Giubileo: Rimanere fedeli alla speranza

Pubblicata la Bolla di Indizione del Giubileo 2025, in cui papa Francesco ha scelto come messaggio centrale "La Speranza non delude"
Papa Francesco al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, Citta' del Vaticano, 10 aprile 2024. // Pope Francis leaves at the end of his weekly general audience in Saint Peter's Square, Vatican City, 10 April 2024. (saluto, saluta) ANSA/ETTORE FERRARI

«Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé». Sono le parole iniziali della Bolla di Indizione del Giubileo 2025, pubblicata il 9 maggio 2024. «Spes non confundit», «La speranza non delude» (Rm 5,5), è il cuore del messaggio che papa Francesco, in tempi tanto difficili, rivolge a una umanità bisognosa di coltivare questa virtù, di aggrapparsi ad essa come un’ancora di salvezza.

Nel pellegrinaggio che conduce alla Porta Santa che si aprirà il 24 dicembre 2024 il papa rivolge uno speciale invito «ai fedeli delle Chiese Orientali, in particolare a coloro che sono già in piena comunione con il successore di Pietro. Essi, che hanno tanto sofferto, spesso fino alla morte, per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa, si devono sentire particolarmente benvenuti in questa Roma che è Madre anche per loro e che custodisce tante memorie della loro presenza».

Il Giubileo 2025 si inserisce nel cammino di grazia che la Chiesa ha percorso lungo i secoli, per parlare alla donna e all’uomo di oggi, per raggiungerli in ogni ambiente e situazione di vita, in cui ognuno è chiamato a riscoprire segni di speranza. «È necessario, quindi, porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza», scrive papa Francesco, ma è ancor più necessario impegnarsi per offrire al nostro mondo segni tangibili di speranza.

«Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura», ammonisce il papa. L’impegno per la pace coinvolge tutti, a ogni livello, e «impone di perseguire progetti concreti».

Guardare il futuro con speranza si sostanzia anche nel desiderio di trasmettere la vita e nell’impegno di tutti – non solo delle istituzioni – a sostenere l’aspirazione delle giovani coppie di avere figli. «La comunità cristiana perciò non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo».

Siamo chiamati a trasmettere una speranza che sia contagiosa, soprattutto nei luoghi dove essa sembra essere più lontana. «Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto», dice il papa mentre annuncia: «Io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita».

Il Giubileo ricorda anche che «i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti», scrive il papa invocando speranza «per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere» e rinnovando l’appello affinché «con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa».

L’umanità intera, specialmente quella più ferita, è inserita nel cammino verso l’Anno Santo: i migranti, gli esuli, i rifugiati, coloro che vivono in contesti di persecuzione, chiamati a scorgere una luce attraverso il buio, ancorati alla forza «che scaturisce dalla croce e dalla risurrezione di Cristo».

In contesti complicati, «quando aumentano le difficoltà e la speranza sembra crollare davanti alla sofferenza», la speranza «imprime l’orientamento, indica la direzione e la finalità dell’esistenza credente», indica la meta verso cui cammina l’umanità: l’incontro con il Signore della gloria.

«Il prossimo Giubileo, dunque, sarà un Anno Santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella in Dio. Ci aiuti pure a ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato».

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