Dl aiuti, Draghi incassa fiducia: disgelo con Conte

Il governo ha incassato la fiducia sul dl Auti. Un decreto in larga parte non condiviso dal Movimento 5 Stelle, partito che tuttavia sostiene l'attuale governo Draghi. Ora, il testo, per essere convertito in legge, deve passare al vaglio del Senato. Il voto di ieri è stato la conclusione di una tensione costante tra il Movimento e l'esecutivo.

Il Parlamento ha approvato la fiducia sul decreto Aiuti su cui era stata posta la fiducia dal governo: un investimento di 17 miliardi a sostegno di famiglie e imprese. Anche il Movimento 5 Stelle si è espresso a favore. Per essere convertito in legge, il testo dovrà essere approvato in Senato entro il 16 luglio. Alcuni punti del decreto Aiuti, come quelli relativi all’inceneritore di Roma o al Reddito di cittadinanza, hanno messo in crisi il Movimento 5 Stelle che con tutta probabilità giocherà la carta dell’astensionismo in Senato. L’incontro di mercoledì a palazzo Chigi, tra il premier Mario Draghi e il capo politico pentastellato Giuseppe Conte, è stato utile a sciogliere il nodo su una possibile rottura all’interno della maggioranza. Conte ha presentato a Draghi un documento in nove punti in cui mostra “tutto il disagio accumulato dal Movimento” durante il governo di unità nazionale. La stabilità del governo era stata messa in crisi, oltre che da una differenza di vedute nelle politiche economiche, anche dall’accusa a Draghi di aver “chiesto la testa” di Conte al garante del M5S Beppe Grillo.

Foto: LaPresse

La questione di fiducia sul decreto Aiuti
Il decreto Aiuti ha incassato ieri la fiducia da parte della Camera. Sono stati 410 i voti a favore, 49 i contrari e un solo astenuto. “Ok la fiducia al governo, vogliamo collaborare: voteremo la fiducia alla Camera, al Senato vedremo”, ha dichiarato Conte, prima della votazione in aula. “Francamente non abbiamo compreso perchè ci sia stata l’ostinazione di inserire una norma del tutto eccentrica rispetto alla materia dei sostegni, quella che riguarda l’inceneritore, che è qualcosa di assolutamente obsoleto. Non possiamo condividere questo contenuto”, ha concluso Conte. Ora la palla passa al Senato che dovrà approvare il testo per consentirne la conversione in legge.

Il decreto Aiuti stanzia 17 miliardi per mitigare il caro bollette, naturale conseguenza del nostro coinvolgimento nel conflitto in corso in Ucraina. Ma ci sono novità anche per quanto riguarda il Superbonus 110% con l’esecutivo che non ha concesso nussuna nuova proroga ma ha consentito che le cessioni amplino il perimetro. Per quanto concerne il Reddito di cittadinanza, d’ora in poi, dopo due no a offerte “congrue”, per mantenere il sussidio, si sarà costretti ad accettare. Tra le richieste di Conte, vi è quella di inibire i poteri del sindaco di Roma Roberto Gualtieri per impedire la possibile realizzazione dell’inceneritore. Richiesta bocciata.

Conte all’uscita da palazzo Chigi. Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

L’incontro a palazzo Chigi tra Draghi e Conte
Mercoledì si è tenuto a palazzo Chigi il faccia a faccia tra Draghi e Conte. Finito l’incontro, il premier ha fatto annunciare che il governo avrebbe posto la questione di fiducia sul decreto Aiuti che sarebbe stato votato alla Camera. Una mancata approvazione della questione di fiducia avrebbe comportato la caduta dell’esecutivo. L’incontro è stato utile per abbassare la tensione accumulata tra Draghi e Conte, anche alla luce dell’orizzonte piuttosto ampio che il leader del M5S ha delineato per le risposte chieste al premier sul documento in nove punti su Reddito di cittadinanza, salario minimo, decreto Dignità, aiuti a famiglie e imprese, transizione ecologica e cashback fiscale. “Siccome vogliamo risposte vere e risolutive, non ce le aspettiamo domani mattina – ha dichiarato Conte -. Chiaramente non stiamo rinviando a dopo l’estate. Si tratta di giorni, sicuramente entro luglio”. Il Movimento per ora resta nella maggioranza ma senza offrire al premier alcuna garanzia sulla tenuta dell’esecutivo. “Ho presentato a Draghi il forte disagio politico che la comunità del Movimento ha accumulato. Siamo disponibili a condividere responsabilità di governo in modo leale e costruttivo ma serve un forte segnale di discontinuità”. Poi un giornalista gli ha chiesto: “Vi siete chiariti sul fatto che Draghi abbia chiesto la sua testa a Grillo?” Di fronte a questa domanda l’ex premier è stato zitto e ha allungato il passo.

Il sociologo Domenico De Masi. Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Draghi ha chiesto la testa di Conte”
Dietro all’incontro tra Draghi e Conte c’è una vicenda che risale alle scorsa settimana. Il 29 giugno, in un’intervista al Fatto quotidiano, il sociologo Domenico De Masi ha detto: “Grillo mi ha raccontato che Mario Draghi gli ha chiesto di rimuovere Giuseppe Conte dal M5S, perchè inadeguato”. Conte, secondo quanto ha dichiarato era già al corrente dell’accaduto: “Vorrei precisare che Grillo mi aveva riferito di queste telefonate. Trovo sinceramente grave che un premier tecnico che ha avuto da noi la sua investitura, si intrometta nella vita di forze politiche, che tra l’altro lo sostengono”. Il polverone che si è alzato ha costretto Draghi ad approfittare della pausa al vertice Nato di Madrid per spiegare ai giornalisti: “Con Conte ho parlato poco fa, abbiamo cominciato a chiarirci”. Una chiamata non considerata sufficiente a riappacificare gli animi, tanto che Draghi ha deciso di lasciare anticipatamente il vertice per rientrare a Roma.

 

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