«Yara è nelle mani di Dio»

Il dramma di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre. Domenica 5 dicembre l'arresto di un giovane marocchino, ma continuano le ricerche. La famiglia si affida a Dio.
Yara Gambirasio

Sono riprese le ricerche di Yara Gambirasio. La 13enne di Brembate scomparsa verso le 18 e 30 del 26 novembre dopo essere uscita dalla palestra. Sono 300 i volontari impegnati nelle perlustrazioni che, a differenza dei giorni scorsi, non battano più a tappeto la zona circostante il paese, ma attendono notizie dopo gli sviluppi dei giorni scorsi.

 

Un marocchino di 22 anni, Mohamed Fikri, operaio nel cantiere di Matello, è stato arrestato. Si sospetta sia il complice di due italiani che avrebbero rapito a forza la ragazza. Si è risaliti al giovane marocchino, dopo un paziente lavoro di intercettazioni telefoniche. Alla frase: «Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io» è scattata l’operazione degli inquirenti. Il giovane è stato inseguito fino a 20 miglia dalla costa di Ventimiglia in un traghetto in rotta verso Tangeri, in Marocco. Probabilmente in fuga.

 

Ciò che, pur nella tragedia, colpisce positivamente in questa ennesima truce vicenda italiana è la famiglia Gambirasio. Nella società dello spettacolo ha scelto un così basso profilo vicino quasi all’assenza totale dal circuito dei media. A volte sembra più facile ed anche più sano sfogarsi davanti ai giornalisti per esternare il proprio dramma, dolore e rancori. E cercare solidarietà nelle case degli italiani. Invece nulla. Un silenzio pressoché totale. Nel rumore di fondo dei notiziari, delle cronache, dei lanci di agenzia, il silenzio sembra un “parlare” assordante. Ci dice discrezione, unità in famiglia, vita interiore, pazienza, intimità con Dio.

 

«Comunque andrà a finire – dice Maura Gambirasio, la mamma di Yara – voglio un grande rispetto. Da parte di tutti. Mia figlia è nella mani di Dio – aggiunge – , e Dio saprà fare in modo che chi me l’ha portata via paghi per quello che ha fatto. Ma, ora, per carità, nessuno aggiunga violenza a violenza». Trascorrono così nell’angoscia e nell’attese di nuovi sviluppi le giornate in casa Gambirasio. Si prega, si dicono messe, ma neanche una fiaccolata pubblica per paura di strumentalizzazioni politiche.

 

Anche la ditta dove lavora il marito ha chiuso, in questi giorni, per solidarietà. Forse dovrebbero farlo anche gli specialisti dell’orrore in diretta. La vera protezione – sembra dirci la famiglia Gambirasio – è nel seno del padre, non in “mamma tv” che fagocita il dolore, annulla l’umanità e l’intimità inviolabile di una famiglia autentica.

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