Infinito…”. Queste sue parole hanno profondamente influenzato il mio modo di vedere il mondo e la certezza della presenza di Dio in tutte le cose, inclusa la natura, mi ha ispirato a vedere la tutela ambientale non solo come una questione scientifica, ma anche come un impegno spirituale e morale.

Questa nuova prospettiva mi ha spinto ad intraprendere il percorso universitario dedicandomi ancora di più allo studio dell’ecologia. Dopo essermi laureata ho potuto partecipare e vincere il primo concorso di Dottorato di Ricerca in Ecologia Terrestre in Italia. È iniziato così il mio percorso nel mondo accademico. Nel corso degli anni, la mia ricerca si è concentrata sulle diverse alterazioni ambientali dovute all’azione dell’uomo e sulle possibili strategie di protezione dell’ambiente naturale. La mia esperienza nel Movimento dei Focolari ha continuato a guidare il mio impegno, ricordandomi costantemente l’importanza di una visione integrata che valorizzi gli aspetti etici e spirituali della tutela ambientale con prove scientifiche.

Oggi, come docente universitaria, provo a trasmettere questa passione e questo impegno ai miei studenti. Credo fermamente che l’educazione sia uno strumento potente per promuovere un futuro più sostenibile e che i giovani abbiano il potere di apportare cambiamenti significativi. Cerco di ispirarli a vedere la tutela dell’ambiente come una missione che sì, si basa su pilastri scientifici ma va anche oltre la scienza, un compito che richiede una dimensione spirituale.

Oltre al congresso internazionale di ottobre, ci sono altri progetti per il futuro dell’ecosistema per i quali si sta adoperando, o che ha in mente di realizzare?

Credo che la collaborazione con altri Movimenti e Associazioni che operano nel campo ambientale sia fondamentale. Ed è proprio quello che si sta cercando di attuare, ad esempio con il Movimento Laudato sì. La rete di collaborazione permette di unire le forze e massimizzare l’impatto delle nostre azioni, condividendo risorse, conoscenze e strategie. Credo fermamente che la sinergia tra diverse organizzazioni possa portare a risultati più significativi nella protezione e conservazione dell’ambiente.

Un altro progetto fondamentale che è già partito due anni fa, con la collaborazione di FaithInvest, è la promozione di piani ecologici delle comunità, mirati a rispondere alle diverse crisi ambientali presenti in ciascun territorio. Questi piani si stanno sviluppando in sintonia con le comunità locali e si basano su un approccio partecipativo che coinvolge i singoli cittadini nella gestione e nella protezione delle risorse naturali. L’obiettivo è creare soluzioni sostenibili e personalizzate che rispondano alle specifiche esigenze e sfide di ogni comunità.

Tutto ciò, naturalmente, richiede un cambiamento degli stili di vita. Credo, infatti, che il cambiamento debba partire dal basso, dai nostri stili di vita quotidiani. Come commissione internazionale di EcoOne stiamo lavorando su diverse iniziative che mirano a sensibilizzare le persone sull’importanza di adottare comportamenti più sostenibili. Questo include campagne di educazione e sensibilizzazione su temi come la riduzione dei rifiuti, il risparmio energetico, l’uso di trasporti ecologici e la promozione di una dieta a basso impatto ambientale.

Un obiettivo che vorremmo realizzare è spingere affinché la governance possa attuare una vera conversione ecologica. Questo significa promuovere politiche e pratiche che non vedano l’economia come il metro di misura principale, ma piuttosto mettano al centro l’uomo nella sua interezza e il benessere del pianeta. Stiamo interagendo con vari gruppi di advocacy per influenzare le decisioni politiche a livello locale, nazionale e internazionale, promuovendo leggi e regolamenti che favoriscano la sostenibilità ambientale. Siamo convinti che solo attraverso un approccio integrato e partecipativo possiamo sperare di affrontare con successo le sfide ambientali del nostro tempo e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni.

Ci sono delle priorità ad oggi, degli obiettivi che secondo lei come società dovremmo raggiungere nei confronti dell’ambiente, che lei per prima si pone?

Posso elencare alcune priorità urgenti e concrete da perseguire immediatamente, come la riduzione delle emissioni di gas serra, la protezione e il ripristino degli ecosistemi, la promozione di un’economia circolare e di una governance globale attraverso la collaborazione internazionale. Tuttavia, vorrei enfatizzare l’importanza di avere un sistema di condotta interno (coscienza) che sia etico, morale e autodeterminato. Questo può risultare fondamentale in situazioni in cui lo Stato non riesca a dissuadere comportamenti immorali e insostenibili. Senza una coscienza ambientale, il nostro pianeta rischia un collasso imminente. La coscienza ambientale e la sostenibilità relazionale sono strettamente interconnesse. Mai come oggi siamo bombardati da cattive notizie: l’inquinamento ambientale, causa principale dei cambiamenti climatici in corso, sta devastando il nostro pianeta, e non possiamo ignorarlo, poiché siamo noi consumatori i diretti responsabili.

Possiamo definire la coscienza ambientale come un comportamento ecologico orientato al bene comune. Se tutti fossero “persone etiche”, la Terra sarebbe un posto migliore, ma non possiamo basare le nostre azioni sulle scelte degli altri. Tendiamo a giustificare i nostri comportamenti scorretti verso l’ambiente osservando ciò che fanno gli altri, siano essi grandi aziende o conoscenti. Chi dice di avere una coscienza ambientale tende a indignarsi per una carta gettata a terra, ma spesso non agisce; dovrebbe invece raccoglierla e farlo notare all’autore del gesto. Anche se sembra una piccolezza rispetto agli incendi che stanno devastando il pianeta, è una delle tante piccole azioni che possono fare la differenza.

La coscienza personale deriva da molti fattori contestuali. Se chi getta una sigaretta a terra viene ripreso da più persone, tenderà a sviluppare un modello etico diverso, magari solo “per proteggersi”, ma comunque l’intervento verbale farà sì che il suo cervello elabori diversamente il gesto di gettare a terra la sigaretta, una carta o qualsiasi altro oggetto che dovrebbe essere smaltito correttamente. Anche la scelta di acquistare prodotti ecologici, pur essendo spesso più costosi, può fare la differenza. Avere comportamento corretti richiede più forte motivazione che ponga l’altro al centro delle scelte: individui, aziende e organizzazioni di ogni tipo farebbero riferimento non solo alle leggi nazionali, ma anche a valori di correttezza e rispetto ambientale come se fossero di importanza vitale. Le aziende ricalibrerebbero i loro obiettivi di guadagno, spostando le priorità dalle vendite al benessere dei dipendenti e all’impatto ambientale delle attività produttive.

L’intero sistema economico potrebbe essere ripensato, sostituendo “le direttive del guadagno e dell’interesse personale” con quelle della sostenibilità e della collaborazione, rendendo anche più equa la distribuzione della ricchezza. La condotta etica diventerebbe allora la scelta di vita più sensata e conveniente, aiutando a costruire una comunità più equa, che a sua volta porterebbe a maggiori livelli di stabilità e felicità, generando ulteriori reazioni a catena. La felicità porterebbe a un aumento di azioni giuste e a una maggiore fiducia nel prossimo. Essere rispettati spingerebbe a rispettare. Vedere persone che rispettano l’ambiente porterebbe a rispettare lo stesso. Essere circondati da persone che si comportano bene scoraggerebbe dal comportarsi male. È dimostrato che nei quartieri meno curati le persone tendono a inquinare di più, o che quando qualcuno infrange una regola in pubblico, altre persone sono più propense a fare lo stesso.

È altrettanto dimostrato che la prima persona che aiuta qualcuno in difficoltà spinge altri a prestare soccorso, e che in un luogo pulito si è meno propensi a sporcare. In sostanza, la bontà, così come la cattiveria, è contagiosa, e se siamo noi i primi a comportarci in modo etico, altri seguiranno il nostro esempio. È una rivoluzione necessaria, e come tutte le rivoluzioni, non può partire dall’alto, ma dal basso, da ogni singolo individuo che adotta valori etici nella vita personale. Questi valori, unendosi, diventeranno legge, poi cultura, e infine un nuovo modo di vivere nel mondo.

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

Riproduzione riservata ©

Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876