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Italia > Visioni di insieme

L’unità, segno dei tempi?

di Andrea Galluzzi

- Fonte: Città Nuova

In questo secondo testo rifletteremo sul concetto di unità visto dalla prospettiva dei popoli e delle culture che, nel tempo attuale, sono chiamati a vivere nello stesso “villaggio globale” che è il mondo.

(AP Photo/Allen G. Breed)

Ogni crisi, nella storia del singolo individuo come nella storia universale, è segno di un passaggio: come il bambino che, nelle prime fasi della vita, scopre che esistono altre persone attorno a sé dalle quali dipende la sua esistenza e con le quali deve imparare a dialogare, così l’umanità, nel corso della storia, ha scoperto progressivamente che il valore della collaborazione è superiore a quello del conflitto, che cercare la pace è meglio che cercare la guerra, che la dignità e i diritti umani sono valori universali da promuovere e non abolire. Del resto, il valore della salute lo si scopre specialmente dopo avere vissuto l’esperienza della malattia…

Dalla fine del secondo conflitto mondiale si è particolarmente avvertita l’esigenza di articolare le nazioni della terra in modo da poter garantire una pace durevole e una maggiore sinergia internazionale per fare fronte ai problemi di carattere sempre più globale. Il fatto che oggi esista una dichiarazione internazionale dei diritti dell’uomo, o che siano state costituite organizzazioni internazionali a tutela della solidarietà e della pace fra i popoli, lo si deve al lento e graduale cammino di consapevolezza che l’umanità ha percorso da un’epoca all’altra e da un conflitto all’altro. La nascita delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea sono solo due delle decine di esempi che si potrebbero fare a livello mondiale per esprimere il desiderio sociale di vivere in armonia, nel rispetto delle diversità e delle culture.

Questo sforzo mondiale si sente tanto più oggi, epoca in cui il mondo iper-connesso nel quale viviamo – soprattutto in questo tempo di pandemia – spinge ad una più solida consapevolezza sulla necessità di una visione di insieme accompagnata da una presa di coscienza collettiva sul fatto di vivere nello stesso “villaggio globale”.

Rimangono comunque alcuni rischi di fondo: dal punto di vista economico e sociale la tensione all’unità può facilmente trasformarsi in massificazione, uniformità, appiattendo le diversità culturali su modelli standard orientati a soddisfare gli interessi di chi detiene più potere; dal punto di vista politico il rischio è quello di sfociare nell’ideologia o nella mancanza di una prospettiva capace di accogliere le diversità.

Sul fronte della comunicazione digitale si avvertono spinte opposte: al tentativo di una maggiore democratizzazione di internet avviato da Obama alcuni anni fa – lasciando il governo della rete all’ICANN[1] e togliendo l’egemonia degli USA – si stanno contrapponendo le intenzioni di alcuni Stati di isolare le proprie infrastrutture digitali dal resto del mondo (la Russia ha iniziato a farlo nel 2019) sfavorendo la libertà di informazione e comunicazione. Cosa manca, dunque, a questo tipo di visione globale?

Per potere trovare quel particolare ingrediente in grado di cambiare le cose e favorire la coscientizzazione verso l’idea di unità della grande famiglia umana, è utile rileggere il passato ed imparare dai passi che l’umanità, pur fallendo, ha già avuto coscienza di fare. Un punto di riferimento storico di grande rilevanza si può trovare nella rivoluzione francese (1789) e nel trittico “Libertà, Uguaglianza, Fraternità” che ci ha lasciato in eredità. L’importanza di questo evento sta nel fatto che in quella occasione – per la prima volta nell’epoca moderna – si è affacciato il tentativo di interpretare e attuare l’idea di fraternità anche politicamente[2].

L’avvento del trittico rivoluzionario ha portato con sé una visione del tutto nuova, in cui la fraternità, insieme alla libertà e all’uguaglianza, era alla base di una prospettiva politica inedita. Quella prospettiva fu presto messa da parte (per lasciare il posto ad un altro storico trittico “Lavoro, Famiglia, Patria”), ma è entrata comunque nei libri di storia ed è stata fissata all’art.2 della costituzione francese (1946); segno che le tre componenti mantengono nel loro insieme una spinta costitutiva universalmente valida e riconoscibile.

Libertà, uguaglianza, fraternità, possono essere tutte intese come declinazioni del concetto di unità al quale vogliamo fare riferimento qui. La loro combinazione è alla base di una visione del mondo che le periferie del nostro “villaggio globale” reclamano a gran voce. La sfida più impegnativa di oggi, infatti, non è tanto quella di riconoscere e vivere questi principi localmente (ogni piccola o grande comunità, in se stessa, ne riconosce il valore), ma universalmente, mantenendo il legame inscindibile fra tutte e tre. Libertà e uguaglianza, se prese da sole, rischiano di evolvere politicamente – e pericolosamente – verso derive ideologiche di destra e di sinistra, proprio a causa della mancanza del terzo ingrediente fondamentale, il quale non può essere imposto a livello politico, ma deve comunque trovare spazio nella vita del singolo e della comunità.

Da questo punto di vista, l’immagine cristiana del Samaritano che soccorre e cura una persona lontana dalla sua cerchia sociale, facendosi “prossimo” a lui, è emblema di quella fraternità universale di cui oggi abbiamo bisogno. Quell’immagine è proprio al cuore della recente enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020) che papa Francesco dedica all’importanza della fraternità e dell’amicizia sociale.

Francesco ci parla della paternità di Dio come base di quel principio che è generatore di fraternità, e ciò ha una sua traduzione in ambito sociale e politico – sfere ben distinte da quella religiosa, ma che, se messe in dialogo, sono generative di un arricchimento che spiega bene il ruolo svolto dal cristianesimo nella scena mondiale.

L’aspirazione all’unità, dunque, nasce da necessità storiche, ma anche dalla vita di coloro che ne fanno l’esperienza nella propria esistenza, proprio per quel desiderio di “comunanza” che lega tutti gli uomini; una comunanza che si realizza su distanze che vanno oltre il tempo e lo spazio e non si possono misurare se non con un criterio di prossimità basato sull’amore scambievole.

[1] Internet Corporation for Assigned Names and Numbers.

[2] Cfr. A. Baggio, La riscoperta della fraternità nel terzo ’89, in: Idem, Il principio dimenticato. La fraternità nella riflessione politologica contemporanea, CittàNuova, Roma, 2007.

 

Leggi anche il primo intervento della serie.

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