È ormai imminente l’inizio dei Mondiali di calcio di Qatar 2022, già i più discussi di sempre, come se non bastassero una serie di “prima volte” che li contraddistingueranno.
Per la prima volta nella storia del calcio, innanzitutto, i Mondiali avranno luogo in pieno inverno, tra il 22 novembre e il 18 dicembre: non una scelta casuale, date le alte temperature che il territorio raggiunge. Per di più, con la partecipazione più alta di squadre mai vista, con ben 32 rappresentative in gara. Ma su di essi, grondano sangue e un’inquietante serie di scandali. Basti pensare in primis che, da quando la Fifa (Federazione Internazionale di Associazioni di Football) ha iniziato a pubblicizzare la World Cup Qatar 2022, ossia dalla loro scelta nel lontano dicembre 2010, quasi tutti i membri della Fifa che ne hanno stabilito l’assegnazione (dopo il 2018 in Russia) sono stati indagati, arrestati o espulsi e banditi a vita dall’industria calcistica.
Saranno Mondiali da guinness dei primati per varie ragioni. In primo luogo, il Qatar sarà il Paese in assoluto più piccolo nella storia del calcio ad ospitare la fase finale della competizione mondiale. Sette degli 8 stadi costruiti per lo svolgimento delle partite sono stati costruiti ex novo, estremamente all’avanguardia e pioneristici sul piano ingegneristico. La tempistica della manifestazione comporterà inoltre lo slittamento di tutte le altre competizioni, modificando drasticamente la stagione agonistica non solo dei Paesi delle squadre qualificate, ma anche delle non qualificate, come purtroppo la nostra nazionale Italiana. La nostra Serie A infatti si fermerà dopo il 13 novembre per riprendere il 4 gennaio: un lungo e inedito periodo di sosta dalle competizioni dopo un vero e proprio tour de force che ha fatto fioccare infortuni su infortuni, tanto che molti grandi giocatori e campioni saranno costretti a saltare i Mondiali.
Tra le compagini impegnate, si va dal piccolo Ecuador, ammesso negli ultimi giorni con una curiosa penalità da scontare tra 4 anni, all’esordio assoluto del Qatar padrone di casa. Quindi il Senegal, del grande Sadio Manè e dell’ex capitano del Napoli Koulibaly, vincitore dell’ultima Coppa d’Africa, e l’Iran, investito dai tumulti interni a causa dei tanti diritti umani non riconosciuti. E poi favorite come la Francia di Mbappé e Benzema, il Brasile di Neymar e l’Argentina di Messi. I Paesi coinvolti sono moltissimi: molti ormai nomi noti delle competizioni, altri agli esordi o alla loro seconda o terza competizione, nonostante mancherà la nostra amata Italia.
Negli ultimi giorni però, grandi testate giornalistiche internazionali tra le quali The Guardian, TIMES of India e Daily Mail UK hanno pubblicato le espressioni shock dell’ex presidente della Fifa, Sepp Blatter: «Scegliere il Qatar per i Mondiali è stato un errore». Dichiarazioni cui sono seguite rivelazioni su relazioni quanto meno ambigue. Blatter ha confidato al giornale svizzero Tages-Anzeiger innanzitutto come il Qatar «sia paese troppo piccolo e il calcio e la coppa mondiale siano troppo grandi per questo».
Ma colpisce di più il coinvolgimento dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. La storia ha voluto che pochi gironi prima della votazione per la scelta del Paese ospitante i Mondiali 2022, l’ex presidente francese abbia pranzato con l’emirato del Qatar. Fin qui tutto normale: un po’ meno che poi, secondo Blatter, Sarkozy volesse che qualche sceicco del Qatar acquistasse il Paris Saint Germain, e soprattutto che, 6 mesi dall’assegnazione dei Mondiali, il Qatar abbia acquistato jet di combattimento dai francesi per un valore stimato di 14,6 miliardi di dollari. Blatter ne attribuisce la “colpa” a Michael Platini e al suo coinvolgimento con gli affari francesi in relazione all’ex presidente. Ma c’è molto di peggio. Secondo fonti locali, la costruzione e l’organizzazione pratica dei Mondiali è stata un bagno di sangue. Morti bianche, un nome non del tutti adeguato per descrivere le morti sul lavoro. Nel caso del Qatar sono state circa 6500 le persone a perdere la vita secondo i colleghi del Guardian che, con un’importante inchiesta, rendono note le morti dei lavoratori, principalmente migranti, susseguitesi dal 2010 ad oggi. Tra i 6500 mancano addirittura all’appello coloro che provengono da Paesi che inviano un altissimo numero di lavoratori migranti in Qatar, come Filippine e Kenya. Oltre questo, c’è da considerare che fra le migliaia già conteggiate, non sono inclusi i dati degli ultimi mesi del 2020. Del resto, i lavori per la costruzione di infrastrutture e stadi in Qatar sono senza precedenti.

AP Photo/Nariman El-Mofty, File
Il direttore del FairSquare Project, un gruppo patrocinato per l’aiuto e il sostegno dei diritti dei lavoratori nel Golfo, Nick McGreehan, ha dichiarato: «Un numero molto significativo di lavoratori migranti sono deceduti dal 2011 in Qatar solo a causa del fatto che il Qatar sia stato il Paese scelto per ospitare la World Cup». Secondo il Supreme Council of Health (Qatar), Ambasciata Indiana, Ambasciata del Nepal e altri istituti, i dati dei decessi sono i seguenti: 2711 indiani, 1641 del Nepal, 1018 dal Bangladesh, dal Pakistan 824, 557 dallo Sri Lanka.
E come dimenticare il noto caso indiano della famiglia di Madhu Bollapally, «morto per cause naturali», motivazione cui nessuno crede in patria. Basti pensare che la maggior parte delle morti, il 69% per l’esattezza, tra cittadini dell’India, Bangladesh e Nepal sono state categorizzate come “naturali”. Per l’India sono l’80%. Molti, indignati, dichiarano perciò che non guarderanno affatto questi “giochi”, pronti a boicottarli. A mettere un carico ancora più pesante, se mai ve ne fosse bisogno, la recentissima dichiarazione dell’ambasciatore dei mondiali in Qatar, Khalid Salman, secondo cui «l’omosessualità è un danno mentale e chi viene in Qatar deve saperlo attenendosi alle regole». Il pallone dei Mondiali di calcio che sta per rotolare è già tragicamente sporco di sangue e infamia dunque, come forse mai in questi termini.
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