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Italia > Visioni di insieme

Il segno dell’unità nel dialogo interreligioso e interculturale

di Andrea Galluzzi

- Fonte: Città Nuova

La terza riflessione che propongo cerca di mostrare come l’idea di unità della grande famiglia umana possa essere declinata anche nell’aspirazione a sviluppare un incontro e un dialogo autentico fra le religioni e le culture.

L’esistenza delle religioni testimonia la naturale vocazione che ogni persona nutre verso la dimensione spirituale, come una spinta interiore ad andare verso qualcosa che trascende l’esistenza terrena. Malgrado l’ateismo dilagante dei tempi moderni, l’esperienza religiosa accomuna l’umanità dalla notte dei tempi ed è formata da un cammino di scoperte, rivelazioni e nuove comprensioni del divino.

Anche la rivelazione biblica di Dio, fra antico e nuovo Testamento, ha avuto un carattere progressivo: si è sviluppata nel tempo ed ha accompagnato l’umanità lungo la sua crescita, segnando la storia con la venuta di Cristo, evento che ha poi assunto la forma di un riferimento temporale universale, come un “asse” della storia mondiale.

Sulla base di questo riferimento – e per aprire l’orizzonte di questa “progressione” su tutte le grandi religioni – Karl Jaspers (filosofo tedesco, 1883-1969) ha identificato una particolare epoca storica, compresa più o meno fra l’VIII e il II secolo a.C., in cui è accaduto qualcosa di unico che ha cambiato per sempre il volto dell’umanità, come una sorta di “balzo in avanti” verso un nuovo modo di concepire l’esistenza e che ha preparato il terreno a quello che sarebbe venuto dopo.

Nell’arco temporale di questi 600 anni, infatti, si sono sviluppati, in punti diversi del pianeta e in modo indipendente fra loro, i riferimenti che sono alla base delle culture attuali. Grecia, Palestina, Persia, Cina e India sono i luoghi in cui fanno la loro prima comparsa filosofi, profeti, figure religiose e politiche che, con il loro pensiero, hanno contribuito alla svolta epocale: in Cina vissero Confucio e Lao-Tse; in India visse Buddha; in Palestina i profeti citati nell’antico testamento, con i quali la fede monoteistica di Israele trovò la maturazione dalla quale discesero poi Cristianesimo e Islam. Jaspers, proprio per definire l’importanza e la peculiarità di questo periodo storico, ha usato il termine “epoca assiale”.

L’incontro fra tutte queste diversità religiose e culturali nel corso della storia si è spesso trasformato in scontro ed ha subìto varie distorsioni, dagli avvenimenti delle varie epoche coloniali fino ai più recenti effetti della globalizzazione. Ma per ogni epoca, per ogni conflitto – e proprio a testimonianza della “progressione” della coscienza umana – sono apparsi anche i germi di altrettante rinascite.

Pensiamo al ‘900 o ai primi anni del secondo millennio: se, da una parte, l’ultimo secolo ha portato un carico di esperienze terribili dal punto di vista di conflitti religiosi ed etnici, dall’altra è stato anche la culla di personalità carismatiche che hanno avviato processi di dialogo interreligioso di portata storica. Così abbiamo visto Giovanni XXIII inaugurare il Concilio Vaticano II ed imprimere una svolta nel dialogo fra la Chiesa Cattolica e il mondo – un avvenimento che ha messo in luce la preziosità dei “semi del Verbo” (Concilio Vaticano II, Decreto sull’attività missionaria della Chiesa, Ad Gentes, 11). presenti in tutte le grandi religioni e culture, ed ha sottolineato l’azione universale dello Spirito di Dio, che chiama la Chiesa ad operare per il dialogo e la pace in «un mondo che va sempre più verso l’unificazione» (Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale della Chiesa sul mondo contemporaneo, Gaudium et Spes, 24).

Così abbiamo visto Giovanni Paolo II invitare gli esponenti delle grandi religioni mondiali a pregare unitamente per la pace ad Assisi (27 ottobre 1986) – un evento iconico che ha aperto una nuova stagione del dialogo interreligioso, la cui ricchezza non si può spiegare solo teologicamente. Così abbiamo visto papa Francesco firmare ad Abu Dhabi il documento sulla fratellanza umana insieme al grande Imam di Al-Azhar (4 febbraio 2019) – evento che ha confermato l’impegno di cristiani e musulmani nel promuovere fianco a fianco la fratellanza universale contro il terrorismo e i fanatismi religiosi.

Qualcuno è arrivato ad intravvedere nel XX secolo il delinearsi di un nuovo periodo “assiale” delle religioni, tutte convergenti verso una dimensione di dialogo e fratellanza: nell’arco di pochi decenni sono infatti apparsi vari carismi, in area cristiana, islamica, buddista e indù, che si sono posti come vie di dialogo fra milioni di persone di fedi diverse. Un dialogo fatto di gesti concreti, mossi dalla Regola d’Oro – “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” – presente in varie forme in tutti i testi sacri.

In un tempo in cui tutto “tende all’unità”, sembra che i “semi del Verbo” abbiano dato vita ai germogli di un nuovo modo di intendere il dialogo interreligioso; un modo che, oltre alle parole “tolleranza” e “integrazione” – normalmente in uso nelle società multireligiose e multietniche contemporanee – introduce un lessico nuovo, basato su parole che diventano Vita (con la maiuscola) e in cui le differenze innescano occasioni di incontro, impegno comune, stima reciproca, anche con chi non si identifica in nessun credo religioso.

La prospettiva aperta dai “semi del Verbo” si lega con l’esortazione evangelica ad amare il prossimo come se stessi che porta, in qualche modo, ad amare la religione e la cultura altrui come la propria, nella consapevolezza che alterità e identità non si escludono né si elidono, ma si richiamano a vicenda, perché l’esperienza viva della fraternità porta a riscoprire anche le radici della propria fede.

 

Per leggere le precedenti puntate della riflessione, clicca qui e qui.

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