“Al mondo servono utopie e non solo pragmatici”. Le voci del Social forum

L’economista Riccardo Petrella, la scrittrice Naomi Klein, Bertita Cacheres, la giovane figlia dell’ambientalista honduregna uccisa lo scorso marzo, Alain Deneault, esperto di paradisi fiscali sono solo alcuni degli esperti che a Montreal provano a tracciare l'identità di un mondo più attento alle persone e ai beni comuni
Social Forum 2016

Ad occupare le pagine dei media canadesi e qualche riga di quelli internazionali sono i dissensi e le contestazioni suscitate da alcune iniziative giudicate antisemite promosse all’interno del Social forum mondiale di Montreal. Stamane è la protesta dei rappresentanti della comunità ebraica ad aver destato l’attenzione di qualche tv e dei principali quotidiani. La campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani lanciata da vari gruppi di attivisti palestinesi e alcune conferenze dedicate al tema hanno suscitato una marcia pacifica su Rue St. Caterine, per protestare contro l’eccesso di iniziative a favore della Palestina. Il sindaco di Montreal, su pressione di alcune associazioni ebraiche è dovuto intervenire con un comunicato ufficiale in cui si dissociava dai contenuti antisemiti del forum, ma la contempo lodava le iniziative di progresso sociale e civile ospitate dalla città. Sono infatti oltre mille i forum e i workshop autogestiti che popolano ogni spazio pubblico e culturale della città, ma la loro voce sembra non riesca a trovare spazi sufficienti di espressione se non in blog e siti collegati alla manifestazione.

 

Riccardo Petrella, l’economista italiano, fondatore dell’Università del bene comune e insignito di otto lauree honoris causa in varie università del mondo è tra i relatori che nel forum si occupano di cittadinanza ecosostenibile e di umanità responsabile. Intervenendo sul significato dell’appuntamento di Montreal precisa: “Il mondo ha bisogno di utopie, di idealità e il pragmatismo non può essere l’unica risposta. Se non seminiamo soprattutto nei giovani la voglia di cambiare e di fare un mondo diverso abbiamo fallito nella logica della speranza. Spesso si immagina il cambiamento come una rivoluzione generale. Io invece lo immagino come una costellazione di segni. Se in questo forum ad esempio incidessimo in maniera sostanziale sui paradisi fiscali avremmo già prodotto un segno”.

 

Nonostante la scrittrice e attivista canadese Naomi Klein, famosa per le sue campagne contro la globalizzazione e il libro “No logo”,  si batta per una partecipazione dal basso ai progetti politici sul cambiamento climatico, la sua fiducia sull’incidenza dei temi Social forum sulle agende dei capi di Stato è bassa. In un’affollatissima conferenza dove ha presentato il suo Leap manifesto che lega  la sfida del clima a quella della giustizia sociale e della democrazia, la Klein ha puntato il dito contro i governi e le false green economy e contro gli accordi di Parigi che di fatto stanno producendo migliaia di migranti climatici e una costante privatizzazione delle energie alternative che di fatto penalizza nelle scelte energetiche sempre i più poveri. “Attenzione a non fare del cambiamento climatico, anche la nostra sola battaglia – spiega ancora Petrella. Perché salvaguardare dai tifoni, dalla carenza di acqua, dalla scarsità di petrolio i paesi occidentali, sottostima il problema dell’equa distribuzione delle risorse. Prima che proteggere l’acqua per noi occidentale preoccupiamoci che tutti i popoli abbiano la possibilità di accedervi senza barriere”.

 

Il tema ambientale vanta tanti testimoni e soprattutto tante vittime, perché non sono pochi gli attivisti morti quest’anno per difendere la terra dallo scempio di tante compagnie minerarie e petrolifere soprattutto in Sudamerica. Commuove la presenza in varie tavole rotondo di Bertita Càcheres, la giovanissima figlia di Berta Cacheres, l’ambientalista assassinata lo scorso marzo in Honduras mentre cercava di difendere la terra degli indigeni da un progetto idroelettrico di una grossa compagnia occidentale. Ha preso in mano il testimone della madre e pur esile e ancora acerba, la sua battaglia è chiara: fare luce sulle reali motivazioni della morte di Bertaa e al contempo non smettere di denunciare e protestare contro chi vuole rapinare la sua gente dal bene più prezioso la terra e la dignità. “Un uomo bianco di fronte alla foresta pensa: ‘Mi appartiene e posso farne quello che voglio’. Un indigeno invece dice ‘Io appartengo alla foresta ed è lei a decidere i miei tempi e la mia vita”. Anche questi temi attraversano il forum su più fronti.

 

Lo sfruttamento del lavoro femminile nei paesi rampanti è la ragione di vita di Kalpona Akter, che in Bangladesh lotta perché le grandi case di abbigliamento occidentale ratifichino contratti dove le donne non vengano trattate alla mercè di schiave, vittime di violenze e privazioni della libertà e senza un salario equo. “Dopo l’incendio di Rana Plaza, si sono fatti passi avanti, ma i sindacati non fanno abbastanza e solo alcune aziende, sotto il controllo pubblico, hanno cercato di adeguare gli standard di sicurezza e la paga. Ma sulle centinaia di fabbriche clandestine non esistono interventi”.  A chi le propone il boicottaggio dei prodotti, la Akter chiede di non farlo per non trascinare nella definitiva povertà queste ragazze e le famiglie che mantengono. “Vi chiedo di fare pressione, di fare attenzione ai prezzi dei vestiti e di far presente ai proprietari e ai commessi che è inaccettabile pagare 10 dollari un paio di jeans o al contrario migliaia di dollari per vestiti fabbricati nel nostro Paese per 60 dollari al mese”.

 

I paradisi fiscali e le economie alternative sono una delle tematiche più ampie trattate in questi giorni canadesi.  Alain Deneault, filosofo e autore di ricerche sulla giustizia fiscale ha illustrato il coinvolgimento del governo canadese nella creazione dei modelli legislativi che fanno delle Bahamas, delle Cayman, di Panama il regno delle società off-shore, grazie a ex ministri delle finanze e a membri del partito conservatore che hanno orientato in tale direzione anche le leggi del paese nordamericano.  “Le tasse e la politica fiscale incidono sui tagli alle spese per la salute, l’educazione, la scuola e le famiglie perché si preferisce mantenere capitali volatili e non investire sui beni che fanno il progresso e la felicità di una nazione”, ho spiegato Deneault in un’affollatissima assise che ha rivelato ai suoi stessi concittadini rapporti e studi finora passati sotto silenzio.

A Montreal però questi temi e queste storie, non fanno notizia e non occupano spazi neppure sui media di casa nostra.

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