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Italia > Società

La questione giovanile dei nuovi anni 20

di Silvio Minnetti

- Fonte: Città Nuova

Analisi e approfondimenti sulla condizione dei giovani in Italia nell’ultimo Rapporto dell’Istituto Toniolo

Giovani a Ventotene ANSA/LARA GALLINA

I giovani oggi sono sempre di meno e vivono una condizione di incertezza, di emergenza e precarietà.  Come diventano adulti? Come si pongono rispetto alle generazioni precedenti, come costruiscono il loro futuro?

Queste le domande essenziali che dobbiamo porci. Essi hanno un vantaggio: non avendo esperienza portano meno zavorra in un mondo che cambia (K. Mannheim).

Rappresentano però la generazione della policrisi in un cambiamento d’epoca. Sono tornati a farsi vedere e sentire in un mondo paradossale in cui a decidere sono gli anziani con meno futuro davanti a loro. L’impressione è che si stia affacciando una nuova generazione che inizia a interrogarsi con una idea alternativa. Le sfide che la attendono sono enormi, senza precedenti. Noi adulti dobbiamo inventarci qualcosa per aiutarla a transitare nella nuova epoca con un rinnovamento civile, sociale ed economico. (Cf. La giovane Italia, Il Mulino n. 4/2023).

Il Rapporto Giovani 2023 dell’Istituto Toniolo ci presenta la giovinezza come età piena di incertezza ma anche di speranze e desideri di protagonismo, in un passaggio d’epoca denso di trasformazioni e transizioni. Guerra in Ucraina e a Gaza, pandemia sono i due rischi che hanno messo a dura prova questa generazione.

Cambiano i percorsi di vita, le condizioni oggettive di esistenza, la formazione delle competenze in un quadro complessivo di ecoansia. Noi adulti abbiamo la responsabilità dei due drammi e del senso di impotenza e delusione che hanno vissuto e vivono gli adolescenti.

I giovani manifestano una fragilità di fronte alla complessità dei tempi in assenza di soluzioni predeterminate. Pertanto si fa sempre più necessario lo scambio intergenerazionale.  Di fronte alle sfide enormi sul piano storico, politico, economico e sociale occorre uno sguardo nuovo verso i giovani visti come risorsa, da un lato, dall’altro è necessario creare spazi comunitari accoglienti.  Una comunità generativa è in grado infatti di riconoscere il valore di tutti i suoi membri e di creare connessioni e opportunità di crescita.

I giovani quindi vivono l’età dell’incertezza, della accelerazione massima dei cambiamenti, che accentua il divario tra le generazioni e che rende rapida l’obsolescenza delle conoscenze e competenze. È una società con tanti vecchi e pochi giovani. Solo famiglie capaci di modificarsi reggono a queste tumultuose trasformazioni riducendo la crescente distanza tra le generazioni. Famiglie e scuole alleate possono aiutare i ragazzi ad affrontare sfide inedite in un mondo in cui nessuno è in grado di sapere come sarà.

Il disagio giovanile è al massimo. Lo segnalano i suicidi come terza causa di morte dopo incidenti stradali e tumori. Nuove forme di partecipazione si registrano in campo ambientale dove i giovani vedono la connessione tra questione sociale e transizione ecologica.

Occorre incoraggiare questa nuova forma di protagonismo aiutando a discernere i segni dei tempi nell’era della complessità e dell’incertezza per non cadere nella confusione e nel disorientamento di un mondo che cambia troppo rapidamente. L’ incoraggiamento arriva sicuramente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita all’Università del Piemonte Orientale: «Il Rettore ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo; il dottor Iato ci ha detto che la loro Generazione Z è vista come disorientata, inerte, estraniata dalla realtà, rinunciataria. Sinceramente non so da dove possano uscire queste valutazioni così difformi dalla realtà, così gravemente sbagliate sulla nostra giovane generazione. Personalmente penso, costantemente trovandone conferma, che questa generazione sia motivo di speranza per il nostro Paese».                                                                                                                                                     Analizziamo ora il rinnovo generazionale, che appare troppo debole. Dagli anni Novanta l’Italia è infatti il primo Paese al mondo in cui il numero dei nonni è maggiore rispetto a quello dei nipoti. Ciò avviene in uno Stato con un alto debito pubblico, sulle spalle di chi ha meno di 35 anni. Spesso poi il lavoro non valorizza tutti i talenti giovanili.

È un lavoro povero e precario in un contesto ostile per la gioventù e la natalità. La povertà inoltre aggrava la condizione sociale di ben un milione e quattrocentomila bambini a rischio di emarginazione. Difficile è pertanto la transizione alla vita adulta. Il percorso per inserirsi stabilmente nella società è più problematico rispetto alle generazioni precedenti.

Serve una cultura che favorisca l’autonomia giovanile con politiche governative di sostegno che sostengano il passaggio alla nuova condizione attraverso lavoro non precario e agevolazioni per l’acquisto della prima casa. L’incertezza lavorativa determina una posticipazione delle tappe con effetto domino sulle altre scelte fondamentali di vita. I genitori italiani manifestano poi una debole cultura dell’autonomia rispetto al Nord Europa.

In conclusione, servono nuove politiche per i giovani. In particolare dobbiamo curare il collegamento tra istruzione professionale, scuola e mondo del lavoro per ridurre gli alti livelli di disoccupazione giovanile e la precarietà. Politiche di conciliazione vita-lavoro possono favorire stabilità dei nuclei familiari, la natalità ed il superamento delle discriminazioni di genere.

La generazione Z sembra essere quella di un nuovo sperimentalismo democratico ricombinando in modo originale le forme di attivismo del passato. Dobbiamo allora aiutarli a partecipare alla vita elettorale rendendo più credibili i partiti e le loro proposte politiche. Forte può essere il nesso tra giovani, ecologia e politica durante la transizione ecologica. Va trovato il senso del lavoro conciliandolo con la famiglia, la cura ed il tempo libero. Occorre dare risposte alla domanda di spiritualità con espressioni più autentiche e profonde. Va introdotta l’etica nei social network così importanti per la gestione delle emozioni.

Va alimentata la creatività digitale. La facilità dei giovani nell’utilizzo delle tecnologie digitali può far loro acquisire posizioni di rilievo. Infine, noi adulti dobbiamo impegnarci al massimo per far scoprire loro la politica, priva di estremismi, come spazio centrale nella vita in quanto amore sociale e fraterno per trasformare pacificamente la realtà.

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