Cattolici e lotta di liberazione

Una scelta sofferta, cercando di mettere comunque al centro il Vangelo e le persone, al di là che fossero dei nemici.
Il francobollo valido per la posta ordinaria emesso il 24 aprile 2025 per celebrare gli 80 anni dalla Liberazione. ANSA/ UFFICIO STAMPA

«Per molti è stata una scelta sofferta, dalle testimonianze emerge che lo spirito è sempre stato di mettere al centro il Vangelo e le persone, al di là che fossero dei nemici». È questa un po’ l’ottica con cui i cattolici hanno partecipato alla Resistenza secondo Chiara Genisio, giornalista e presidente del Centro studi ‘Giorgio Catti’ di Torino, punto di riferimento importante per la storia della partecipazione cattolica alla Resistenza.

Quanto è stato determinante il contributo dei cattolici alla lotta di liberazione?
Sicuramente è stato un modo diverso di vivere la lotta di liberazione rispetto ad altri. Le testimonianze ci raccontano di gesti meno truculenti, nonostante la consapevolezza che si stesse vivendo un momento terribile per il Paese.

Insomma Sparate, ma non odiate, come titola il libro di Andrea Pepe sulla lotta armata dei giovani di Azione cattolica.
Potrebbe essere così. Non pochi hanno scelto di uccidere solo in casi estremi, quando era in pericolo la propria vita. Un credente rimane tale in qualsiasi situazione si trovi.

Quanta è stata la partecipazione cattolica in termini numerici? Sa bene che i numeri sono incerti.
La Resistenza dei cattolici si è manifestata davvero in tanti modi. Quella non armata, per esempio. Provi a immaginare la partecipazione delle donne senza imbracciare il fucile, ma senza il cui contributo la Resistenza avrebbe avuto altri esiti e tempi più lunghi. Immagini coloro che hanno aperto le case, i parroci che hanno messo a disposizione le loro chiese. Tutto questo è comunque Resistenza.

Essersi raccontati di meno non ha messo in ombra la resistenza cattolica?
I cattolici hanno pensato di più alla ricostruzione del Paese e questo ha deviato il racconto della loro Resistenza.

Sul piano morale che cosa ha significato la Resistenza per i cattolici?
Era un modo per vivere fino in fondo la missione del Vangelo, come ho detto. Nelle testimonianze raccolte, spesso viene fuori proprio il ruolo formativo dei parroci sulla dottrina sociale.

Secondo le testimonianze raccolte dal suo centro, come si è arrivati alla lotta armata, nonostante la vicinanza della Chiesa al Fascismo?
Sul rapporto della Chiesa col Fascismo c’è molto da studiare e da approfondire, ora si può guardare con più obiettività. Durante il periodo fascista c’è stata la formazione dei cattolici al dopo e la partecipazione alla lotta armata è stata inevitabile. Proprio in Piemonte, dopo l’8 settembre, a Boves abbiamo avuto una delle prime stragi naziste, protagonisti due sacerdoti, don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi, oggi martiri per la fede e beatificati da papa Francesco, morti per salvare la loro comunità.

Qual è stato il ruolo del clero nella Resistenza? Che cosa ha messo in evidenza il suo centro studi?
Ci sono stati tanti preti che hanno dato la propria vita in silenzio, si sono offerti al posto di altri, sono andati in montagna con i partigiani, hanno aperto le loro chiese. Secondo uno studio, credo del Ministero degli Interni, il sacerdote è stata una delle categorie più colpita in assoluto durante il nazifascismo.

Qual è la considerazione che è stata data dalla storia alla resistenza dei cattolici? C’è stata forse una sottovalutazione a causa del disegno ideologico della Resistenza?
La resistenza cattolica non è stata raccontata, è stata considerata di netta minoranza. Credo che ci sia stato un disegno ideologico, quasi che la Resistenza appartenesse ad una sola parte, chi voleva farne un diverso racconto era tacciato di fascismo. Oggi c’è una disponibilità a ragionare su questi aspetti con più serenità

Che cosa è il Centro studi ‘Giorgio Catti’? Quali progetti sta realizzando e cosa si propone per il futuro?
L’opera del nostro centro studi è non disperdere le esperienze e le testimonianze di chi ha dato anche la propria vita. Parte dell’attività riguarda la conservazione della memoria. Poi cerchiamo di far conoscere il contributo dei cattolici alla Costituzione e la necessità di difenderla. Lavoriamo molto con i giovani con percorsi che, in tutto il Piemonte, hanno dato buoni risultati. Stiamo ripubblicando i documenti di Ennio Pistoi e ci stiamo interessando al contributo delle donne alla Resistenza. Collaboriamo con altri centri, perché insieme si è più forti.

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