Woody Allen: maestro di comicità e cinema

I film, gli Oscar, le interviste, le mitiche battute, lo scandalo. Tutto nella sua autobiografia
Woody Allen et Soon-yi a Cannes (© PHOTO / LE PARISIEN / FREDERIC DUGIT)

Il grande regista Woody Allen – 4 volte Oscar e vincitore di decine di premi internazionali in 50 anni di carriera – è noto per i suoi film, ma anche per i suoi racconti, commedie, sceneggiature, interviste e mitiche battute. Ora esce la sua autobiografia (A proposito di niente, La nave di Teseo), mentre Allen è vicino al suo 85esimo compleanno e gli echi dello scandalo (che continua a investirlo da 18 anni dopo il matrimonio con la figlia adottiva dell’ex compagna Mia Farrow) sono stati ridestati dal boicottaggio americano del libro.

Nessun editore a stelle e strisce, Hachette in primis, con cui l’autore aveva un contratto, ha voluto pubblicarlo.Quello che era successo con alcuni suoi film, visti e applauditi solo al di qua dell’Atlantico («sopravvivo grazie all’Europa», dice Allen), si è dunque ripetuto con l’autobiografia.

Woody Allen è un mito del nostro tempo, per molti un genio. È nato artisticamente all’inizio degli anni ’70, con film come Prendi i soldi e scappa (1969), Provaci ancora Sam (1972) e altri campioni di incassi, e in tutti questi anni abbiamo registrato l’inesauribile versatilità del suo talento comico, satirico e anche drammatico. Con oltre 50 film diretti, in media uno l’anno, l’autore radiofonico e cabarettista di Brooklyn e Broadway ha saputo diventare uno dei maggiori registi cinematografici del secondo ’900 (e il ritmo continua, con 20 pellicole uscite dopo il 2000). Se nel cinema contemporaneo c’è un autore, nel senso vero e pieno, questo è Woody Allen, che ha scritto, per lo più da solo, tutti i suoi film e ne ha interpretati da attore protagonista la maggioranza.

 

Woody Allen e Diane Keaton a Broadway in “Provaci ancora, Sam” (1972)
Woody Allen e Diane Keaton a Broadway in “Provaci ancora, Sam” (1972)

Alcuni suoi titoli sono iscritti a lettere d’oro nella storia del cinema: Io e Annie (1977), Manhattan (1979), La rosa purpurea del Cairo (1985), Hannah e le sue sorelle (1986), Crimini e misfatti (1989) e Pallottole su Broadway (1990). Per me il più bello e poetico è Radio Days, dell’87, la cui verità umana è confermata dalle prime 100 pagine dell’autobiografia.

Ma quali sono la poetica, i temi, i contenuti del suo cinema? Che ha dato questo ebreo piccolino (di statura!) alla cultura e all’arte? In primis l’humor, la comicità; battute, gag e spunti di Allen sono irresistibili, tutti le ricordano e ci ridono. Una comicità sottile, moderna, a volte agrodolce e maliconica, come malinconico e quasi tenero è il personaggio-Woody.

Poi c’è la frenesia, i ritmi impossibili, la fragilità degli attori di questa eterna commedia tragicomica che è a volte l’esistenza. Ci sono i complessi, le nevrosi, la psicanalisi, il tutto imperniato sull’io di Allen, autore autobiografico per eccellenza, alle prese col mondo, con gli uomini e le donne, con chi lo ama, ma soprattutto con chi ride e approfitta di lui per la sua mitezza e imbranataggine.

E infine c’è il legame profondo, viscerale con New York, vista come il solo posto in cui Allen potrebbe abitare. Di poco inferiore è la sua ammirazione per Parigi, dove ha girato dei film, e Venezia, dove ha sposato Soon-Yi. Le città come teatro completo, ideale della commedia umana. Nessuno ha cantato la Grande Mela come Woody Allen. Un film come Manhattan sta a New York come l’Eneide alla Roma dei Cesari.

E apriamo adesso l’autobiografia. La prima parte somiglia a Radio Days, con pagine su infanzia e famiglia, piene di tenerezza e di affetto, lontane anni luce da ogni enfasi, patetismo e toni scontati. Tutto è descritto con ironia, e specialmente autoironia, ma senza cattiveria. Riguardo alla carriera, dal cabaret alla radio, dai localetti di Manhattan ai set cinematografici, ci sono tutti i personaggi di Hollywood, coi pregi e difetti, perché tutti o quasi l’autore ha conosciuto.

Gran parte del libro è dedicata alla croce piombata addosso ad Allen quasi 20 anni fa con l’accusa di pedofilia da parte di Mia Farrow, di cui ha sposato la figlia adottiva, Soon-Yi, adottando poi a sua volta con lei due bambine e trovando nella nuova famiglia (era stato già sposato due volte) l’agognato porto di quiete.

Scagionato ufficialmente più volte, Allen si è ritrovato accusato da buona parte dell’America, indisponibile a guardare a fatti, prove e testimonianze a lui favorevoli. Ognuno la pensi come vuole, ma le pagine sullo scottante argomento sono appassionanti, razionali, documentate e non sprizzano rancori per nessuno. C’è solo amarezza e delusione.

Ma questa il nostro autore-personaggio ce l’avrebbe comunque, perché la sua visione della vita, per lui dolorosa e insensata, è irrimediabilmente negativa. E su questo si può dissentire, ovviamente.

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